Dal terrazzo lo sguardo,
spaziava su la sommità
di vegliardi ulivi,
eucalipti odorosi.
L’araucaria centenaria,
lì, come campanile.
Ovunque oleandri, fiori,
pietre porose,
pini ad ombrello,
alte palme rigogliose.
Oltre, il brulicante mare,
guizzi di luce fra le onde.
Gabbiani.
Bello, solenne l’orizzonte.
Il cielo, quanto cielo.
Respirando profumi,
fissando colori,
armonie, bellezze, suoni,
l’essere,
si svuota dolcemente
di sé stesso, si dilata, si espande,
si annulla nel Creato,
si riempie del soave
mistero della vita.
Comprende di appartenere
al tutto e non è il tutto,
che a lui appartiene.