PROFILO DELL'AUTORE
Roberto Barbari, nato a Ponte della Priula (TV) l'11 settembre 1967. |
La luna e il lupo Dal prato delle delizie giungeva un odore di grazia e fra mille fiori dai mille profumi il vento uno ne trasportò a colpirmi il cuore da dentro! Tra i capelli una corona fatta di boccioli di rose fiocchi di neve e da lontano quel profumo accese la passione! La notte poi ho dormito con te al mio fianco fra il fuoco dell’amore e il freddo dell’ardente ghiaccio! L’inverno è sì la stagione più calorosa e dalle sue mille luci arboree mi sei venuta incontro tu mia sete e mia vigna! Per destarmi da un sonno profondo ad una nuova vita! Piangevo.. Non so perché... “Non piangere se i fiori appassiscono” udii la tenera luna sussurrare al piccolo lupo. “Grazie” avrebbe voluto replicarle ma trovò solo il coraggio di domandare perdono! Il lungo strazio Ora che potrei comandare al vento ed ai miei piedi starebbe il sole ogni vulcano a me obbediente si prostrerebbe... Ma un destino di comune mortale il rinnegato cielo ha stabilito per me che sempre da solo ho dovuto condurre le mie battaglie. Con lei al mio fianco avrei potuto decidere chi doveva morire, vivere. Ma adesso la barca si allontana dal porto ed io non so trovare più la forza per trattenerla. Mi restano pochi giorni di vita e dopo un nulla che mi dice di non preoccuparmi di me che per gli altri quasi non esisto. È triste chiudere le ali come il ritorno in carcere dopo una licenza con la libertà e l’amore! Ma oramai nessun raggio di luce raggiunge più le profondità di questa caverna: qui non arriva più calore alcuno. È la nave che rifiuta la palude.. “A picco piuttosto” grida orgogliosa. Mi hai portato via qualcosa che non potrò ritrovare più e se anche uno solo dei tuoi capelli vale più di me stesso non hai saputo rubarmi i sogni tristi ormai eppure vivi: per questo vivo ancora! Sai almeno chi è l’uomo che abbandoni? Ho paura a presentarti un piccolo dono: come ho potuto credere di poterti donare tutto? A te che non sai sorridere più... Riuscissi almeno a farti gridare come quando si tocca un nervo scoperto: ma la coscienza resta un bene prezioso troppo per poterla ritrovare una volta smarrita. Ho paure, quelle di sempre che allertano senza arrestare. Perché è ora di finirla con questa mascherata da lustrastivali. Basta con questo spirito non mio accomodante oltre ogni dignità e perdono. Basta col farmi amare per quell’uomo che non sono. È giunto il tempo della mia anima quell’anima che non è morta, non ancora finché immortale mi vogliono i pensieri, i ricordi i sogni del cuore! Per tutta la vita... Perché un così lungo strazio? Pasqua 1999 Dio risorge non io... Vitello d’oro, maiale di legno impagliato graal dell’idolatria vittoria della sterilità. Un posto fra i trofei della demenza. © Copyright by: Roberto Barbari |