POTREI SOLO RIPETERMI
di Enrico Camaggi
PRIVATO
Spesso è acuto il grido dell'alba...
aguzzo e triste come grido di gabbiano
quasi una febbre che incide il tempo
una durezza ostile senza labbra
Mentre ringrazi nei giorni la speranza
le emozioni dei vinti
si specchiano nel labirinto del vivere
tradite da impercettibili lacrime
e siamo soli... soli
con la composta nostalgia dei nostri giorni
soli nell'inconsistente trasparenza
del nostro non sapere i giorni
IRREVERSIBILMENTE
Forse la palese latitanza
fa d'ogni incanto una paralisi
e tardivi
luoghi e tempi della felicità
è l'insanabile pochezza
che occulta e dissipa
irripetibili atti d'amore...
rende le parole brividi d'acqua
E l'indugiare
inghiotte nell'assenza cieli aperti
cristallizzando storie
in sentenze di condanna inappellabili
Esumeremo poi con incredulità
eventi e dimenticanze
pacificate prima d'essere...
«Dilapidate».
INVITO
Verso un'altra illusione
in un giorno come tanti
mi sorprese il tramonto
Lunghe ombre sui muri
e finestre vestite di riflessi
Famigliare l'eco dei passi
come l'inizio d'un sogno
affidato al vento
La mano ferma strinse la tua
– Verrai con me? –
... ho l'anima di ieri
e vecchie favole
una finestra senza rose
e angoli di cielo e stelle
– Verrai allegra in ogni giorno? –
BACIO
Donna, che porti sul viso
il segreto d'una stupita speranza,
con un cenno d'invito
offri alle labbra la pungente allegria
d'una primavera di luce profumata di Marzo
Un orizzonte intervallato di sospiri
lega il cuore
al giovane incanto dei tuoi seni nudi
– Prigione di Petali –
in cui vacilla ogni memoria
VORREI
Come onda inquieta
dilagare nella tua speranza
Essere alba d'ogni tuo slancio
incantevole fremito dei tuoi sensi
Dolce e vicino
ad ogni passo dirti
«Donami un altro giorno!»
SONNO
Come sono belle
e stranamente dolci le tue curve
morbidamente vinte dal sonno
Il ventre nasconde
come madre amorevole
la sua creatura
nell'intreccio inerme delle cosce
Il dorso incurvato
e la spalla abbandonata
fasciano puri seni adagiati
Quant'è
libero e lontano il tuo essere
ora che il corpo illude gli occhi
d'essere solo mio
FERMA LA NOTTE
Impietoso nasce il nuovo giorno
No, non aprire la finestra...
prima che questo sole
incenerisca l'estasi della notte
lascia che ancora passeggi
l'antica spiaggia della fantasia
... lascia il tuo corpo dar vita,
come l'onda vivace, ad ogni passo
Così che quando giungerò
all'aspra roccia del distacco
possa guardare indietro, dolcemente,
con immutato amore
UN INIZIO
Trattenni il respiro
come il tramonto trattiene la notte
mentre le tue mani
facevano rotta su me
aprendomi il cuore
come i gabbiani tagliano l'azzurro
Poi improvvise sagome di pugnale
... le tue parole furono
lame selvagge senza salvezza
Lasciasti rottami randagi
illeggibili
abbandonati tra indirizzi
e ritagli di giornale indecifrabili
Non fu solo dolore...
c'era il giardino della memoria
ed ogni altro luogo privato
da ricostruire
C'era un tempo senza canzoni
e tanta... troppa notte
CIO' CHE RESTA
Il vento scuote pini ed ossa
ho jeans e maglia blu
su una cruda spiaggia
per sfondo
l'inverno che avanza
La scogliera
è inchiodata alle nuvole
e questo scafo (ormai relitto)
sarà ingoiato dalle grida
di naufraghi e gabbiani
In un angolo della scena
un corpo nudo
attende la Luna... Ma
la ragazza è di sapone
e il temporale avanza
L'URLO
Dietro una maschera indurita
la piccola privata solitudine
l'umile silenzio che confina
l'urlo d'insolubili conflitti
Forse
solo negli occhi un'ombra di follia
una piccola segreta follia d'amore
(forse corrotta nel tempo crudele?)
Urla Passione!
come bimba dai ricci neri
con la sua fresca forza
urla la disperazione umilia la parola
COME SIRENA
Il pugno irrompe il silenzio
s'abbatte sul tavolo
vorrebbe distruggere l'incanto del sogno
S'aprono gli occhi
circondati di vuoto
cercano il mondo il colore
La mano è serrata
Muscoli tesi
a cercar d'afferrare il futuro
Come sirena torni a voler incrociare
i miei sonni... con il canto irreale
catturarmi le ore illudendole in favola
COMUNQUE
Inevitabilmente schiaffeggerai
d'indifferenza i miei silenzi
venderai altrove le tue mani
negli occhi sarà solo colore di notte
Ancora percorrerai le tracce
che nella mente il gelo
renderà indelebili
Anche l'immobilità delle mie mani
che oggi odio e non so vincere
diventerà memoria, talvolta dolore
Inevitabilmente ascolterò con te
il canto d'un migratore sperso
dall'albero dei rimpianti
STREGA
Strega
se passione o illusione è peccato
sputami in faccia il veleno
Troppo silenzio intorno ai miei sensi
... che voli l'istinto
che mi affondi nell'incredulo vuoto
dei tuoi seni profumati d'oppio
nel muto candore porcellanato
delle tue cosce
A SERA
Saccheggia il perfido fervore
che mi morde il sangue
con misteriosi denti d'odio
Brucia ogni rimpianto
e lasciami inerte
nell'ingenuità del sogno
Che la tua cristallina dolcezza
sia calice della mia speranza...
affinché passione e desiderio
pietosamente appaghino
il bisogno di notti delicate
CANZONE MURA
Che sia culla il tuo seno
ai miei sonni
variopinti cieli
traversati da lampi d'argento
Affonda gli occhi nel silenzio
e disperdi con mano armoniosa
la sabbia che rinchiude i sogni
dell'ignaro bambino assopito
Trova il cuore nascosto...
in ogni pensiero affiorerà amore
correranno sulle labbra sorrisi e baci
facile sarà alle dita la carezza
BALLETTO
Porte spalancate
getti di luce e un mazzo di ali
... non uditi
gli spiriti d'un uomo e una donna
danzano l'estasi
tra veli ricamati e melodie nascoste
Corpi d'esaltante gioventù...
il seno di lei premuto al suo petto
la mano di seta
tratteggia ombre sul viso di lui
Dolci pensieri e scarpe da ginnastica
giostrano nell'immaginazione
d'un infinito poema senza voce
RISVEGLIO
Un brusio di merli e passeri
piccoli atti di presenza
nell'arco dell'orizzonte
quasi leggeri sospiri
di un mattino
che si stira distratto
nella grazia primaverile
Una sfumatura di cielo
ancora gli occhi al tuo sorriso
mentre un alito d'alba
come un brivido
anima di luce
la cascata dei tuoi ricci
TI CHIEDO
Il segreto si è spogliato
sono rimasti
pallidi giochi di parole
... un corpo vinto
piegato da amplessi sofferti
Si distanzia ogni luce
Intanto l'amore
Il silenzio completo
è così facile
spendere i sogni altrui?
IL PESO DELLE ORE
Nella notte troppo lontana dal sonno
il richiamo del silenzio
– improvviso gigante di neve –
racchiude una solitudine
pesante come l'addio all'amore
Il magro potere delle parole
d'un rosario di confessioni
– malgrado le lacrime senza pudore
concesse all'orizzonte –
ti abbandona
al saccheggio dei rimpianti
AGONIA DI UN AMORE
Sotto la volta vitrea
di un'alba acerba
fasciati in teli di plastica
danzano
un ventre sterile
e il suo amante imbalsamato
Fredde labbra
impastate di sciroppi insapori
Profili mescolati a visceri
come attaccati a lembi di calore
Bizzarri frammenti di memoria
rimbalzano svogliati
su carni frustrate da fremiti
e singulti d'agonia
IERI... O DOMANI
Lasciavo
che le tue mani passassero
calde e lente su di me
mentre con meditata noncuranza
spiavo i tuoi occhi...
Avidamente
mi appropriavo d'ogni sospiro
d'ogni fremito
Lasciavo
che il desiderio indugiasse
sui sussurri delle tue labbra
... come oggi lascio
che il ricordo indugi
nel tramonto
LU
Potrei dirla sconfitta,
fallimento, o coerenza.
Quand'anche verrà
una scheggia di vittoria
quante morti avrà donato
l'onda alla scogliera dell'illusione
Le grandi medaglie
del tuo seno sfrontato
Loro sì! Sono l'unica
inconsapevole coerenza
degna di stima
PRELUDIO
M'avviai incerto e tremante
dall'esilio dell'anima
vagabondo nella folla indifferente
– Quanta lontananza nel fragile passo –
Timido inciampai in Te
e il tuo sorriso
scivolando come luna
s'aprì sul golfo dei sogni
Non sapendo dar voce ai pensieri
quasi fosse una colpa averne
per paura di smarrirmi
spiai le tue parole ad occhi bassi
Rovesciando il vuoto della notte
inchinai l'anima al tuo cuore
e bevendo luce di stelle
alzai lo sguardo ai tuoi occhi
RINASCITA
Ho versato l'anima barcollante
popolata d'ombre
sulla tua femminilità
sgusciata dal nulla come Luna
Piegando ogni senso
cautamente m'insinuerò
nel tuo respiro
sino al primo dei miei giorni
Quando la fiamma degli occhi
brucierà rocce sterili
lascierò che la moneta dell'amore
mostri le sue facce...
– Gioia e Tormento –
NELLA MUSICA
Le voci della vita
disperse in un concerto d'emozioni
In un mormorio crescente
il dondolio dolce dei corpi
il ritmo silenzioso delle mani
... come note
le parole non dette
rimbalzano da mente a cuore
Su... fino ad un ruggito d'onde
AMANDO
Irrimediabilmente scorrevano lievi
le frasi, sommesse... quasi timorose
S'intrecciavano a sorridenti silenzi
in una miscela di tenera malinconia
Sfumava l'eternità di quel giorno
come le nubi ventose nelle pozze argentine
S'appesantivano i silenzi
opprimenti come l'impaziente ragliare
del treno per Monaco
Così
quella patria non tua ti riprendeva
incarcerando nei doveri
la nostra illusoria libertà
lasciandoci telefono penna
e carta odiosamente bianca
Ancora lascio che vaghi
sulla dolcezza rassegnata delle tue righe
ogni illusione, e il ricordo di quel treno
... fuggendo come allora
l'inutilità delle domande
MONACO
(assenza)
Sui visi il gusto d'un whisky solitario
Cos'è un sorriso
per non poter essere donato?
Rami indorati e lo sfrondare muto
nell'immobilità della pianura
... un vento incapace di creare!
Per pioggia solo acqua
Madre dov'è il mio luogo?
(presenza)
Oltre quegl'improbabili gabbiani
lunghe agili mani carezzano i tasti
il collo con flessuosa armonia danza
una musica che occhi
incredibilmente mutevoli disperdono
su oggetti come improvvisa Vita
Inspiegabilmente anche quel volo
privo d'infinito si anima
della tua guizzante intensità
PENSAMI
Quasi pulsano le scarpe nella notte
sembrano gemere ad ogni passo
... dietro le spalle
fredde impronte di sfiducia
qualcosa di simile a paura
Era ancora estate
Ricordo che tramontando
spengesti le mie notti
Portavi in un lontano dove
i tuoi sorrisi color istinto
Di giorno
posso traversare vento e gente
ma la notte!...
la notte carezzo l'insonnia
attendo un'alba e i tuoi pensieri
FORSE AMORE
Ti smarriva la sua grazia evasiva
e ancora
ne ricordi il passo senza tempo
elegante gioioso... fiero
Nelle notti estive di città
i suoi tacchi tagliavano il silenzio
insinuandosi tra il detto e il non detto
Interrogavi il battito delle sue ciglia
vedendoci la soglia del tuo tempo
e... offrendo tutto ciò che eri
andavi incontro alla solitudine
scrutando in quel regno inquieto
In bilico tra invisibile e possibile
senza domande né pentimento
tutto perdevi e tutto avevi
quasi estinguendo passato e futuro
E ora... ora che sai
il silenzio lungo della notte
ancora ascolti
un ricordo senza tempo né ombra
forse brano d'infranta profezia
... forse solo ora
domande lise dalla distanza
strappano la linea dura all'orizzonte
VIZIO
Sirene
dalla soglia d'un'acerba somma di giorni
cantano al divenire (muta acqua di bicchiere)
il tempo con voce perduta
Percorrendo il vizio necessario del ricordo
come indugiando sul quadro d'un supplizio
il prodigio d'una vertigine
lascia una scia d'aspra dolcezza...
un bisbiglio di pensieri
attimi distratti di memoria
in cui leggere sfilano
bambole d'una lontana tenerezza
SE VUOI
SE VUOI
Poni la mano
su questo zampillo di dolore
cogline il piccolo fiore
che in mille lacrime di gioia
si scioglierà sul tuo corpo
Distendi per me
su questo fiume inarrestabile
la notte... Lascia
che il silenzio delle tue giovani labbra
con dita trasparenti mi carezzi l'anima
Solo il sogno m'appartiene
e il grido vivo del cuore nudo
... niente
tranne canto e desiderio
ho da offrire alle tue palpebre
PREGANDO UNA ROSA
Prepotenti nastri di cielo
sfuggono dai tuoi occhi
mentre ricchi impazienti
Lievi rincorrono il vento
Incomprensibile rosa
in mille forme nascondi il pensiero
con profumi di seta mi catturi
costringendomi in sogni indecifrabili
Una parentesi di Luna
sola veglia
la mia preghiera smarrita
al fiore chiuso del nuovo giorno
QUADRO DI BALLERINA
Si protrae la giovane luna
affacciata alla finestra...
Come scherzo di specchio
liberata dalla tela
maestra mirabile e selvaggia
elegantemente nuda
ti sciogli in sfrontata danza
Ubriaca d'amore e amarezza
tacchi e orecchini come sonagli
con mani e rose
offri e proteggi il petto superbo
– temibile Altare di Venere –
Morbidi i fianchi disegnano
nervose onde d'acuta solitudine
Senza compagno balli
e lanci penetranti occhi andalusi
nel duro silenzio della stanza
quasi a strapparne il gelo
Quale maledizione
t'ha condannata a visione?
Quale terribile peccato
muta la notte in agonia?
DOLCE FONTE
Il rossore del tramonto
t'ha incendiato gli occhi...
nei tuoi capelli
– parole d'ignota pergamena –
ho letto la magia del sogno
Dolce fanciulla Tu Vivi!
Dalle tue labbra
un sottile piacere mi penetra il cuore
i tuoi baci
– impetuoso torrente versato sul mio esilio –
fecondano silenziosi deserti
Nudità di donna
– fatale fiore di luce –
come brivido di primavera
disperdi il dubbio dalle mie notti
TU ED IO
Forse tu
incredibilmente scolpisci l'orizzonte
ed io che non vedo attendo
l'impossibile età dell'illusione
Tu che chiedi
un tempo colmo di cammino
ed i miei passi d'esilio
pungenti come crudeli apparizioni
Forse in te
tutto è preda della luce
ed io che non ho pace vago
cercando il miracolo della speranza
M'inseguono
pensieri tagliati nella solitudine...
Oh Tu! esuberante primavera
strappa le mie rotte
RESPIRANDOTI
Vorrei inseguire
come rondine al tramonto
i sogni del tuo quieto sonno
Un sonno di fanciulla
tanto la fronte è luminosa
... o di sposa
dischiuse le labbra come perfetta rosa
Gli occhi chiusi i ricchi sul cuscino
dormi composta e seducente
... piego il mio silenzio
sul tuo respiro
mentre la notte
soffia sui vetri
senza poter gelare i miei pensieri
PETALI INUTILI
Parole
come sole scontato d'agosto
un'inutile pioggia di lacrime e inchiostro
Fuggire
il tramonto piovoso d'autunno
dopo mille tramonti infestati di stelle
... scioccamente remoti
Fuggire il tuo volto
e trovarsi soltanto più solo
ancora straniero
INCROCIO D'OCCHI
Musica
di vento alberi e acqua
che accompagna l'Autunno
è musica il tuo passo
ragazza splendidamente ossuta
– l'abitino al vento
un cespuglio di ricci
e occhi marini –
Da quanto non sogno cherubini?
Non ho tempo per guardarti
– mi tocca esistere! –
Ho un solo sorriso
e tanto freddo...
troppo spazio e poco tempo
per esistere
Mentre la nebbia inghiotte
il tuo incedere verso l'eroe
o il falso capitano
hai passi saltellanti
e sguardi che non so capire
Quando! Quando sognai cherubini?
RICERCA
A volte guardi indietro
– anche se costa caro –
preda di un pensiero ribelle
che non vuoi smentire
Torni a carezzare vecchi altrove
– unica tua proprietà – concedendoti
la debolezza d'un rimpianto
sperando di uscirne illeso
Cerchi forse la Vita
nella frusciante seduzione
di sconfitte e amore...
nell'inquieta lentezza del domani?
PAUSA
Muore il giorno
nel cielo di lapislazzuli
nei tuoi occhi di giada
Se il tempo tornasse
che noia infinita
sino a questo tramonto
Potrei solo ripetermi!
Copyright © 1998
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