Racconto in tre capitoli
di Monica Fiorentino
e Angelo Di Pino
Prezzo: 3,50 euro
E-mail: cartooncult@inwind.it
Tel.: 333 9385362
|
|
PREFAZIONE
Pandor in pericolo è il titolo del lavoro di Monica Fiorentino e di Angelo Di Pino. In esso i due autori dimostrano di muoversi a loro perfetto agio tra i misteri della fantascienza. Il lavoro gode di coerenza nel suo intreccio dove i personaggi, che si presentano di mano in mano sono ben caratterizzati nella loro non-umanità. Nel lungo racconto possiamo imbatterci in trovate gustose come quella del cucciolo Nibli, “frutto di un esperimento sbagliato di Versin”, lo scienziato più importante del pianeta Pandor, regno di Boy. Tuttavia, pur muovendosi tra galassie ed esseri extraumani la Fiorentino e il Di Pino non riescono a dimenticare i sentimenti propri dei terrestri; sentimenti negativi e positivi, i quali costituiscono la molla che fa muovere tutti quegli strani esseri: amore, odio, perfidia, vendetta, lealtà.
Alla fine è l’amore che vince e Pandor sarà salvo grazie a questo sentimento che unisce Lia e Dan. Il quale, quando Lia andò da lui a pregarlo di ritornare, la scacciò indossando una “maschera costruita sul momento ma troppo pesante da sopportare”. I due giovani quindi, riappacificati, riusciranno a salvare il regno dalla totale distruzione.
Celeste Chiappani Loda
Primo Capitolo
Quando sul Pianeta Pandor regnava la pace, era vera pace. Benché di superficie ridotta rispetto agli altri territori molto più sviluppati ed estesi della Galassia, era così ricca di vegetazione non artificiale e acque cristalline ottime da consumare che abitarla rappresentava una fortuna.
Piano una farfalla dalle ali variopinte si posò sopra la corolla vermiglia di un fiore che spuntava dalla rocciosa crosta, delicato e forte col suo stelo robusto e flessibile insieme. Nel godere dello spettacolo di quei colori Lia, seduta a terra sentì nel suo cuore di nuovo la gioia, quella intensa, dolce e meravigliosa che dai tempi lontani del suo amore con Dan non riusciva più a provare. Intorno gli Astri si muovevano regolari e il cielo sconfinato appariva nel suo mantello di nero velluto, una cupola luminescente di stelle tranquille solcata a tratti dall’andirivieni, delle navicelle brulicanti di operosità. Ridendo Lia avvicinò silenziosamente il dito verso il fiore per sfiorare l’insetto senza spaventarlo, quando d’improvviso un potente boato spezzò l’atmosfera e una vampata violenta di fuoco prese a radere al suolo ogni forma di vita, innestando con l’incontro dei motori attivi delle macchine in movimento una catena di piccole e medie esplosioni a catena. Scaraventata contro il terreno ormai un manto di fiamme Lia cercò allora nei propri polmoni un po’ di fiato per chiamare il nome di Versin, ma di lontano fra il fumo denso e soffocante la mano troncata di Dan apparì fino al polso aperta verso di lei, come venuta per salvarla e nello scorgerla lei urlò con tutta la foga che aveva in corpo per balzare poi dal sonno madida di sudore.
“Stavi solo sognando Lia…” l’ammonì la voce metallica di Nibli avvicinandosi col suo lungo e flessuoso corpo composto di palline tenute salde da cavi ad altissimo livello tecnologico, al suo letto per darle conforto “Era solo un incubo” l’assicurò il buffo animaletto artificiale dai grossi occhi rossi lampeggianti. Voltandosi verso il finestrone della sua camera che affacciava sul lato est di Pandor per accertarsi della pace, Lia provò una fitta profonda allo stomaco “Non credo sia stato soltanto un incubo Nibli…”.
Drizzando la coda e tirando sopra il capo guardingo il piccolo si fece attento “Un’altra delle tue premonizioni?” Scendendo dal grosso letto di zincato coperto da una trapunta dai motivi del rosa Lia annuì con la testa tirando adagio le gambe nude fuori dalle calde coltri, dormiva con addosso solo una camiciola bianca e non aveva mai avuto freddo, tranne dopo quel sogno. Sfilandosi velocemente la veste notturna lei cercò il vestito turchese a tentoni sopra la sedia ergonomica accanto alla scrivania, dove ricordava di averla lasciata la sera precedente “Non ne sono certa… ma alcune delle mie doti angeliche mi sono rimaste anche dopo l’intervento di Versin che mi riportò in vita”.
Ammirando le belle ali metalliche che purtroppo erano rimaste lesionate e su cui il Dottore stesso, benché luminare delle scienze poco aveva potuto agire, Nibli storse il curioso musetto “Vuoi parlarne col Professore adesso?”. Annuendo come una furia Lia uscì tenendo ben chiuse le sue estremità alate, onde non spaventare coi suoi timori gli altri abitanti della Base. Strisciando fino al comodino Nibli si allungò verso il ripiano e rubò dalla ciotola i suoi biscottini preferiti, un concentrato fragrante di ioni che ogni mattina Lia teneva in serbo per la sua colazione e gli lanciava allegramente dal letto per iniziare in maniera più gioiosa la giornata. Essere preoccupato non gli toglieva affatto l’appetito, questo era certo!
Attraversando con andatura veloce ma contenuta i corridoi della Base, Lia notò che tutto era all’apparenza calmo e tranquillo, le calde pareti color crema abbracciavano il passare operoso dei cyborg e dei pandoriani intenti nelle loro attività come ogni giorno, gruppi di professori discutevano delle loro tesi e delle loro ricerche accanto ai finestroni e vedendola passare la salutavano cordialmente. Nella Fortezza di Boy tutti avevano preso ad amarla e rispettarla accogliendola come una di loro sin dal primo momento, i pandoriani erano un popolo pacifico e intelligente e quella Centrale lasciata loro dal Re Boy, primo governatore del Pianeta, era per tutti un Centro non solo di protezione e tutela da ogni pericolo ma anche un luogo atto a proseguire studi e ricerche, grazie alle camere scientificamente progredite e tecnologicamente strutturate che il loro Re aveva progettato e lasciato pubbliche, e l’entrata di lei, estranea alle loro radici non li aveva affatto turbati, anzi al contrario li avevi fatti gioire, accrescendo la Fondazione di un valido elemento. Entrando fra le porte automatiche in lega di amianto nella stanza numero sette dov’era il motore centrale della Base, il viso di lei divenne cereo nell’incontrare il profilo preoccupato di Versin che seduto nella sua poltrona di cuoio scuro, interrogava cupo lo schermo sul quale griglie al neon sondavano velocemente l’andamento costante dell’intero Pianeta e quello del Sistema circostante.
“Buongiorno” esordì Lia mal celando il suo disagio. Pigiando preoccupato il pulsante di spegnimento, l’uomo chinò la testa “Hai sognato stanotte Lia, vero?”. Facendo vibrare l’ammasso di ferri e lacci che formavano le sue due splendide ali artificiali l’Angelo annuì “Non era un attacco nemico a mettere in pericolo Pandor… ma fiamme alte e il pianto dei bimbi e delle donne era forte…”
Con dita tremanti il professore carezzò le proprie tempie all’attaccatura dei corti capelli brizzolati, poi posò il palmo gelido sul dorso dalla mano di Lia “Il tuo sogno non era nitido quanto avresti voluto vero? Per questo stai soffrendo, preoccupata?…”
Perdendo lo sguardo dentro gli enormi schermi che tappezzavano per intero la Sala Magna della Fortezza, dinanzi ai movimenti che loro riportavano regolari e nei canoni dei vari Pianeti Lia sentì assalirle il dubbio “Nel sogno c’era la mano di Dan, professore. La destra. Quella stessa che Natindomi gli tranciò di netto”.
Notando che Lia era uscita dalla sua camera talmente in fretta da non aver infilato nemmeno i suoi stivaletti, il Professore accese nuovamente lo schermo che aveva appena spento. “Non hai perso le tue doti di veggenza Angelo d’acciaio, anche se non vaghi più come nella tua natura per la Galassia, ma vivi ormai a Pandor stabile, resti una Creatura Eletta piccina”. Muovendosi con uno scatto fulmineo tanto veloce da far girare per ben due volte la poltrona vicina sul suo perno, Lia girò nervosa su stessa. “C’è qualcosa, vero?” Egli annuì. Stringendo i pugni l’Angelo trattenne a stento la propria furia “ I pandoriani mi hanno accolta e amata come fossi stata una di loro nel momento più tragico della mia esistenza… ed io sono riuscita a ripagarli togliendo loro la persona più importante ed in questo momento di grosso pericolo, riesce a capire come mi sento?” Comprendendo le sue parole che esprimevano appieno la gravità della minaccia che avevano percepito nella veggenza, Versin le rispose a tono “Non è soltanto tua la colpa Lia. Sia tu che Dan avete torto in eguale misura. Anche lui non ha dimostrato certo lasciando volutamente la Fortezza, la giusta dose di maturità e la piena coscienza del suo vero ruolo a Pandor. Come unico figlio di Boy, unico anche come erede, doveva forse incassare meglio e credere di più nella sua missione”.
continua |