PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA 20° TROFEO PENNA D'AUTORE SEZIONE B (poesie a tema libero) Valter Simonini di Massa Giri d'Alzheimer lento Danza la testa un ballo a stanze vuote persa nel suo deserto di ricordi, intona i lamenti dell’infanzia coi piedi scalzi sui sassi della terra. Trema la mano sopra il davanzale e l’occhio fora il vetro per uscire perso nel vuoto, oltre le siepi corre dove la mamma aspetta, là seduta. Fermatevi, silenzio, o voi stranieri, voi che girate intorno come vespe, lasciatemi contare gli scalini i raggi delle ruote, i buchi nel formaggio, cento volte ho da piegare il fazzoletto. Chiudete il rubinetto della radio, sentite che si spandono le gole quarantaquattro gocce in due minuti prima ch’è sera sono tre milioni, troppo... troppo della mia pensione meno male, ci sono le farfalle in fila... sul soffitto a sette a sette scrivono le canzoni... con le ali scrivono le canzoni dei poeti, basta... la testa... adesso è sera era mattina... adesso... è sera? Ridono, la testa a stanze vuote danza i suoi valzer senza i danzatori cuce i ricami con i fili d’erba, ritornano ragazzi, senza tempo. Guardate... non gli bastano i sospiri pane e sospiri, pane e sospiri, l’acqua dal mento al collo, lagrime e latte scendono a rivi sul petto addormentato. Acqua alta Gondole d’ebano lucide scivolano nei vicoli d’acqua, damigelle mute. Prime donne che i loro cavalieri conducono eretti, appoggiati al remo cariatidi maschili in umide danze d’amore. Sfilano per le calli tra i riflessi infranti di queste case antiche, gli occhi triforati finestre mai affacciate ove paure d’inganni nobili rincorrono tristezze, travolgono con sé pene d’amore. Ogni volta che vengo quest’acqua alta sento salirmi dentro spingere fuori il pianto. Ma pianto non ho da versare o così m’illudo. Dolce città morente sai che ti guardo e tu sincera come sempre mi metti a nudo il cuore. A passi di danza il dolore Apparve come un guizzo negli anni minutissimi d’infanzia quando la vidi e sparve lesta allo stesso rintocco di campana. Venuta a spaventarmi, forse ad accasarsi tra i pensieri in fiore e indurmi a vivere la vita sotto l’ala sua silente d’ombra. Io la cullai piangendo eppure, campi Elisi non vidi ma solo un sonno grave, ferreo come l’umida stretta della terra. Di nuovo un dardo balenò, ratto squarciò l’età smeralda, aprì la porta e lo sentii arrivare ... a passi di danza il dolore. Entrò nelle mie stanze, mi invitò ai suoi valzer lenti tra inverni abulici e primavere nude, estati arroventate senza autunno. Ma lei non volle arrendersi al tempo degli eroi in ginocchio, le braccia tirate nella barca io seppi raccontare la mia storia. Le dissi parole infreddolite al fuoco morente del camino e la trattenni nelle narrazioni, finché fiato mi venne per parlare. Ma non riuscì a capirmi o fece finta, negli occhi suoi ferini mentre sentivo lentissimo arrivare ... a passi di danza il dolore.
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