Saggio
di Roberto Barbari
Pagine: 128
Prezzo: 10,50 euro
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PROFILO DELL'AUTORE
Roberto Barbari, nato a Ponte della Priula (TV) l'11 settembre 1967.
Dopo aver conseguito nel 1987 il Diploma in Elettronica Industriale, segue una
pausa lavorativa di alcuni anni di lavoro; poi riprende gli studi all'Università
Cattolica del Sacro Cuore di Milano e nel 1999 si laurea in Filosofia e Scienze
Umane. Ha pubblicato sette raccolte poetiche: «Dai quattro angoli del cielo»
(Edizioni Il Filo, 2008), «Il Flauto di Pan» (Il Convivio, 2009), «Carezze di
luna» (Il Convivio, 2010), «Eco di vento» (Aletti, 2010), «Ad Oriente in Eden»
(Il Convivio, 2010), «Frammenti di stelle» (A.L.I. Penna d’Autore, 2010) e
«Passi sotto la neve» (Il Convivio, 2011). Ha inoltre pubblicato per la
narrativa i romanzi «La figlia di Penìa», «La coda del gatto» e «Why» (A.L.I.
Penna d’Autore, 2011), e per la saggistica «L’enigma della vita», «Tu per me non
morirai» e «In principio Dio» (A.L.I. Penna d’Autore, 2011). La silloge «Dai
quattro angoli del cielo» ha ottenuto i maggiori riconoscimenti: è risultata
finalista al concorso «Insieme nel Mondo», si è classificata al terzo posto al
concorso «Giovanni Gronchi» (2009 e 2010) e al sesto posto al concorso «Franco
Bargagna 2010», e ricevuto un diploma di merito al concorso «Alberoandronico
2009». Altri riconoscimenti li ha conseguiti con le composizioni poetiche «Manto
di delizie» e «Follia d’amarsi» (A.L.I. Penna d’Autore), «Come un giglio tra le
spine» premiata al concorso Città Cava de' Tirreni, «Chiudere gli occhi»
pubblicata nell'antologia «Habere Artem», «La conchiglia più preziosa»
pubblicata nell’antologia del Premio Giovanni Gronchi e «Promessa del vento»
(Aletti Editore), «Perché è nei tuoi occhi» pubblicata nell’anto-logia Chorus
2011, la silloge «Il cantico delle sirene» inserita nell’antologia In Primis
2011 e la silloge «Carezze di luna» premiata al concorso Alberoandronico 2011
con diploma di merito.
Il testo
1
1 C’era una volta nel paese di Uz un uomo di nome Giobbe: uomo integro e retto,
temeva Dio ed era alieno al male.
2 Gli erano nati sette figli e tre figlie.
3 Possedeva settemila pecore, tremila cammelli, cinquecento paia di buoi,
cinquecento asine ed una numerosa servitù. Quest’uomo era il più prestigioso tra
i figli dell’Oriente.
4 Ora, i suoi figli celebravano banchetti nelle residenze di ciascuno ed
invitavano anche le tre sorelle perché pranzassero con loro.
5 Terminato il turno di banchetti, Giobbe li convocava per purificarli. Si
levava di buon mattino e immolava olocausti secondo il numero di tutti loro.
Giobbe infatti ragionava così: “Forse i miei figli hanno peccato ed hanno
maledetto Dio in cuor loro”. Così faceva Giobbe ogni volta.
6 Un giorno i figli di Dio si presentarono in udienza a Jahweh. Tra loro c’era
anche il satana.
7 Jahweh domandò al satana: “Da dove vieni?”. Gli rispose: “Dal vagare sulla
terra dopo averla percorsa”.
8 Riprese Jahweh: “Hai prestato attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come
lui sulla faccia della terra: uomo integro e retto, timorato di Dio e alieno al
male”.
9 Il satana replicò a Jahweh: “Forse che Giobbe teme Dio per nulla?
10 Non hai forse posto una siepe a protezione di lui, della sua casa e di tutto
quanto è suo? Non hai benedetto il lavoro delle sue mani? La terra è ricoperta
del suo bestiame.
11 Stendi la tua mano e tocca quanto possiede, vedrai come ti benedirà!”.
12 Jahweh disse al satana: “Ecco, quanto possiede lo pongo nelle tue mani, solo
non toccare la sua persona”. E il satana si ritirò dalla presenza di Jahweh.
13 Un giorno i figli e le figlie di Giobbe stavano mangiando e bevendo in casa
del loro fratello maggiore,
14 quando ecco irrompe in casa di Giobbe un messaggero: “I buoi aravano e
accanto ad essi pascolavano le asine
15 ma all’improvviso sono arrivati i Sabei che hanno razziato tutto e massacrato
i guardiani. Solo io sono scampato a comunicarti la notizia”.
16 Non aveva ancora finito di parlare quando ecco precipitarsi un altro e dire:
“Un fulmine è piombato dal cielo, si è propagato tra le greggi e tra i pastori e
li ha arsi vivi. Solo io sono sopravvissuto da raccontarti l’accaduto”.
17 Non aveva ancora terminato di parlare quando ecco precipitarsi un altro e
dire: “I Caldei si sono organizzati in tre bande, sono piombati sui cammelli, li
hanno razziati ed hanno massacrato i guardiani. Solo io sono scampato per
comunicarti la notizia”.
18 Non aveva ancora terminato di parlare quando ecco precipitarsi un altro e
dire: “I tuoi figli e le tue figlie stavano mangiando e bevendo nella residenza
di tuo figlio maggiore,
19 quando all’improvviso un uragano, scatenatosi oltre il deserto, ha investito
i quattro angoli della casa. Essa è rovinata su quei giovani uccidendoli. Solo
io sono sopravvissuto e ti comunico la notizia.
20 Giobbe si alzò. Si stracciò il mantello. Si rase la capigliatura. Cadde a
terra e, prostrato
21 gridò: “Nudo uscii dal grembo di mia madre, nudo vi farò ritorno. Jahwe ha
dato, Jahweh ha strappato. Benedetto sia il nome di Jahweh.
22 In tutta questa vicenda Giobbe non peccò, né mai lanciò attacchi contro Dio.
2
1 Un giorno i figli di Dio si presentarono in udienza a
Jahweh. Tra loro c’era anche il satana.
2 Domandò Jahweh al satana: “Da dove vieni?”. Gli rispose: “Dal vagabondare
sulla terra”.
3 Riprese Jahweh: “Hai prestato attenzione al mio servo Giobbe? Sulla faccia
della terra nessuno è come lui: uomo integro e retto, timorato di Dio ed alieno
al male. Tu mi hai incitato contro di lui per rovinarlo, ma senza risultato:
egli resiste saldo nella sua integrità”.
4 Replicò il satana: “Pelle per pelle! Per avere salva la vita l’uomo è pronto a
lasciate tutto.
5 Stendi perciò la tua mano e colpiscilo nelle sue ossa e nella sua carne:
vedrai come ti benedirà in faccia!”.
6 Jahweh rispose al satana: “Ecco, io lo pongo nelle tue mani. Solo la vita però
non la devi toccare”.
7 Il satana si ritirò dalla presenza di Jahweh. Colpì Giobbe con un’infezione
maligna che lo avvolse dalla pianta dei piedi fino al capo.
8 Giobbe afferrò un coccio per grattarsi, quindi si sedette in mezzo
all’immondizia.
9 Sua moglie gli gridò: “Continui nella tua integrità? Maledici Dio e muori!”.
10 Ma Giobbe a lei: “Parli come una folle. Se da Dio accettiamo il bene, perché
non dovremmo accettare anche il male?”. Anche in tutta questa vicenda Giobbe non
peccò con le sue labbra.
11 Tre amici appresero la notizia della tragedia piombata su Giobbe e si misero
quindi in viaggio dai loro rispettivi paesi, erano: Elifaz di Teman, Bildad di
Suhah e Zofar di Naama. Si riunirono per compatire la pena di Giobbe e
confortarlo.
12 Da lontano lo intravidero senza riconoscerlo. Scoppiarono quindi in pianti e
grida, si stracciarono i mantelli e lanciarono polvere sui loro capi ed al
cielo.
13 Poi, per sette giorni e sette notti rimasero seduti accanto a lui sulla
terra. Nessuno di loro osava rivolgere a Giobbe una sola parola, vedendo
l’atrocità delle sue sofferenze.
3
1 Fu Giobbe ad aprire la bocca, per maledire il suo giorno,
2 urlando:
3 Perisca il giorno nel quale sono nato, la notte che annunciò: è stato
concepito un maschio!
4 Quel giorno si trasformi in tenebra, non lo convochi Dio dall’alto e non
risplenda su di esso la luce.
5 Lo reclamino le tenebre e l’ombra della morte, lo avvolgano le nubi, lo
atterriscano le eclissi di sole.
6 Quella notte sia solo dominio delle tenebre e non si assommi al ciclo annuale
dei giorni, non entri nel computo delle lune.
7 Quella notte rimanga sterile, nessun grido di gioia la squarci.
8 La maledicano gli esorcisti dell’oceano pronti ad evocare Leviathan.
9 Si oscurino le stelle della sua alba, speri nella luce ma invano, non veda
balenare le pupille dell’aurora.
10 Perché non mi serrò le porte del grembo materno e non nascose ai miei occhi
tanta miseria?
11 Perché non sono morto fin nel ventre di mia madre? Spirato appena uscito da
suo grembo?
12 Perché due ginocchia mi hanno accolto e due mammelle allattato?
13 Ora giacerei sereno, addormentato riposerei in pace.
14 Con i re ed i ministri del mondo che si sono eretti mausolei,
15 o coi principi che accumulano oro e colmano d’argento i loro sepolcri,
16 come un aborto sotterrato non sarei più, come creature che mai videro la
luce.
17 Laggiù i criminali cessano di tormentare, laggiù gli esseri sfiniti trovano
riposo,
18 con loro hanno pace i prigionieri: non odono più la voce dell’aguzzino.
19 Laggiù piccoli e grandi si confondono, lo schiavo è libero dal suo padrone.
20 Perché dare la luce ad un infelice, la vita a chi ha amarezza nel cuore,
21 a chi sospira la morte e non viene, la cerca con affanno più di un tesoro,
22 a chi tripudia davanti alla tomba e godrebbe nel ricevere un sepolcro,
23 ad un uomo la cui vita è senza meta perché Dio ha sbarrato la sua via?
24 Come pane non ho che singhiozzi, come acqua sgorgano i miei gemiti;
25 ciò che mi spaventa mi accade, mi incontra ciò che mi atterrisce.
26 Non ho pace, non ho tregua, non ho riposo: mi assale solo il tormento. |