TERZO PREMIO TROFEO PENNA D'AUTORE MEMORIAL SERGIO MARTINELLI SEZIONE C (poesie singole a tema libero) FULVIA MARCONI di Ancona Tepore di madre Sapor di farina Profumo di terra, profumo d’antico, nel caldo tepor d’un ricordo lontano. Nel letto più grande anelavo dormire e fioca la luce d’un lume consunto. Il gelido buio la notte inondava, nei giorni d’inverno guarniti di freddo. Fiammelle discrete qual sogni abbozzati dal vecchio braciere a giocare con l’ombre. Come ombra ti vedo pur... nenie cantavi, quantunque sovente le strofe scordavi. Tu madre, con mani d’odor di farina, che lesta impastavi con acqua e preghiere. Tepore di madre nell’arco d’un’era di giorni, di estati perdute nel tempo. Quel manto del buio che oscuro opprimeva le ansie e timori di me che bambina, restavo nascosta tra coltri e guanciali, udendo atterrita d’un tarlo il lamento. E sempre era fresca la voce di madre, in quello squarciar della notte il suo velo che spesso diceva: «Sii lieta bambina» con quel suo sapore... d’odor di farina. Sedotta dal chiarore della luna Cielo d’oro e d’alabastro tutto intorno, sono lucciole le stelle nella sera nel vagar d’un abbandono forse ignaro d’incantesimi nel mare della notte. Quel profilo d’una luna che m’incanta mi conduce per la mano dentro il sogno. I pensieri ormai scheggiati dal chiarore sono vita, sono morte... son misteri. E nell’angolo più buio della volta, si rifugiano gli amori ormai scordati; sono ciechi e più non pulsano frementi di sospiri conficcati dentro il cuore. Una luna ch’è soltanto l’apparenza, e svanisce e ricompare e forse... trema, poi singhiozza rotolando quando è piena commuovendosi nel perdersi sul mare. M’abbandono a quel silenzio che pervade goccia a goccia ogni trama della notte. Tu Seléne... tu speranza... tu fortuna... ... io sedotta dal chiarore della luna. Nostalgia Penso al tempo, a quel suo scorrere, al rimpianto, alle gocce della pioggia ormai cadute, ed al sole che baciava i gelsomini a me bimba, che giocavo in un cortile. Il silenzio si perdeva fra le vie in quei giorni ricchi sol del mio passato e la gioia che provavo e ch’era mia, mare cheto dentro il palmo d’una mano. Il profumo trasparente d’oleandro, immortala ormai l’argento dei ricordi, quel rondone sulla gronda che garriva e la vita dalle dita scivolava. Nostalgia... solo un fremito di ciglia, per la danza che non oso più danzare. Ruota il tempo la sua giostra menzognera fatta d’attimi di magico cristallo. Lungo il borgo della stanca mia memoria, le emozioni, come l’ultimo bicchiere, imprigionano il sapore del declino con i sogni già agganciati al cielo austero. Ma poi l’acqua cristallina schiude il fiore, ed il sole fa disperdere pur l’ombre, sono roccia di speranza e ghiaccio eterno io rinasco primavera... dall’inverno.
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