PRIMO CONCORSO NAZIONALE
Poeti e Scrittori Uniti in
Beneficenza
La buona novella di Matteo è la versione greca d’un testo più
antico redatto in aramaico: i “Logia”, ricordato dal vescovo Papia di Gerapoli,
che non è giunto sino a noi.
La data di compilazione si può collocare, con buona approssimazione, fra il 60 e
il 70 d.C., Ireneo, infatti, affermava che fu scritto quando Pietro e Paolo
predicavano a Roma
In questo vangelo, il più giudaizzante dei quattro, colui che narra mette
l’accento sul realizzarsi delle profezie veterotestamentarie nella vita e nella
predicazione di Cristo.
Nei primi due capitoli ne racconta la Nascita.
La data del 25 dicembre si legge la prima volta nel calendario Filocaliano del
336; essa, così prossima al solstizio d’inverno, riappare nei natali degli dei
solari Osiride, del messicano Huitzilopochtli, del “Sol invictus” romano, di
Agni indiano.
Negli Uffici del Natale cristiano v’è un inno che recita “Sol novus oritur…”, a
conferma dell’equiparazione mistica fra Cristo e il sole celeste.
Le ricerche della francese Jaubert sui calendari di Qumran, e quelle
dell’israeliano Talmon sui turni sacerdotali al Tempio di Gerusalemme, tuttavia,
paiono confermare il mese.
Luca narra che l’anziana Elisabetta, madre del Battista, concepì nei giorni in
cui il marito Zaccaria serviva al Tempio; la classe di Abia, cui egli
apparteneva, prestava servizio nell’ultima decade di settembre.
Sei mesi dopo, Maria appena rimasta incinta, visita Elisabetta; a giugno nasce
il Battista, mentre Gesù, nove mesi dopo marzo, sarebbe dunque nato a dicembre.
I Magi citeranno le parole di Michea (V, 1), per giustificare a Erode la loro
venuta e glorificare la località di nascita del Redentore: “E tu, Betlemme,
terra di Efrata, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà
infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele”.
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