Poesie di Valeria Gnan
SONO UNA ROSA
Sono una rosa.
Sfrontata
i miei veli rossi d'organza
offro alla sferza del vento.
Sono nata in inverno
in un giardino sbagliato.
Ammirami
essudo rugiada.
Vieni
la galaverna delle tue paure sciogli
allo schiudersi del mio sorriso.
Stendi le tue membra stanche
sotto la corona dei miei rubini.
Bevi il mio chiarore.
Senti? Il mio nettare vivo
è già febbre che chiede di esplodere...
Vieni, stordisci i tuoi sensi
nell'abisso dei miei aromi
nausea e sollievo
per le tue pene d'amore.
Ora reclino il capo;
ho goduto di un delirio ampio e pieno.
Guardami anche adesso,
mentre mi spampano piano.
Non ci incontreremo a maggio.
Muoio qui.
Sono una rosa troppo rossa
per rifiorire.
CATARSI
Mai più i miei occhi rivedrai così
come rapaci.
Mai più mai più
appollaiato fra le ciglia
nidificherà
il mio amore disperato.
Ho portato due stracci alla fonte, oggi,
e li ho guardati gocciolare
su tremuli lavacri.
Le mie iridi ora
hanno il turchese di una tregua
dopo una notte
di sciabole e croci,
hanno il sollievo di uno sbattersi a terra
dopo l'arrampicata
di vertigine e sangue.
Addio.
AUGURIO
Progettista dei tuoi pensieri
mai.
Non la farò da padrona
nei privati recessi della tua anima.
Me ne starò sopra un'ansa di cielo
a guardarti
gitana aggrappata al grembo lucente
di un plenilunio estivo.
A guardarti mentre ti cerchi
e ti trovi, occhi di figlia
ora auree pepite, ora mitili vuoti.
Ma è duro mestiere tenersi vivi
e io non so cosa dire
a te, sorgente di donna
che incespichi fiera
alzando incendi di rose e ali.
A te, tentativo di donna
che ancora non hai appeso
baci amari, atonie di rimpianti,
ascose vergogne, orgogli colpevoli, lacci e catene
ai denti scuri di una notte insonne.
Quali pensieri, quali parole?
Vivi, sogna.
Ogni attimo sparpaglia caramelle e visioni
su questa nuda lapide
di esistenza.
Copyright © 1997
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