Gaetano Lo Castro

 

TERZO CONCORSO LETTERARIO NAZIONALE
Poeti e Scrittori Uniti in Beneficenza
 

3° PREMIO
Gaetano Lo Castro di Fiumefreddo (CT)
 
Opera premiata:
LUCA, LO SCRIBA DELLA
MISERICORDIA DI CRISTO

Roma, Pentecoste del 73 d.C.

Illustre Teofilo,
ti mando anche questo mio terzo scritto, sapendo di farti cosa gradita, dato che hai apprezzato i due precedenti, per metterti al corrente degli ultimi avvenimenti. Che purtroppo sono molto drammatici.
Nel primo scritto, il mio Vangelo, ti ho raccontato la storia dell’umana redenzione, cominciando dall’annunciazione dell’angelo Gabriele al sacerdote Zaccaria di Ebron, riguardo il concepimento d’un figlio da parte della sua anziana moglie Elisabetta. Si trattava di Giovanni, il precursore del Messia. E sei mesi dopo l’annunciazione dello stesso angelo alla cugina sedicenne di Elisabetta, Maria di Nazaret, riguardo il concepimento di Gesù, il Salvatore, l’Uomo-Dio. Ho concluso il mio racconto evangelico con l’ascensione al cielo del Cristo risorto nei pressi di Betania, alla presenza degli apostoli e di molti discepoli.
Nel secondo scritto, gli Atti degli Apostoli, ti ho raccontato la storia dell’espansione del cristianesimo nel mondo, grazie all’evangelizzazione attuata dai seguaci di Cristo, in particolare dai due principi degli apostoli: Pietro e Paolo. Ho iniziato la mia narrazione con l’ascesa di Gesù e la discesa di Dio Spirito Santo nel giorno di Pentecoste su Maria, la madre del Redentore, e sugli apostoli riuniti in preghiera nel cenacolo. L’ho terminata con l’avventuroso viaggio di Paolo e me, sotto scorta, alla volta di Roma, sostando tra l’altro tre giorni a Siracusa. Al nostro arrivo nella capitale dell’impero romano Paolo è dovuto rimanere agli arresti domiciliari in attesa del suo processo.
Dopo questo excursus per ricordarti gli eventi precedenti, o Teofilo, continuo il mio racconto col narrarti i fatti drammatici che son seguiti.
Questo mio terzo scritto l’ho intitolato Ultimi Atti degli Apostoli. Capirai perché. Dunque, poiché Paolo, nella sua controversia religiosa di Gerusalemme si è appellato al giudizio di Cesare, in quanto cittadino romano, è stato processato da un tribunale di Roma. Ed è stato assolto. Riavuta la sua libertà, si è dedicato a tempo pieno all’apostolato, con la comunità cristiana romana, capeggiata dal suo vescovo, Pietro, primo Pontefice della Chiesa di Cristo.
“Tu sei Pietro, e su questa pietra Io edificherò la mia Chiesa.”
Io, oltre a collaborare con Paolo, ho esercitato la mia professione di medico, cercando di svolgere entrambe le attività con fedeltà. Infatti non ho abbandonato l’apostolo dei Gentili, quando tutti l’hanno fatto. Come non ho rinnegato il mio giuramento d’Ippocrate di essere medico al servizio della vita e non della morte, quando mi hanno proposto aborto ed eutanasia. Nella società pagana non c’è rispetto per la vita umana. Io curo tutti, cristiani e pagani, nobili e plebei, ma chiedo il pagamento della parcella solo agli abbienti, e solo quanto serve per il mio sostentamento. Come medico, nella mia conversione da pagano a cristiano, sono stato affascinato dal Messia guaritore dei corpi e delle anime. Ma soprattutto sono stato attratto dalla sua infinita misericordia. Cerco d’esser sempre suo fedele seguace.
(...)
In una notte d’estate è divampato il grande incendio di Roma. Il fuoco sospinto dal vento si è esteso tra le case dei quartieri fatte per lo più di legno, ed ecco che Roma si trasforma in un’immensa Geenna. Le fiamme hanno infuriato per giorni, e quando infine l’incendio si è estinto, due terzi della città era un ammasso di rovine fumanti e di cadaveri anneriti. Le vittime sono state migliaia, e i senzatetto oltre 200.000. L’imperatore Nerone ne ha incolpato i cristiani e ha scatenato una feroce persecuzione. Persone di ogni ceto, uomini, donne e bambini sono stati incarcerati, torturati, martirizzati senza alcuna pietà. Sono stati tanti i cristiani dilaniati dai cani, sbranati dalle belve, morsi dai serpenti, crocifissi, spalmati di pece e arsi vivi come torce per illuminare il buio della notte. Quest’ultimo martirio è molto emblematico. È proprio ciò che dobbiamo fare noi cristiani, con la nostra vita e la nostra morte: illuminare le tenebre del mondo. Ciò hanno fatto i due fari della Chiesa di Cristo anche con la loro morte: Pietro crocifisso a testa in giù, Paolo decapitato.
“Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e mentendo diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.”
Nel mio prossimo scritto mi riprometto di raccontarti la storia di Maria, la Madre del Messia, che ho conosciuto di persona, che mi ha narrato gli episodi salienti della sua vita col suo sposo e con suo Figlio. Ti parlerò di lei dalla sua immacolata concezione alla sua assunzione in cielo con corpo e anima. Merita d’esser conosciuta e amata Maria, molto più di quanto non lo sia.
Illustre Teofilo, in conclusione, ricordiamo sempre che noi siamo fratelli di Gesù Cristo e figli della Vergine Maria, che noi siamo creature peccatrici del nostro adorabilissimo Dio uno e trino.
Luca di Antiochia,
lo scriba della misericordia di Cristo.

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