Mi siedo sulla panchina che ci vide una primavera scaldare le nostre esistenze ad un timido raggio d’amore. Sui rami coperti di foglie un gran cinguettio di promesse come nelle nostre dolci parole. Schegge di esse rimangono a formare un tappeto pungente cadute come aghi di pino dall’albero delle illusioni. E rimangono solo le spine del roseto dai mille colori del roseto dai mille profumi per coronare i sogni finiti. In qualche punto del mondo chissŕ se batte ancora il tuo cuore come il mio destinato alla morte. La muta fontana di pietra si erge come una stele dove tanti invisibili nomi rammentano a tutti nel tempo sentimenti volati col vento. I giardini d’inverno sembrano cimiteri dimenticati.
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