TERZO CONCORSO LETTERARIO NAZIONALE
Poeti e Scrittori Uniti in
Beneficenza
4° PREMIO EX AEQUO
Francesca Santucci
di Dalmine (BG)
Opera premiata:
LA VERGINE
DALLE TRE MANI
L’icona (dal greco eikon, immagine) è la forma più
semplice e immediata dell’autocoscienza ecclesiale dei popoli bizantini e slavi,
è il segno della presenza di Dio, la fede convertita nelle presenze divine
“incarnate” in forme e colori: Cristo, la Vergine, i Santi.
La prima icona fu chiamata Acheropita (acheiropoietos, dal gr.
a priv., cheir, mano, poieo, fare, “non dipinta da mano
umana”) poiché l’origine la vuole non riferibile ad un artista, ma divina,
rivelata, come i testi dei Vangeli, e rappresentò il volto del Cristo, impresso
dal Salvatore stesso sul panno di lino, mandylio, inviato ad Abgara, re
d’Edessa, malato di lebbra, perché, guardandolo, guarisse: infatti, guardando il
panno sacro, il re guarì.
Avversata per lungo tempo, con lotte e persecuzioni contro coloro che la
sostenevano (perché si negava l’incarnazione del Cristo, perciò anche la
rappresentazione della sua immagine), l’icona trionfò definitivamente nell’843,
e da allora s’impose, adorando i fedeli ciò che essa realmente rappresenta:
finestra spalancata sul mistero, congiunzione fra visibile e invisibile, fra
materiale e spirituale.
La tradizione cristiana attribuisce le prime icone che rappresentano la Vergine
con in braccio il Bambino a San Luca, di professione medico, nato ad Antiochia,
in Siria, da genitori pagani, convertito al cristianesimo, autore del terzo
Vangelo, scritto intorno al 70, degli “Atti degli Apostoli” e del terzo e quinto
libro del Nuovo Testamento.
San Luca sarebbe, dunque, il primo ritrattista ufficiale della Vergine, di certo
incontrata (perché molto accurate sono le informazioni sulla Vergine e
sull’infanzia di Gesù) dopo la morte di Gesù (conosciuto non di persona, ma
tramite i racconti degli Apostoli e di altri testimoni), quando lei era in età
avanzata, alla quale, quando era ancora viva, consacrò un’icona che determinò,
poi, il modello iconografico.
A documentare quest’episodio della vita del Santo e la sua attività di pittore
di Madonne, oltre a vari testi liturgici, abbiamo icone e quadri che lo
rappresentano intento a dipingere Madre e Figlio, seduto dinanzi ad un
cavalletto o mentre traccia schizzi su un foglio.
Dopo di lui moltissime furono nel tempo le icone dedicate alla Vergine: la
Madonna della protezione, della tenerezza, delle carezze, della passione, delle
grotte, del gioco, che allatta, che indica la via, fonte di vita, roveto
ardente, gioia di tutti gli afflitti, giardino chiuso, della supplica, del
rifugio, orante, in trono, delle tre mani, etc.
Particolare, fra queste, è l’immagine della “Vergine delle tre mani” (Tricherusa),
con le mani che escono dal manto, oppure la terza mano in oro o argento appesa
al collo con una catena.
Primo ex voto nella storia della pietà cristiana, nacque nell’VIII secolo in
Siria, durante la lotta in difesa delle icone, ed è collegata alla vicenda del
siriano Giovanni Damasceno, arabo cristiano, considerato il maggior teologo del
tempo, ardente difensore del culto delle immagini, che, nel cuore della Siria,
sotto il regno della dinastia degli Omayyadi, si oppose fermamente al furore
iconoclasta che scuoteva il mondo bizantino.
Secondo l’agiografia, l’imperatore Leone III Isaurico, per contrastare la sua
lotta in difesa del culto delle immagini, gli istigò contro il califfo di
Damasco, facendogli pervenire una lettera falsificata, nella quale Giovanni
Damasceno incitava l’imperatore a conquistare la Siria; allora il califfo gli
fece tagliare la mano destra. Giovanni Damasceno trascorse tutta la notte in
preghiera e promise a Dio che, se la mano gli fosse stata restituita, avrebbe
continuato a lottare in difesa delle icone; in sogno gli apparve la Vergine che
lo rassicurò, dicendogli: La tua mano è guarita, compi quanto hai promesso.
Al risveglio, miracolosamente di nuovo integro, in segno di riconoscenza fece
aggiungere una mano votiva nella parte inferiore dell’icona: sarebbe, appunto,
questa, il prototipo dell’icona detta “La Vergine delle tre mani”, che onora la
memoria di questo Santo. Quando, poi, Giovanni Damasceno si trasferì nel
monastero di San Saba in Palestina, dove morì centenario, portò con sé l’icona,
in seguito trasportata in Serbia dall’arcivescovo Saba e poi al monastero greco
di Chilandari, sul monte Athos, e fu qui che trovò una nuova rappresentazione,
con la terza mano che, come ex voto, invece di pendere dal collo, esce dal manto
della Vergine.
Il 28 luglio 1663 il patriarca di Mosca, Nikon, chiese al monastero di
Chilandari una copia dell’icona, il cui culto cominciò, così a diffondersi, come
per le altre icone, anche in Russia.
Fondata su un ricordo storico, la terza mano, che evoca la mano votiva fatta
aggiungere da Giovanni Damasceno, offre, dunque, un’interpretazione allegorica:
è la mano soccorritrice della Madre di Dio, che sempre aiuta il fedele, così
come miracolosamente aiutò il suppliziato.
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