Racconti di Monica Fiorentino
Pagine: 27
Prezzo: 3,50 euro
E-mail: cartooncult@inwind.it
Tel.: 339 9385362
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PROFILO ARTISTICO
FIORENTINO MONICA è nata a Sorrento (NA) il 03/10/76, dove vive e lavora.
Ha partecipato a diversi Concorsi Letterari in Italia e all'Estero con discreto
successo, ed è questo il secondo libro della trilogia iniziata nel 2002 dal
titolo «ALI DI CARTA». Ha al suo attivo già altre pubblicazioni «FOSSE AMORE»
(poesia), col gruppo Volo Pindarico «CONTATTI» (prosa), «BLU» (poesia), «ANGEL
CRY» (prosa), insieme ad Angelo Di Pino «PANDOR IN PERICOLO» (prosa), «IL
LUCIDASTELLE» (prosa). In collaborazione con la Fumetteria CartoonCult di
Castellammare di Stabia (NA) ha prodotto «DREAM» e «MxS» racconti illustrati
attualmente on-line. Sogna di tornare un giorno a Matera.
Primo racconto: PIERRE ANGELO SOGNATORE
C’era una volta un Angelo di nome Pierre che viveva in Cielo
portando nel cuore un grande sogno: ballare.
Di stirpe diversa da quella Umana ben sapeva che per lui mai sarebbe stato
possibile calcare gli splendidi Teatri dove dall’Alto spiava esibirsi in
meravigliosi spettacoli gli altri ballerini, ma cullando comunque il suo
desiderio si allenava ogni giorno dopo avere compiuto il suo operato di Custode,
in solitudine, indossando l’unico paio di scarpe logore che si era cucito con le
sue stesse mani, senza un pubblico e senza luci, bruciando il suo sogno
chiudendo gli occhi ed elevandosi sulle punte, vedendo attorno mille volti e
udendo nelle orecchie mille applausi con la mente soltanto.
Di tanto in tanto di nascosto, col favore delle tenebre ballava nei boschi
descrivendo col suo stesso corpo nell’aria coreografie stupende, disegnandole
coi suoi sguardi e con l’armonia delle sue gambe al suono di melodie soltanto
vive nella sua testa. Felice.
Un giorno però dopo il suo turno, girovagando come suo solito fra le quinte dei
Teatri per spiare le prove degli artisti prima di ogni spettacolo, l’angelo
scorse una ballerina seduta sopra una sedia bassa intenta a litigare col suo
compagno. Dal viso dolce ma dall’aria altezzosa e stufa, la giovane Umana stava
rimproverando lui perché stanca delle lunghe ore di prove, della fatica e vuota
d’ogni stimolo interiore, era sicura per quella sera di non voler più fare la
sua parte.
Stupito a quelle parole Pierre sentì nel suo cuore un livore enorme, l’abito da
palcoscenico di lei era lucente e ricco di tulle e merletti, le scarpette nuove
e appuntite, i fermagli ad alzarle i capelli un turbine di perle. Come poteva
dalla sua bocca uscire una congiura tanto infamante?.
Conscio di andare contro le ferree Regole di appartenenza angelica, calcando sul
suo viso una maschera e indossando le sue scarpette di getto l’angelo deponendo
le sue stesse ali, consapevole del castigo cui sarebbe andato incontro che
equivaleva alla morte, scese in Terra.
Inghiottire l’affronto che lei muoveva contro la sua adorata danza fingendo di
non aver visto, sarebbe stato cento volte peggio che morire per lui.
Entrando dalla porta posteriore nel momento stesso in cui il compagno di lei
vinto si allontanava, Pierre fasciate le sue ferite celando dietro il volto di
porcellana una smorfia di atroce dolore, prese la mano della giovane senza
proferire parola e la trascinò sul palco deserto.
Sotto l’unica luce al neon accesa dal basso voltaggio, lui si sollevò sulle
punte e portò dolcemente lei nel suo mondo di musica e passi immaginari,
volteggiando con maestria e leggiadria. Gli occhi della giovane si fermarono in
quelli dello sconosciuto dalle scarpine sporche di fango rappreso e bucherellate
ai lati, col cuore in tumulto. Tenendo strette quelle mani lei percepì
d’improvviso di nuovo gli spasmi dei primi allenamenti, la fatica delle lunghe
ore di lezione ormai dimenticate, gli sforzi compiuti sulle punte dure e vecchie
iniziali e sentendo dentro nuovamente il fuoco solo sopito, sollevò le sue
lunghe gambe e descrivendo nell’aria l’arco perfetto danzò con quello straniero
il cui nome certo non era da cartellone, il suo pezzo più difficile, provando la
gioia più immensa. Specchiandosi nei suoi occhi.
Quella sera salì sul palco e ballò meravigliosamente senza voltarsi mai verso il
pubblico, seguendo la musica e i passi che erano solo nel suo cuore e nella sua
anima. E quando gli applausi piovvero scroscianti a firmare il successo
dell’Opera lei corse nelle quinte e in lacrime si gettò sul corpo di Pierre
ormai riverso al suolo, cullandolo nel suo grembo dolcemente. Torcendosi dagli
spasmi dei dolori l’angelo si sollevò a baciarle la fronte in un ultimo ansito
di vita e lei carezzandogli muta la schiena, percepì sotto la sua veste il
groviglio di bende che sciolto mostrò ai suoi occhi increduli due lunghe ali di
nero tatuate, al posto dove una volta erano state le sue belle ali d’angelo e
scuotendo il capo in silenzio sfiorò la sua guancia con un bacio.
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