TERZO PREMIO TROFEO PENNA D'AUTORE SEZIONE B (poesie a tema libero) Franca Maria Canfora di Roma Malinconie sul mare Malinconia che scende a prima sera quando la luce cala e tutto annera, frammista a mille pezzi di conchiglie coi passi solitari, lenti e incerti fra l’onde frantumate dalle chiglie di barche abbandonate, come figlie disconosciute e tristi; una mestizia, che t’avviluppa come serpe e brucia proprio quand’è quell’ora, la più dolce, per non pensare e per dimenticare lasciando che l’oblio copra il pensiero tra l’alitar del vento e il mare nero. E nell’abbraccio della prima notte, mi siedo e penso a questa strana sorte e spero sia così sorella morte: un grembo che m’accolga senza fretta come un naufragio, lento, nell’abisso sullo sfondo d’un bel tramonto rosso. Mentre cade la neve Cade la neve, come fosse pianto, gelida va, sfiorando m’accarezza fugace, vive d’attimo soltanto, si posa e non lenisce l’amarezza del cuore mio che solitario grida. E nel silenzio mentre tutto tace torna il pensiero che in fondo s’annida, che batte forte, graffia senza pace, e come serpe soffoca, s’artiglia, e accende forte la malinconia. Poi come neve che diviene fango imputridisce agli angoli e s’annera, così nascosto naufraga l’amore. Nevica intanto, senza alcun rumore. Lacrime d'estate Il sangue dei papaveri nei campi, le spighe gravide, assetate e fiacche, le prime gocce sulle zolle dure e un lampo che s’infiamma all’orizzonte. Lacrime calde, lacrime d’estate, calde e improvvise, inquiete e turbolente, frantumano il silenzio del meriggio stracciano i voli di farfalle e d’api corrono sui fossi in mille gorgoglii s’arrendono su vetri e imposte schiuse. E mentre il vento incalza e grida forte, e schiaccia fiori e scuote il pergolato, vorrei portasse via quest’ora strana quel mal di vivere che m’urla in gola, saziasse quest’arsura che mi squassa, plancando quei sussulti, come tuoni, che turbano quest’ora calda e quieta. Lacrime calde, lacrime d’estate ansimano le gocce sulle gote scendono in mille rivoli di sale, s’arrendono sul seno che sussulta e nell’ombra della sera freme un canto di gocce e pianto. Sinfonia d’estate, che mormora e consola piano il cuore, mentre corre lontano il temporale.
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