PREFAZIONE
Già abbiamo incontrato Monica Fiorentino in altri scritti, assieme ad altri
nomi. Stavolta l'autrice vuole esprimersi da sola proponendosi con questa
brevissima serie di racconti, che viene unita nel titolo Il lucidastelle. Titolo
che designa il “lavoro” di Arcangelo, il primo personaggio che incontriamo.
Tale personaggio, con tutti gli altri, è il prodotto dell’immaginazione di
quando, bambina - lo spiega la stessa Fiorentino nel prologo - li creava per sé,
facendoli protagonisti di storie.
Ed essi l’hanno seguita fin qui innescando in lei il desiderio di portarli allo
scoperto, di fissarli cioè, nel loro sentire e agire, nelle pagine che seguono.
Così troviamo angeli e spiriti della Terra, del Cielo e del Mare che
interagiscono con alcuni dèi della mitologia soprattutto greco-romana.
Essi si muovono sempre sotto la spinta della bontà, dell’amore, dell’in-vidia,
della malvagità; come a dire il Bene contro il Male, lotta perenne che regola la
vita sul nostro pianeta.
In un desiderio di autodifesa, di autoconsolazione, nelle storie di Monica
Fiorentino il Bene vince sempre. Inespresso un desiderio, quindi, che ha
sfiorato almeno una volta nella vita ciascuno di noi: possedere la bacchetta
magica per poter cancellare, in un unico colpo, tutte le brutture entro le quali
siamo costretti a muoverci giorno dopo giorno, ora dopo ora.
Celeste Chiappani Loda
ARCANGELO Levando gli occhi
al cielo il cuore di Turati si strinse in una morsa, no, non era più soltanto
una sua impressione ormai, le stelle stavano davvero perdendo tutta la loro
lucentezza, di lontano apparivano opache e non emanavano più quei bagliori forti
di un tempo capaci di disegnare quella via di diamante nel trapuntato velluto
nero della notte capace di incantare qualsiasi sguardo. Il tramonto sfumava
l’azzurro del mattino con tinte scarlatte piombando subito nel cupo delle
tenebre, senza più acquisire quella breve parentesi sospesa durante la quale
piano, piano come minuscoli gioielli minuti puntini scintillanti ad uno ad uno,
spuntavano ad allietare birichine il passaggio dall’operosità al riposo
introducendosi guardiane sui sogni delle Umane Genti. Il firmamento stava
progressivamente ed inesorabilmente perdendo tutto il suo volto sfavillante, di
questo lei era certa osservando a lungo e minuziosamente sopra il suo capo la
cupola celeste.
Battendo le morbide ali del suo candido piumaggio Turati tirò indietro i lunghi
capelli castani e si rannicchiò sul punto più alto della scogliera, nascondendo
i piedi nudi sotto la lunga gonna di raso. Capri intorno senza stelle era come
una natura fredda senza più poesia e tutti i suoi abitanti non portavano più
dipinto sul viso quella loro strofa romantica. “Non credo che Arcangelo passerà
stanotte... ormai è troppo tempo che non svolge più il suo lavoro! Non è solo
una tua fantasia angelo del mare, anche io ho notato la sua assenza da un po’ di
tempo a questa parte” l’ammonì d’improvviso la voce profonda alle sue spalle di
Nemo lo spirito dell’acqua, che levandosi fiero dai flutti nella sua bardatura
di fluida spuma le si mosse accanto. “Le stelle stanno perdendo luce giorno per
giorno, lo straccio dell’angelo lucidastelle manca di pulirle ormai da una
settimana e più. La polvere soffoca i loro raggi come puoi ben vedere e le mie
stesse onde che chete vanno a cullare col loro moto le coste, non hanno più
nell’anima l’argento che ricamava gli orli delle spiagge e tristi si infrangono
a bagnare solo la sabbia senza arricchirla più di quella magica rima di un
tempo!”. Perdendo lo sguardo sui tetti delle case, sulle scale di pietra buie e
sulle foglie nude dell’antica patina sonnolenta e preziosamente delicata della
luce stellare che una volta le rendeva vive, Turati provò un’ondata di
insostenibile malinconia. “Qualcosa deve essere accaduto ad Arcangelo, ne sono
sicura. Io lo conobbi in una notte di tempesta di molti anni fa in cui senza il
suo aiuto molti Umani sarebbero morti sotto la violenza delle intemperie, quella
volta data la pioggia lui non era di turno e non esitò nemmeno un istante a
venirmi da spalla. È un Angelo giusto, seppure vesta di fuliggine le sue piume e
di nero carbone le sue guance ha sempre mostrato sincero il petto a quanti in
pericolo, comportarsi così non è affatto nella sua indole. Seppure facenti capo
a due Eserciti diversi, quello mio del Mare e suo del Cielo fra noi non sono mai
esistite barriere dopo quella nottata in cui a quattro mani affrontammo la
paura. So bene quanto lui ami gli Uomini e le sue stelle, non sbaglio a pensare
che la sua assenza non dipenda dalla sua volontà” sfogò Turati all’amico
aprendogli il suo cuore appesantito e roso dal dubbio.
Calcando l’elmo bellico sul capo Nemo cercò parole buone per il suo animo ferito
“Forse il lavoro è tanto e lui ha dovuto cambiare un poco i suoi ritmi abituali,
forse sta organizzando diversamente le cose ed ha bisogno di lavorarci da solo
in questo periodo o probabilmente è stato proprio Serafino ad impartirgli orari
che ancora sono da definirsi operativi...”. Ma aprendo di botto le ali Turati si
librò nell’aria “Io vado a cercarlo. Lassù sicuramente ne sapranno più di noi
dal basso, restare qui a rodermi solamente non è certo producente per nessuno”
sentenziò stizzita lei che già fin troppo a lungo era rimasta con le mani nelle
mani ad attendere il ritorno dell’amico. Lasciandola andare lo spirito strinse
forte in pugno il suo tridente di algido ghiaccio ben appuntito e mosse in
avanti la testa in segno di assenso “Se hai bisogno bussa pure alla mia barriera
e ti verrà aperto!”. Salutandolo col palmo aperto della mano la creatura sparì
rapidamente, Nemo aveva fiducia in lei ma soprattutto nei suoi nobili
sentimenti, non era uno sciocco ed aveva assistito più volte agli incontri
notturni fra Turati fiera e affascinante nella sua impalpabile veste marina e
Arcangelo dolcissimo nei suoi modi goffi dal bellissimo torso nudo graffiato di
grigio carbone e sapeva il cuore di lei perdutamente innamorato, e certo forte
di tale sentimento sarebbe stata solo lei l’unica in grado di ritrovarne le
tracce.
Fulminea Turati oltrepassò il breve muro dell’atmosfera e si fermò ansante sul
morbido pavimento del piano superiore celeste, sbirciando affannata intorno alla
ricerca di qualcuno. Da così vicino le stelle solitarie apparivano in tutta la
loro tristezza solo dei pezzi freddi di pietra. “È da parecchio che manca loro
un’energica passata di straccio non trovi Turati?” l’ammonì la voce pacata del
Supremo dai lineamenti finemente delicati e i bei capelli lucenti “Tu e
Arcangelo siete molto amici ma noto nel tuo smarrimento un qualcosa di incredulo
ancora. Nemmeno a te dunque ha dato avviso della sua dipartita?”. Scuotendo il
capo l’angelo del mare cercò di intendere nelle parole del Serafino l’accaduto.
“Soltanto questo lui mi ha lasciato tempo fa ormai... una lettera sporca di
polvere agli orli scritta con instabile grafia, nella quale adduceva solo di
volersene andare riscontrando il suo lavoro non più necessario visto il
portentoso avvento delle luci al neon artificiali lungo le strade terrestri”.
Tirandogli letteralmente di mano la missiva Turati col cuore colmo di rabbia la
lesse velocemente e la sua anima tremò all’istante. Quella ai bordi non era
polvere bensì bruciato e la grafia tanto maniacale non era affatto quella
grossolana e genuina del lucidastelle, confusa l’angelo ripiegò il foglio e lo
riconsegnò all’Eletto. “Ha saputo solamente lavarsene le mani senza nemmeno
avere il coraggio di affrontarmi! Io riconosco la bontà del tuo affetto cara
Turati e comprendo che tu hai sempre creduto in lui, ma io sto soffrendo adesso
troppo. La luce artificiale non sarà mai dello stesso splendore delle stelle e
la luna gonfia nelle sue meravigliose gravide fattezze può essermi da testimone,
lui ha deciso di lasciare il delicato ricamo dalle fragili bellezze antiche
all’incedere del moderno e funzionale senza interpellare nessuno. Questo mi
ferisce!” e appallottolando di getto la carta l’angelo addolorato l’infilò fra
le pieghe della sua lunga veste imperiale, larga sul suo fisico piatto.
“Serafino dovete ascoltarmi io conosco Arcangelo da anni, le sue storie narrate
ogni notte al chiaro di luna mi hanno insegnato qualcosa di lui, il suo sudore
ha suscitato in me il desiderio di essergli sempre accanto, la sua fierezza mi
ha fatto capire l’importanza delle piccole cose e le sue guance sporche hanno
instillato per me l’ammirazione verso il suo animo bonario e pulito. Il
lucidastelle non di suo ha dovuto lasciare il cielo e le stelle che tanto amava.
Quella lettera non...” ma stoppandogli in bocca le parole levando
perentoriamente la mano il Santo scosse il capo adirato “Tu vedi cose che non
sono Turati per il troppo bene che nutri verso di lui, l’amore ti ha fatto
perdere la giusta cognizione delle cose ormai. Un documento inconfutabile hai
letto coi tuoi stessi occhi, come puoi ancora batterti in sua difesa?”.
Zittendosi dinanzi a tanta collera l’angelo piegò le sue ali e chinò il capo
mascherando il suo disappunto con la maschera della diffidenza malcelata. Quanti
bambini aveva reso felice con l’energia del suo straccio pulendo le stelle,
quanti amanti aveva fatto sognare e fanciulle innamorare Arcangelo col suo
lavoro ma questo era stato di colpo dimenticato, per il volere malvagio di un
foglio riempito in fretta.
Bisognava sempre prima di scrivere il presente di qualcuno sbirciare anche un
poco nel suo passato, Serafino pure tanto saggio e giusto nelle sue cose era
invece tanto accecato dalla rabbia da non ricordarlo, e questo non era affatto
stato un bene per lei che neppure aveva potuto terminare il suo discorso.
continua |