Brucia nel centro del mondo, là dove madre terra mi nutre e mi imprigiona le caviglie con un cordone ombelicale d'etere. Supina su un quadrato di battaglia accolgo i tuoi movimenti di tarantola impazzita. Ci siamo studiati come belve e annusati i pensieri nascosti, anche arrampicati, erbe rampicanti a sbriciolare un muro. Inspiro aria e magliette verdi a bocca aperta e la lingua desidera, si tende, nessun cibo l'appaga. I fianchi inarcati invocano invasione di cristallo e meteora, dolore di piuma e ferro, sollievo di fiume e sospiri. E la gola, e il petto, esplodono di echi segreti, di echi come lame taglienti. Non lancio il richiamo, lo soffoco in una comunione di battiti fino ad un lento abbandono.