poesie di CHIARA PETRINI
AD E.
Come sempre, come ogni sera quando salgo da te
staremmo seduti per terra ma non ci sono tappeti
e suoneremmo forse la chitarra ma non sappiamo suonare
e ci vorrebbe un camino in cui accendere due piccoli fuochi.
Noi parliamo svolgendo il nostro filo di ricordi,
quando mi sento stanca dico soltanto: «Vado via».
Chissà se è tristezza o una gioia senza ragione
questa mia voglia di ridere questa paura di esistere.
Guardo la strada; è vuota di macchine e di gente,
ci sono foglie per terra, c'è la luce dei lampioni
che si tuffa nelle pozzanghere come nel buio la pioggia.
Sopra il vuoto profondo dei nostri amori finiti
distendiamo le braccia per costruire un ponte
che non ci lasci soli su due sponde lontane.
Potrei spartire con te la sigaretta accesa
o dirti che con te farò l'amore domani,
ma quello che arde in fretta si consuma in un niente
e ho un portacenere pieno di mozziconi bruciati.
Comunque amo il tuo mondo, e la tua finestra illuminata,
anche se non vuoi crederlo, mi fa tanta compagnia.
E allora come sempre, come tutte le sere,
noi tireremo tardi, ci guarderemo negli occhi;
è un gesto come un altro per non dire che fa freddo,
che le luci si sono spente e fuori corrono le macchine
e nelle case c'è la gente ma nessuno sa sorridere;
hanno il coltello in tasca, tengono la tenerezza
tanto stretta nel pungo che la fanno morire.
Questa città mio Dio questa è la mia città
amica disperata diventata di pietra
come il battito antico dei nostri cuori smarriti.
Io non so cosa dirti; forse che non mi importa
dell'amore senza amore delle domande senza risposta
dei cieli senza stelle delle stanze senza finestre
che non abbiamo tappeti che non sappiamo suonare.
Ascolteremo insieme la musica della vita
fino all'alba di domani, forse di un altro giorno
con la bottiglia vuota, i bicchieri già infranti
sete di solitudine - desiderio di felicità -
o forse niente dentro, ma stanotte siamo in due
ed una luna sola ho deciso che basta
a illuminare lo spartito della canzone che non canteremo.
Forse tu mi dirai che non mi hai mai conosciuta.
Forse io ti dirò che non ci siamo mai visti,
ma fino a quel momento se ci riesci rimani.
Quando verrà domani? E ci sarà un domani?
Sai, questa lunga notte non finirà in un mattino;
la passeremo giocando le carte del presente
coi due mazzi mischiati di passato e futuro
fino a quando guardarle non farà più paura.
Ecco, come ogni sera quando salgo da te
non hai voluto svegliarmi dai miei sogni di favole
e sono sempre io, prigioniera di me stessa,
ma stavolta sorrido, e ti mostro il fuoco piccolo
col quale, tutte le notti, provo ad accendere la luna.
LA VIRGOLA
Tu non sei più l'astratto nemico
contro cui potevo lottare
io
di cui potevano parlare
gli altri
per darmi i loro prefabbricati consigli:
insulta, picchia, grida,
devi difenderti
non devi ascoltarlo, non devi guardarlo;
potrebbe uccidere la tua intatta innocenza
la tua lucida coerenza
la tua giustizia perfetta;
non sei per lui, non sei per lui...
Lo so.
Io non sono per te, non sono tua,
ma tu non sei un'idea,
non sei un concetto, nemmeno una parola,
un'utopia su chi sbattere i pugni,
non sei un fantoccio da pigliare a sberle,
non mi diverto a vederti cadere.
Tu sei sangue, sei carne,
capelli, nervi e due occhi castani
dove leggo tristezze, a volte gioia
dove spio nascere l'ombra di paure
dove passa fugace la stanchezza
e scorgo voglie di spiccare il volo
- chissà dov'è il tuo cielo? -
e l'allegria
sulle tue labbra diventa arcobaleno,
mille colori dove c'era il pianto.
Se ti avessi incontrato un'altra volta
- vent'anni, ecco lì quel che ci separa -
in un mondo diverso
un'altra vita
saresti allora, forse, stato mio.
Io non sono per te, non sono tua.
È una questione d'anni.
Se lo dicono gli altri...
non li senti?
E sopra a tutto, poi, ci son le scelte
e tu hai già fatto tutte le tue scelte.
Tu sei di un'altra donna,
non lo scordo
i tuoi occhi castani, il tuo sorriso,
dolore e gioia, nuvole e sereno
e cosa importa se mi stavi accanto
quando la vita faceva paura?
Qui nessuno lo sa.
Sì, farò anch'io la giusta,
l'indignata
non vedi come insulto, come grido?
Io faccio come loro, i benpensanti...
su, muori, adultero, è mia la prima pietra!
Ed io le strozzo il fiato nella gola:
che cosa vuoi, che cosa chiedi, vita?
Tu, vita, che mi bruci sulla pelle
tu, amore, che mi scoppi nelle vene...
E tutto questo, forse, è molto triste,
ma l'importante è questa cosa sola:
tutto resta com'era.
Non c'è traccia dei nostri corpi uniti
sopra l'erba del prato.
Non c'è voce nel vento.
Il mio dolore
non muoverà una virgola, un sospiro.
LE COSE CHE DICI
Mi hai detto: sono un uomo tranquillo.
Cosa significa essere un uomo tranquillo
sedersi, guardarsi alle spalle
e dire sempre di no?
Mi hai detto: sono un uomo onesto.
Cosa sarà questa tua rettitudine
questa tua verità posseduta
che stringi come un'arma nella mano?
Mi hai detto: sono tutto d'un pezzo.
La tua montagna d'orgoglio
è ormai senza confini.
Mi hai detto: sono un uomo forte.
Non hai capito che una goccia d'acqua,
se vuole, ti può uccidere domani?
Poi mi hai guardato gli occhi
e mi hai detto: sono un uomo solo.
Non m'importano sai gli aggettivi
che tu metti al tuo nome
è come il caldo buono della fiamma
la tua mano che stringe la mia mano.
A me basta sapere che sei un uomo.
Posso dimenticare la stanchezza
e camminarti insieme per le strade.
Posso dimenticare anche la pioggia.
T'insegneranno a piangere le gocce
cadendoti sul viso; potrai gridare aiuto,
se lo vuoi. Imparerò ad amarti con la pioggia
e ad amarti col sole.
Ma ti prego non dirmi: sono un uomo tranquillo
sono un uomo d'acciaio sono un uomo che vale.
Per me vale ben più della mia vita
- e dovresti saperlo -
quel tuo sguardo in cui brilla notte e giorno
la luce di erba tenera degli occhi.
Copyright © 1994
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