Racconti di Antonio Greco
Pagine: 76
Prezzo: 5,50 euro
E-mail: a.greco5@inwind.it
Telefono: 328 9282824
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PROFILO ARTISTICO
ANTONIO GRECO è nato a Bagnolo del Salento (LE) il 09-11-1929.
Istruzione: Istituto Tecnico Commerciale (Ragioneria)
Esperienze professionali: dal 1956 al 1990 rappresentante di commercio,
gestione e contabilità nell’ambito del commercio alimentare. Pensionato dal
1990.
Interessi: Amore per il mare, gli animali, la natura tutta e tutto ciò
che ispira sentimento.
Carattere: Romantico, tradizionalista, amante della pace in tutte le sue
forme e a tutti i livelli. Impulsivo e di facile arrab-biatura in presenza di
situazioni d’ingiustizia. Odio per l’ipo-crisia, l’immoralità, i sotterfugi.
Sensibile, generoso e dispo-nibile, ma, anche fermo e deciso, ove necessario.
Hobby: Scrittura e lunghe passeggiate.
Primo racconto: ANNA
Un’intensa bufera di neve imperversava in quel momento nella zona, ma Anna,
incurante di quanto avveniva fuori, si preparò in fretta ed uscì. Aveva un
appuntamento molto importante e non voleva rischiare di fare tardi.
Quell’incontro poteva significare la svolta decisiva della sua vita; nonostante
la sua relativamente giovane età, Anna aveva già collezionato troppe delusioni
perché potesse pensare di aggiungerne un’altra alla sua già ricca “collezione”.
Il treno proveniente da Milano si arrestò sotto la pensilina della stazione
centrale della capitale, in perfetto orario. Trepidante, Anna attendeva di veder
comparire Franco venirle incontro. Trascorsero così pochissimi minuti, mentre
sentiva il cuore batterle in gola, e, finalmente, ecco che Franco comparve tra
la folla che si accalcava verso l’uscita. Lei mosse lentamente alcuni passi
verso di lui, poi ci fu l’incontro in un caloroso abbraccio, davvero
emozionante, con qualche lacrima che Anna si lasciava scendere lungo le gote
arrossate dal freddo. Aveva percepito subito la sensazione che Franco fosse
davvero innamorato di lei, per questo ora traspirava gioia da tutti pori.
Mezz’ora più tardi giungevano in taxi a casa della donna, un villino molto
carino e accogliente, con giardinetto intorno, alla periferia della città.
Anna era un medico generico, aveva 32 anni, formosa, bruna, capelli e occhi
neri, ma alle sue spalle c’era un passato sentimentale davvero disastroso;
sembrava che la sfortuna si fosse accanita proprio contro di lei. Così, un
giorno era partita per gli Stati Uniti, con il fermo proposito di cambiare
radicalmente la sua esistenza, decisa a sfidare quella maledetta iella che la
perseguitava ormai ovunque. Fu proprio lì, in un albergo di Nev York, che aveva
conosciuto Franco, dove il medico si trovava momentaneamente per una delle sue
rare partecipazioni ad un meeting. In quell’occasione, Anna ebbe la sensazione
che qualcosa di nuovo stesse per entrare nella sua vita. La sua esistenza stava,
forse, per avere quella svolta che lei da tempo attendeva. E quello doveva
essere soltanto il punto di partenza verso il raggiungimento di quegli obiettivi
che da tempo si era prefissati: professione e amore; soprattutto AMORE,
naturalmente come lo intendeva lei. Pertanto, dopo un brevissimo periodo di
permanenza oltreoceano, Anna fu felice di riprendere, ma insieme al professor
Franco Silvestri, la via del ritorno a casa, abbandonando così quel progetto col
quale era partita dal suo Paese, piena di speranze, ma anche con tante
incognite, pochi giorni prima. Iniziava così, per i due, una storia
sentimentale, per certi versi, difficile da definire, ma che Anna ne era
entusiasta ed era fermamente decisa a credere che la buona sorte, finalmente, si
era accorta della sua esistenza. Il rapporto tra i due procedeva nel
migliore dei modi, tuttavia, Anna era ben consapevole di non aver vinto ancora
la sua lotta contro la perseguitante sfortuna...Franco era un medico specialista
romano, un ottimo professionista, scrupoloso e rispettoso del codice
deontologico, ed era anche un uomo molto timido e schivo. Non amava mostrarsi
troppo in pubblico e spesso disertava convegni e seminari. Cinquantatre anni,
distinto, di carnagione bruna e capelli neri, ma con qualche sfumatura di bianco
ai lati, Franco aveva un’amara esperienza coniugale alle spalle. Convolato a
nozze con Marisa dodici anni prima, aveva dovuto poi divorziare, pur essendone
innamorato, dopo essersi accorto che la donna lo aveva sposato per ragioni tutt’altro
che sentimentali.
Trascorse del tempo in un’atmosfera quasi idilliaca per la coppia, poi, come una
“pioggia a ciel sereno”, giunse improvvisa, sulla testa di Anna, l’offerta a
Franco della direzione di un’importante clinica privata nel capoluogo lombardo.
Franco accettò di buon grado, era un posto ambito, di gran prestigio e
responsabilità, ed in breve tempo lasciò la capitale d’Italia per raggiungere la
capitale lombarda, senza, naturalmente, la sua amica. Ma ciò che più preoccupò
Anna, fu che non poté sapere se e quando lo avrebbe raggiunto, poiché, non era,
naturalmente, nelle prerogative di Franco assumere personale. Tuttavia, le fu
assicurato che si sarebbe interessato vivamente e che al più presto avrebbe
raggiunto anche lei quella città. Franco aspettava che maturasse bene il momento
per far venire la sua amica, ma poi accadde qualcosa che cambiò radicalmente
tutti i suoi programmi.
Erano trascorsi alcuni mesi più o meno di normalità, poi seguirono alcune
settimane di quasi silenzio tra Franco ed Anna, quindi ci fu il “buio” totale
che fece sprofondare lei nella più nera disperazione; una vera angoscia.
Finalmente arrivò la voce di Franco che cercò di giustificarsi in qualche modo,
poi si sforzò per poterla rasserenare, assicurandole che i suoi sentimenti verso
di lei non avevano subito nessun cambiamento, perciò lei doveva essere
tranquilla; presto le avrebbe chiarito tutto. Ma, Anna, nonostante le sue
rassicurazioni, non riusciva più a mantenersi calma; ancora una volta si era
impadronita di lei quell’atroce angoscia che ormai ben conosceva. Poi giunse
quell’appuntamento alla stazione romana. Era arrivato, finalmente, il momento
dei chiarimenti. Aveva puntato tutto su quell’uomo, e quella, chissà, forse
poteva significare anche l’ultima, in assoluto, occasione di vita per lei,
perciò, in quell’incontro c’era tutto il suo futuro e la sua stessa esistenza,
per questa ragione non poteva assolutamente fallire.
Anna rientrò in casa velocemente dopo essere stata ad effettuare alcune piccole
compere per una romantica cenetta a due, la prima dopo circa sei mesi. Cercò
freneticamente nel mazzo la chiave dell’appartamento, la infilò nella serratura
ed aprì la porta. Entrò in casa chiamando Franco che però non rispondeva. Allora
cominciò il giro delle stanze continuando a chiamare, ma di Franco nessuna
traccia. Poi si trovò davanti alla stanza da bagno e temette il peggio, subito
il cuore cominciò a batterle forte. Bussò ripetutamente ma non ebbe alcuna
risposta, quindi, tremando, decise di aprire la porta, e, con sollievo, notò che
la stanza era vuota. «Sia ringraziato il cielo!» mormorò. Ma dov’era finito?
Dove poteva essersi cacciato? Lei era mancata solo poco più di mezz’ora, e lui
era sparito nel nulla. Forse si era accorto che gli mancava qualcosa ed era
uscito. Ad ogni modo era inutile preoccuparsi, certamente sarebbe tornato in
tempo per la cena. Ma quella sera Franco non tornò.
Una donna affascinante, se pur non più tanto giovane, dai tratti esotici, alta,
statuaria, dal portamento aristocratico, si presentò al domicilio di Anna alle
sei di un fresco pomeriggio di Marzo. Erano trascorsi circa quaranta giorni da
quella sera in cui era scomparso Franco, Anna aveva atteso per tutto quel
tempo, disperandosi e pensando che quella maledetta iella, ancora una volta,
aveva vinto contro di lei. Invitò la persona ad entrare e la fece accomodare
chiedendole chi fosse e lo scopo della sua visita.
«Sono la signora Luisa Silvestri. Lei è la dottoressa Anna De Marchi»? «Sì, sono
io. Cosa posso fare per lei? Ma... ha detto Silvestri»? «Sì, Silvestri» «È forse
il cognome del marito?» «Naturalmente! Mio marito è il professor Franco
Silvestri. Lei conosce quest’uomo, vero?» «Sì, certo! Ma... ha forse sue
notizie?» «No, purtroppo!» «Capisco. Ma, per quanto mi risulti, voi siete
divorziati...» «È vero, ma questo ha poca importanza. Io pensavo che lei potesse
darmi qualche notizia del mio ex marito, ma forse lei ne sa quanto me...» «È
proprio così!» «Naturalmente io non voglio entrare nelle faccende vostre, ma...
se lei volesse confidarsi con me, forse potrei aiutarla...» «Non ho
assolutamente niente da dirle, tuttavia sono fatti personali che non la
riguardano. Lei non è più sposata a Franco, e se anche lo fosse ancora, dovrebbe
provare a chiedere a lui le informazioni che le servono, e non certo a me. Noi
ci vogliamo bene, se è questo che vuole sapere.» «Mi dispiace deluderla,
signorina Anna! Non penso proprio che Franco sia innamorato di lei, anzi,
proprio per questo io sono qui. Perdoni la mia franchezza, signorina, ma lui è
innamorato cotto di me e basterebbe un mio piccolo cenno per farlo correre
precipitosamente a rifugiarsi sotto le mie lenzuola. Ma questi fatti a me non
interessano, io ero venuta qui solo per aiutarla, ma vedo che l’argomento non è
di suo gradimento». «Io penso, invece, che lei sia una perfetta bugiarda, ed
anche un’ingenua, perché non conosce i nostri rapporti, ed è venuta qui solo per
insultarmi, per umiliarmi. Non è forse così? Lo dica, su.» «Mi stia ad
ascoltare, signorina; io so che queste mie parole le hanno fatto molto male, ma
avevo il dovere morale di avvertirla, non vorrei che una donna bella e giovane
come lei dovesse poi un giorno soffrire per un uomo che, forse, anche a causa
della differenza di età, le vuole bene più come una figlia che non come la
compagna della sua vita. Forse mi odierà per questo, ma è così. Un’altra cosa ho
da dirle: quando concessi il divorzio a mio marito, lo feci solo per uno scopo
ben preciso; non ho mai amato Franco, ma non volevo concedergli il divorzio per
motivi che non posso spiegarle. Se pensa che io possa essere gelosa di lei, non
potrebbe pensare niente di più sbagliato; il mio interesse verso quell’uomo, non
ha nulla a che vedere con i sentimenti. Adesso sarò più chiara: di lui a me
interessano solo alcune “cosette”, dopo che l’avrò ottenute, le nostre strade si
divideranno per sempre, ammesso che Franco si rifaccia vivo. Questo è tutto. Ed
ora tolgo il disturbo.» Anna rimase impietrita, sbalordita, confusa come non
mai; non riuscì nemmeno ad accompagnarla alla porta. Quella visita giungeva
proprio a sproposito. Ma cosa avesse voluto veramente dire quella donna, non
sapeva proprio spiegarselo. Era convinta che avesse avuto uno scopo ben preciso:
umiliarla; era molto chiaro. Franco l’amava, n’era certa, non poteva amare
quella donna dalla quale aveva chiesto il divorzio.
continua |