ANDREA VANNI è nato il 27/04/1950 a Livorno, dove risiede. È impiegato come
funzionario presso la C.N.A. (Confederazione Nazionale dell' Artigianato), in
qualità di responsabile Provinciale dei Sistemi Informatici. |
Il verna'olo Se mi sento creativo prendo su una penna e scrivo; se poi sento tanto smalto il mio cuore vola in alto: qui c’è tanta poesia fra le tante anche la mia. Voglio scriver sempre in rima, con il sentimento in cima; poi ricerco le parole, quelle vere quelle sole e riporto fedelmente il parlato della gente. Nella lingua dei mi’ nonni scrivo nelle notti insonni e rivivo gli episodi tramandati in vari modi. Del passato fermamente io non voglio perder niente. Il passato resterà e domani diverrà. Le parole, i detti, i motti ricercati in giorni e notti io li uso pari pari negli scritti miei più vari. Posso ridere e scherza’, ma anche piange’ e lacrima’; è poesia di verità ma di pari dignità: e una cosa che va detta, no, non è una barzelletta. Son di Livorno Sarei potuto nasce’ a Vi’arello se un primo maggio, mi’ pà senza cervello, avesse preso mi’ madre a fa’ franella nella ‘antina della su’ sorella. E invece è andato a fallo sul Romito e ora tocco ir cielo con un dito: ragazzi, de’ son di Livorno, da cinquant’anni ci vivo notte e giorno. Ho visto il Telegrafo diventà Tirreno, ho visto il Cantiere Orlando / venì meno, ho visto chiude’ l’ Odeon e il Politeama,ho visto gente fa’ la vita grama. Co’ su panini Giovanni se n’è andato,ha chiuso la bottega / anche Torquato, e insieme ai Lupi, anche se a mal partito,il solo livornese ha resistito: con quella faccia scorpita dal libeccio, con quella ghigna dura / come un leccio, con quello sguardo di sarmastro intriso,che ti colpisce quando vorta il viso. Magari monta a crai sui filobusse ma per criti’a’ l’artri ce ne fusse; In palestra, a corre’, a perde’ chili, ma ‘un li tocca’ il ponce del Civili. Un passo indietro mai nemmen per sogno, ma chiedi pure quando / n’hai bisogno. L’ho visto a fa’ brucia il lunedì,butta’ nei fossi le teste di Modì. Ho visto dei ragazzi baldi e fieri, l’ho visti piange’ per chi c’era solo ieri. L’ho visti fa’ a cazzotti lì all’ Ardenza, l’ho visti da’ i vaini / a chi era senza. Sono fissi e ribaditi lì, a stecchetta, ma sempre pronti a fare la colletta. È questo il livornese e io ne sono fiero, con il suo fare acceso / e anche sincero, si crede d’esse’ solo un gran tifoso e invece è anche leale e generoso. ‘Un ciò una lira per fa’ cantà un ceo, ma d’esse’ livornese mi ci beo. – Vorrei sape’ cos’è quell’importanza, c’hai du’ figlioli e vivi in una stanza! – – De’ son poveri ma belli, son facce aperte e chiare, ‘un ciò una lira, ma per pote’ sognare, mi basta anda’ ai Tre Ponti e vede’ il mare! – Scriverò Scriverò per te questa notte d’estate, questa afosa notte d’agosto, che ruba il respiro e soffoca l’anima. Scriverò per te parole mai usate, sceglierò le più delicate per sentirti ancor più nel mio cuore. Sceglierò le più aspre e più dure, per metter alla prova il tuo amore. Scriverò di amori sbocciati, di amori passati, di amori finiti. Scriverò di amori abusati, di amori sfruttati, di amori traditi. Scriverò del mio amore struggente per te donna da sempre presente, al mio fianco nel bene e nel male, senza mai esser banale. Scriverò per te i pensieri che ho in mente: potrà essere tutto, potrà essere niente, lo farò con sincerità e sarà verità. Scriverò per te questa notte d’estate, scriverò per te la notte intera e prima che il sonno sopisca i miei sensi, ti abbraccerò e sarai ancora mia. © Copyright by: Andrea Vanni |