Silvia Nottoli

Racconti
di Silvia Nottoli
Pagine: 35
Prezzo: 5 euro
ISBN 978-88-6170-084-0
 


 

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PROFILO DELL'AUTRICE

SILVIA NOTTOLI è nata ad Umbertide nel 1992. Vive a Petrelle, un paesino nel Comune di Città di Castello (PG) e frequenta il liceo classico e la scuola di musica a Cortona (AR). La sua passione per la scrittura è iniziata fin dalla scuola elementare e nel corso degli anni ha partecipato a vari concorsi letterari sia in Italia che all’estero, ottenendo riconoscimenti, primi premi e consensi.
Nel 2003 ha pubblicato un libricino di racconti e favole scritte durante la scuola elementare intitolato “I racconti nello zaino” (A.L.I. Penna d’Autore).
Nel 2008 ha pubblicato il romanzo “Il triangolo i fuoco eredi di guerra” (Editrice Edimond).
Nel 2010 ha pubblicato il romanzo “Il paese dei Venti” (Nicola Calabria Editore).
Questa raccolta riunisce una serie di racconti scelti tra quelli scritti prima del compimento dei diciotto anni, per chiudere un periodo ed iniziarne un altro sempre ricco di creatività e di nuove idee.

 

LA CHIAVE DEI RICORDI
(primo racconto)

Era una giornata splendida, che annunciava l’inizio della primavera. Nemmeno una nuvola inquinava il cielo, dopo la lunga pioggia del giorno passato. C’era soltanto un leggero venticello che trasportava il dolce odore della terra umida.
I raggi del sole penetravano tra i vetri di una lussuosa villa, immersa tra il verde dei campi e degli alberi, come se volesse isolarsi dal resto del mondo.
In quella villa viveva un uomo di mezza età, dall’aria un po’ eccentrica. Non perdeva mai l’occasione di guadagnare soldi. Augusto viveva insieme al suo maggiordomo Beppo sempre pronto a servirlo e aiutarlo.
Augusto, quella mattina, era seduto nella poltroncina della scrivania nel suo studio con lo sguardo fisso nel vuoto, mentre Beppo lo guardava perplesso:
“Si sente bene signore?”
L’altro spostò lo sguardo in una foto, di dieci anni fa, dove stringeva la mano ad un uomo e dove portava a tracollo un nastro con scritto “sindaco”. Scosse la testa in segno di approvazione e guardò la foto accanto dove lui e Ceppo stavano a braccetto in mezzo ad un campo.
Beppo aveva una pannuccia e un cappello di paglia e Augusto teneva in bocca una pipa di legno e in mano un cestino pieno di funghi. Augusto sorrise e notò una vecchia casa nello sfondo. Era la casa dove lui e Beppo, anni fa, andavano in vacanza. Augusto poggiò una mano nel mento disse:
“Stavo pensando che è da molto tempo che non torniamo alla vecchia casa in campagna.”
“Ha intenzione di tornarci? Mi piaceva molto quel posto”.
“No! Augusto fece una smorfia . Però voglio andare a vedere in che condizioni è, visto che è da molto che non ci torniamo”.
Augusto e Beppo salirono in macchina e dopo un’ora arrivarono a destinazione. La vecchia casa era molto diversa da come appariva in foto.
Nel campo c’erano erbacce alte fino alle ginocchia e la casa era un… disastro. Le piante rampicanti, ormai, si erano impadronite delle sue mura e dal tetto mancavano un bel numero di tegole.
Augusto aveva un’aria molto disgustata e spostando le erbacce con il suo bastone si avvicinò alla vecchia dimora:
“Speriamo che dentro non sia ridotta così male! Andiamo Beppo!”
“Ma non può essere pericoloso entrare lì dentro?”.
Con Beppo tremante alle spalle, Augusto aprì la porta della casa:
“Uhm… che sporco! Una volta questa casa era una delizia! Ma, tutto sommato, non ci cadrà mica sulla testa! Vero Beppo?”
“Ehm… sì… speriamo che… non cada.”
Augusto si guardò intorno e affermò:
“Non è ridotto poi così male qui dentro. Sto pensando che,con una ripulitina e un’aggiustatina, potremmo anche venderla!”
“Venderla? Sta scherzando vero? Questa casa è piena di ricordi! Lei sa pensare soltanto ai soldi?”
“Ormai è soltanto una vecchia baracca. Io non sono più così giovane come una volta per andare a cercare i funghi nel bosco e di questa casa ricordo solo le zanzare di sera e il caldo di giorno”.
Beppo sembrava molto dispiaciuto, ma cambiando discorso disse:
“Forse è meglio se ce ne andiamo. Il cielo è nuvolo e le previsioni del tempo hanno detto che oggi diluvierà”.
“Non ti preoccupare…non ci farà male un po’ di pioggia. Adesso che ci penso, oggi, è il ventuno giugno”.
“Sì e il ventuno di giugno accadono sempre cose strane. È meglio se ce ne torniamo a casa”.
Augusto, facendo finta di non aver sentito le parole di Beppo continuò a guardarsi intorno.
Si avvicinò ad un vecchio mobiletto e notò un cassetto aperto. Infilò la mano dentro e tirò fuori una chiave:
“Che strano! Non mi ricordavo questa chiave. Beppo, ti ricordi cosa apre?”
“No!Però deve essere vecchia. È tutta arrugginita”.
Augusto notò una vecchia scritta che diceva “Questa chiave apre solo i ricordi dimenticati”.
Augusto non capì cosa intendesse, ma se la mise in tasca.
Dopo pochi secondi sentì dei piccoli picchiettii cadere sempre più veloci. Stava piovendo e Beppo incominciò a borbottare: “Lo sapevo che avrebbe iniziato a piovere”.
“Forse è meglio se torniamo a  casa, prima che incominci a  diluviare” disse Augusto avviandosi verso l’uscita ma, prima che lui e Beppo sorpassassero la soglia, sentirono uno strano rumore. Beppo, tremante, si voltò di scatto:
“Cos’è stato?”
Sentirono dei passi sempre più veloci e vicini. Anche Augusto incominciò a tremare. La stanza si trovava nell’oscurità più totale perché il cielo si era riempito di nuvoloni neri e la luce era fulminata. Il pavimento di legno scricchiolò e, davanti ai loro occhi, apparve una figura nera. Beppo cadde per terra e Augusto indietreggiò di un passo:
“Via dalla mia casa!” ordinò la figura nera. “Fino a prova contraria, questa è la mia casa! Lei chi è?”
“Io sono lo spirito della chiave dei ricordi che lei ha preso dal cassetto e che ora tiene in tasca!”
“Questo deve aver preso una botta in testa!”, disse ridendo Beppo rialzandosi da terra.
“La casa appartiene a chi ci abita. Lei l’ha abbandonata e con lei ha abbandonato anche i suoi ricordi più felici vissuti con il suo maggiordomo Beppo, il suo migliore amico, anche se lei non lo vuole ammettere”.
“Davvero sono il suo migliore amico? Sono commosso!” chiese Beppo ad Augusto.
“Ehm… sì, Beppo è il mio migliore amico ma… soltanto perché è il mio unico amico. Poi il ricordo più felice che mi ritorna alla mente è stato quando mi hanno eletto Sindaco”.
La figura nera prese una candela e l’accese.
I due intravidero un mantello dorato, ma non videro il volto dell’uomo che lo indossava perché era coperto da un grosso cappuccio:
“Mi dia la chiave. Con questa aprirò i suoi ricordi”.
Lo spirito allungò una mano, anche quella coperta da un guanto argentato.
Augusto, incerto, tirò fuori dalla tasca la chiave e la rese alla figura nera che tirò fuori dal mantello una catena di bronzo con cui la legò e con cui ne fece un ciondolo.
Lo mise al collo di Augusto il quale fu abbagliato da una luce accecante.
Quando poté riaprire gli occhi si trovò seduto nella poltroncina della scrivania nel suo studio con Beppo davanti:
“Signore si era addormentato. Avesse sentito come russava!”
Augusto sorrise e solo in quel momento si accorse che era stato soltanto un sogno:
“Beppo, ti ricordi la vecchia casa in campagna? Ho intenzione di passare di nuovo le vacanze lì con il mio migliore amico, che sei tu. Abbiamo trascorso molti momenti felici in quel posto!”
“Davvero signore? Sono commosso!” disse Beppo asciugandosi una lacrima.
“Voglio che tu non mi dia più dei lei!”.
“Grazie con tutto il cuore! Mentre dormiva ha… no… mentre dormivi hai sognato qualche cosa?”.
“Sì! Ho sognato la chiave dei ricordi”.

© Copyright by: Silvia Nottoli

- VETRINA LETTERARIA -

 
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