CLAUDIO GIOVANARDI - «Premio Speciale Carta e Penna» - Sezione A3 del Gran Premio Letterario Italiano «Penna d'Autore»
CANZONE INFANTILE Della mia terra mi sono rimaste le fiabe e le bombe: l’armonia segreta delle sue vallate macerò Iddio d’infinita pena. Da voi giunsi per la via più lunga che attraversa il mondo sul sussulto innaturale del mare: del sole ho ancora gli occhi sminuzzati e sulle labbra la schiuma smarrita senza dimora. Nessuna libertà cerco, nessuna patria, né fuggire quest’eredità di dolore, né dimentico la voce di mia madre che con la miseria confondo, o il pianto di fanciulla che ho lasciato. Ciò che cerco è ciò che non sono, ciò che mai riavrò è questa mia infanzia di stelle. Ma adesso che il dolore è passato, e mi ritorna a volte il ricordo lontano di una carezza, la melodia quieta del tramonto, ho ridipinto il sorriso sulle vene che a voi protendo con celeste mani: dove mia nonna vi leggeva un tempo la fortuna, sarà l’amore, per me, il prossimo inganno? IL SILENZIO Prima del nulla e del tempo fu il silenzio, per questo solo in esso ci ascoltiamo, ed è nel silenzio l’essenza primordiale che ci forma. E noi siam naufraghi delle nostre assenze come non vi sono stelle senza notte ed ogni suono vive del silenzio attorno. Per questo attende l’anima il silenzio Per contemplare e congiungerci le labbra Ed ogni bacio è un ascoltare tacito di abissi. Come la neve che tutto ricopre nel silenzio semina di pace ancestrale ogni risveglio, così che le nostre labbra si aprano nel silenzio. LA MEMORIA L’amore non passa: ascolta. Quanto scivolano le acque e gli anni Rozzo rimane il cuore Con la sua vanga antica E una parola sola che non muta Frantoio di volti e labbra Spavento naufrago del tempo Quest’abisso che non passa Che muta in pietra ogni conforto E più lontano è il tempo più è il ricordo Quiete stellata senza misura è la memoria. Copyright © 2003