PROFILO DELL'AUTRICE
L'Autrice Giovanna Emilia Praturlon
deve il suo ringraziamento al proprio padre, Giacomo,
e a Colui che è già santo nel cuore di tutti,
Giovanni Paolo II.
Inoltre ringrazia la Lumsa
e le Pontificie Università
che hanno messo a disposizione le biblioteche.
Giovanni Paolo II diceva
che i sacerdoti devono essere la forza nascosta
disposta sempre ad ascoltare
e l'autrice si augura che sappiano essere sempre
esenti da compromessi e fedeli a Cristo.
L'uomo bianco
e la giovane donna
PREMESSA
Carissimi,
chi si rivolge alla mia consulenza di psicopedagogo già conosce l’importanza che
io attribuisco alla favola e al saperla raccontare, in quanto proprio attraverso
questa alle volte si riescono a superare quei limiti dovuti ad incapacità umana
che si viene a trovare di fronte a situazioni la cui spiegazione ai bambini si
rende estremamente difficile, in altre parole, la fiaba permette di uscire
dall’isolamento che si crea di fronte alla impossibilità di trovare spiegazioni
che rendano la realtà accessibile ai bambini.
Le vicende sono spesso talmente brutali che tutti noi non abbiamo adeguate
parole per spiegarle ai piccoli, ma anche noi ci sentiamo disarmati di fronte a
quel male che è entrato nella vita di quella persona e l’ha sconvolta.
Di fronte a tutto ciò, la prima domanda che viene alla mente è: perché proprio a
me?
Nessuno, credetemi, è esente da questa interrogazione e i personaggi che ho
scelto per Voi, se la sono posti loro per primi e sono talmente reali che solo
alla fine verranno rivelati e potrete anche voi svelarli ai vostri bambini.
Dunque, la domanda iniziale è: perché proprio a me?
Con questo percorso che vi propongo intendo dimostrare che anche una morte
fisica non sarà mai tale, come dirò innanzi, se si avrà la forza di superarla
come han fatto i due protagonisti.
Anche se vi invito a rivelarlo solo alla fine, ai Vostri bambini, a voi mamme e
papà posso anticipare che ho scelto Karol Wojtyla del quale vi tratteggerò un
breve ritratto anche se di Lui, ormai si sa tutto, ma mi limiterò alla storia di
Lolek, come lo chiamava la mamma che egli perse a soli 9 anni e che gli portò a
toccare con mano il trauma dell’abbandono e domandarsi lui per primo: “Perché
proprio a me?”, molti anni dopo se lo domandò la protagonista femminile, che
sono io, non vi annoierò con la mia storia di vita, ma semplicemente dicendovi
che dal Santo Padre, pur sempre nel rispetto della Chiesa e dei suoi tempi, ho
ricevuto un miracolo come io lo ritengo e oggi sono Psicopedagogista come Lui ha
indicato e voluto.
Cari ragazzi,
questa è l’unica favola che non inizia con...
c’era una volta...
non è di fantasia, come vi accorgerete, perché
comincia con un accorato appello:
“Perché proprio a me”
Anche i protagonisti sono reali al punto che
vi verranno svelati solo alla fine e al momento
per mantenere il segreto li chiameremo
l’uomo bianco e la giovane donna...
ssc... ssc... silenzio
il nostro uomo bianco sta arrivando... lo vedete?
Anzi, sentite il suo lamento?
“oh... quanti anni
sono spariti
senza di te...
quanti anni”
Era la primavera del 1939 a Cracovia il nostro
uomo bianco, ancora giovinetto, di appena 19 anni
si lamentava e si poneva questa domanda che
metteva in poesia quasi a invocare risposta per
quella domanda iniziale... “Perché proprio a me?”
e si vedeva in quell’unica fotografia che lo ritraeva
in braccio alla sua mamma
e... intanto nel segreto scriveva:
il mio spazio scorre nella memoria
vicinissime le parole del bambino
dalle quali il silenzio prende il volo...
“mamma, mamma”...
e di nuovo rade il fondo delle viuzze
come uccello invisibile...
Il nostro giovane ometto, però, cercava di rimuovere quel ricordo che così
tanto male gli procurava, al punto che seguì quell’unico genitore rimasto sulla
terra ad accudirlo, il padre, Capitano dell’esercito asburgico, severo ma
giusto, che lo portò davanti a questa immagine e gli disse: “Ecco Tua Madre”.