Giovanni Dominici

 

TERZO CONCORSO LETTERARIO NAZIONALE
Poeti e Scrittori Uniti in Beneficenza
 

4° PREMIO EX AEQUO
Giovanni Dominici di Torino
 
Opera premiata:
GIOVANNI ZACCARIA
DETTO IL BATTISTA

Quando mia madre mi partorì era già in età avanzata. L’arcangelo Gabriele lo aveva predetto a mio padre: «Tua moglie Elisabetta partorirà un figlio e gli porrai il nome di Giovanni. Egli sarà un uomo pieno di Spirito Santo e il suo compito sarà quello di convertire i molti figli d’Israele e far rispettare loro le leggi di Dio».
In quel tempo Erode era il re della Giudea. Quando raggiunsi l’età della ragione seppi che fece sterminare l’intera fascia di bambini maschi di età inferiore ai due anni per evitare che fra loro si nascondesse colui che lo avrebbe scalzato dal trono. Fu una strage senza precedenti: i soldati passarono con la spada migliaia di bimbi innocenti e così fu anche per coloro che, come mio padre, si rifiutarono di svelare loro il luogo in cui avevano nascosto i propri figli.

Io sono Erode Ascalonita il Grande: guai a chi osa usurparmi il trono! Ci hanno provato in tanti e a tutti ho fatto fare la fine che meritavano. Persino Mariamne, mia moglie, e quella strega di sua madre, Alessandra, e quei cognati fessi, hanno tramato alle mie spalle; poveri idioti, pensavano di essere dei furbi, complottavano per spodestarmi dal trono e far salire i nostri figli, Alessandro e Aristobulo. Non ho avuto alcuna pietà: li ho eliminati uno ad uno dalla faccia della terra.
Io sono Erode Ascalonita il Grande: di me se ne ricorderanno le generazioni a venire. Qui in Giudea tutto parla di me. Ho edificato città, costruito fortezze possenti, ho arricchito Gerusalemme di bellezze artistiche, ho ampliato il Tempio di Giove. L’imperatore Ottaviano è fiero di me, l’esercito mi segue, ho ottenuto vittorie e meriti che resteranno nella storia.

Il tutta la Giudea non si fa altro che parlare di Gesù. Si dice che sia un profeta, ma in cuor mio so che egli è qualcosa di ben più grande: è il MESSIA!
Ho vissuto per anni nel deserto per fortificarmi nell’anima e nel corpo, e quando mi sono sentito pronto per la missione che mi è stata assegnata ho cominciato a girare la regione intorno al fiume Giordano e a predicare un battesimo di ravvedimento per il perdono dei peccati. «Io vi battezzo in acqua, ma verrà colui che è più forte di me, al quale non son degno di sciogliere il legaccio dei calzari. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».
E finalmente è accaduto! Quando me lo sono trovato di fronte, umilmente inginocchiato per ricevere il battesimo, l’ho abbracciato commosso e gli ho chiesto perdono per aver osato io, comune mortale a osate tanto. In quel momento il cielo si è aperto e lo Spirito Santo è sceso su di lui in forma corporea come una colomba. Una voce dall’alto ha tuonato: «Tu sei il mio diletto Figlio; in te mi sono compiaciuto».

L’amore che nutro per la dolce Erodiate è più forte delle tante critiche ricevute. L’ho sposata in barba al diritto religioso ebraico che ritiene illecita la nostra relazione per il solo fatto che ho ripudiato la mia prima moglie, ma...
Io sono Erode Antipa, re della Giudea: qui vige la legge di Roma e tutti devono rispettarla. Ho messo a tacere quel fanfarone di Giovanni detto il Battista ritenuto “profeta” da quella massa di imbecilli: un po’ di carcere gli farà bene, servirà a rischiarargli le idee.
Questa sera la mia splendida sposa ha programmato in mio onore una gran bella festa con canti, danze e spettacoli di ogni genere; la sua giovane figlia, Salomè, mi ha davvero incantato. È una fanciulla che sta sbocciando in tutta la sua bellezza e seduzione, e ha voluto dedicarmi la danza dei sette veli. La sua grazia, la sua armonia, il suo candore mi hanno talmente ammaliato che alla fine le ho permesso di chiedermi qualsiasi cosa. Con mia somma sorpresa ha risposto: «Portami qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista…».

Quando mi è giunta la notizia che Erode Antipa si era unito in matrimonio con Erodiade, sono intervenuto con durezza e l’ho rimproverato pubblicamente. Per noi ebrei la legge di Dio è l’unica che conta, non ammette che un uomo sposi sua cognata quando il fratello è vivente e non concepisce il ripudio del marito da parte della moglie anche se per il diritto romano è lecito. Le mie parole sono piombate come macigni in tutta la Giudea e hanno creato sollevazioni popolari: la gente le approva e sono già molte le proteste di piazza; per questo sono stato arrestato, incatenato e gettato in prigione come un delinquente comune. Ma non ho paura, so di aver agito nel giusto e difeso la legge dei nostri padri: Erodiate ed Erode hanno commesso un sacrilegio, il loro matrimonio è illecito e incestuoso e la furia divina si abbatterà su di loro.

SINOSSI - Secondo quanto riportato dai vangeli il matrimonio tra Erodiade e Antipa era stato rimproverato aspramente da Giovanni il Battista (cf. in particolare Mt 14,4; Mc 6,18-19). Le sue parole avevano suscitato in Erodiade un odio talmente profondo da spingerla ad architettare un piano criminale per eliminarlo. Convinse la giovane figlia Salomè ad esibirsi nella danza dei sette veli e, subito dopo, chiedergli la testa del Battista.
Dopo quei fatti Erode Antipa si recò a Roma dall’imperatore Caligola per reclamare il titolo regale. Caligola invece, che aveva ricevuto delle lettere di accusa contro di lui, non solo gli tolse la tetrarchia, ma lo fece deportare in Gallia con la moglie, dove morirono in esilio a Lione.

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