PROFILO DELL'AUTORE
MARCO POLVERELLI è nato a Rimini, dove risiede e lavora come impiegato dopo
un’esperienza d’insegnamento (Francese) durata quindici anni.
Ha pubblicato due raccolte di poesie, «Palpiti» (2004) e «Dissonanze» (2005), e
quattro libri di racconti: «Pennellate di emozioni» (2006), «Ritratti e
suggestioni» (2007), «Emozioni» (2008) e «Kronos e Kairos» (2010).
FRAGILITÀ
«Chissà qual è il motivo?» si chiede ansioso: non ha mai
sentito le campane suonare tutte insieme. Ma in quel pomeriggio di metà giugno
ai rintocchi del Duomo ode rispondere quelli di San Francesco, poi di S.
Agostino e infine quelli della Madonna del Mare.
Rianimatosi: «È un altro bel segno, un inno gioioso che si aggiunge allo
stormire delle chiome degli alberi mosse dalla brezza, al canto degli uccelli,
allo sciabordio dei remi che increspano le scintillanti acque del laghetto al
cui centro c’è il padiglione dove Camilla già mi aspetta», si dice Alfonso per
fugare il timore di ricevere un rifiuto da lei e speranzoso: «Come sempre, ogni
cosa mi sussurra il suo nome».
Non a caso per l’importantissimo rendez-vous, hanno scelto il luogo dove si sono
visti la prima volta e da cui lui ha preso l’immagine che si è portato appresso
in tutto questo tempo. Infatti, benché siano passati parecchi anni, nella mente
di Alfonso c’è Camilla in piedi in mezzo al chiosco. Una dea la cui bianca
veste, accesa dai raggi del sole calante, brilla nella semioscurità per guidare
l’atteso innamorato. Ma ciò che Alfonso ha sempre ricordato con più turbamento è
stato il sorriso di lei. Sì, perché scorgendolo entrare, lei gli sorrise e
seguitò a farlo intanto che l’anziana accompagnatrice la trascinava via.
Allora appoggiandosi alla spalla dell’amico per non cadere a causa della
vertigine, Alfonso esclamò: «Com’è bella!»
Paziente, da quel momento ha guardato le ore avvicendarsi lente, ma adesso
Alfonso freme davanti a quei pochi metri che lo separano da lei.
«Finalmente, sono arrivato» sospira e continua: «Lei è là, in fondo al giardino,
oltre il cespuglio di rose selvatiche».
Alfonso non fa in tempo a salire i pochi gradini del padiglione, che lei è sulla
soglia.
Dopo aver abbassato verso terra i suoi divini occhi, bisbiglia Camilla:
«Alfonso. La mia risposta è...» e si ferma. «Dunque, la mia risposta...» e segue
un lungo silenzio.
«Di sicuro» pensa Alfonso «sta cercando le parole più acconce». E in
quell’attimo mormora: «Che delicatezza. Che animo sublime. Non vuole ferirmi con
un rifiuto. Questo esalta la sua bontà! E gentile la sollecita Alfonso, «Quindi
volete dirmi…».
«Che sarò vostra moglie» gli annuncia impetuosa la contessina.
Alfonso, lisciandosi i vistosi baffi per assumere un contegno più virile:
«Camilla, le vostre parole» però non riesce ad aggiungere altro perché stramazza
sul pavimento tra i finti muschi agresti.
Dapprima lo stupore rende Camilla esitante, poi esclamando: «Ooooohhhh! È
svenuto» il suo sorrisetto muta in una risata che l’eco fa correre intorno.