PROFILO ARTISTICO
GIUSEPPE INO - Nasce a Castellammare di Stabia (NA) il 27 marzo del 1972, dove
vive e lavora attualmente.
Inizia a scrivere per caso (ma non troppo) all'età di quindici anni, con una
personale rilettura di un racconto di Edgar Allan Poe “La maschera della morte
rossa”. Da quel momento sono nate diverse raccolte di racconti di genere
prettamente “dark”.
Ha partecipato a diversi concorsi letterari, pubblicato un paio di volte su
riviste letterarie amatoriali e ricevuto diverse proposte di pubblicazioni,
anche se in piccoli ambiti editoriali.
Altre passioni sono i fumetti, il cinema, il computer e internet, la lettura.
Autori preferiti: Stephen King; Clive Barker; Patricia Cornwell; Ken Follett;
Alessandro Baricco; Dacia Maraini; Patricia Highsmith.
Il romanzo preferito: “Imagica” di Clive Barker, che considera come “La Bibbia”
del genere horror e fantasy, assoluto e insuperabile.
Ha collaborato alla redazione del testo di un e-comic tratto da un suo racconto
“Lama” contenuto nella sua ultima raccolta: “Camera Obscura”. Con il gruppo
“VOLO PINDARICO” ha scritto il racconto “Sonno” contenuto in “CONTATTI”.
Sta realizzando una serie di racconti da pubblicare su un sito Internet.
Primo racconto: OCCHI INDISCRETI
Quella sera ero dietro la mia finestra ad osservarlo totalmente rapito da lui, costretto ad accontentarmi dello spazio esiguo della sua finestra appena di fronte alla mia.
All’età di trent’anni ancora non riuscivo a superare la mia timidezza, non riuscivo a controllare il forte batticuore che mi spingeva spesso e con il dovuto imbarazzo ad arrossire come un quindicenne.
Ma lui per me era irresistibile, lo guardavo appassionatamente passare e ripassare mentre attraversava la sua camera da letto.
Eccolo lì a torso nudo mentre s’infilava una t-shirt grigia della taglia giusta a risaltare i timidi muscoli del petto, assolutamente poco villoso.
Aveva gli occhi verdi, zigomi pronunciati, labbra carnose ed eloquenti, labbra che io definivo “chiaramente erotiche”.
Volevo conoscerlo con tutto me stesso, dalla punta dei piedi fino all’ultimo capello, ogni mia cellula lo desiderava con ardore e con passione, qualcosa che andava ben oltre il semplice desiderio sessuale.
Eccolo avvicinarsi all’improvviso alla finestra... che sciocco che ero!
“Lui si avvicina alla finestra e io istintivamente mi allontano per non farmi notare, sono proprio un adolescente alle prime armi! Povero me!”
Nella mia vita avevo avuto un paio di storie importanti, intense, appassionanti, chi mi conosceva mi reputava una persona “carne e sangue” e con le stesse caratteristiche cercavo di vivere i miei rapporti interpersonali.
Si allontanò di nuovo e io lì appiccicato al vetro completamente in sua balia. Eccolo togliersi i pantaloni rimanendo in mutande e girare per la stanza con inconsapevole disinvoltura “Chissà che non mi abbia notato e stia giocando un po’ con me!”
Avevo un’erezione, il mio cuore non smetteva di battere, non ne potevo più, non potevo ancora una volta correre in bagno a farmi una “sega” violenta per poi ricominciare a comportarmi come il peggiore dei depravati.
Lui si stava preparando, sicuramente era pronto per uscire anche quel venerdì sera, erano quasi le nove... basta! Era giunta l’ora di farmi coraggio e anche a costo di usare la scusa più banale di questo mondo, dovevo assolutamente conoscerlo.
Lui spense le luci, io feci altrettanto. Presi il cappotto, le chiavi di casa e mi precipitai giù per le scale come un forsennato, mi sentivo svenire!
Me lo sognavo anche di notte, sognavo la sua pelle calda leggermente sudata a stretto contatto con la mia, i suoi fremiti sotto le mie carezze, il suo piacere sorgere dal mio piacere e sempre mi “bagnavo” nel sonno come i primi orgasmi adolescenziali... doveva finire... era giunto il momento!
Ero fuori. E anche lui era fuori dal suo portone. Aveva un mazzo di chiavi in mano e attraversando di corsa la strada gli cadde.
Ecco, quello era il momento buono.
Corsi anch’io verso di lui intenzionato a raccogliere il mazzo di chiavi...
Successe tutto in pochi istanti... fulminei... tremendi... risolutivi nel modo più assurdo e inatteso.
Sentivo le forze abbandonarmi, la vista debole, pesante, avevo dolori tremendi in tutto il corpo, sangue dappertutto, ero sdraiato su un lettino di una sala operatoria, intorno a me un gran caos di medici e infermieri che si parlavano fra loro in modo per me incomprensibile.
Stavano cercando di salvarmi la vita, ero stato violentemente sbattuto in aria da un auto che non era riuscita a fermarsi in tempo da evitarmi, avevo fatto un volo di quattro metri.
Di fianco a me c’era un altro lettino, e lui era lì, disteso e immobile, ridotto come me, medici e infermieri intorno cercavano di rianimarlo, anche lui sbattuto per aria da quella maledetta macchina.
Iniziai a piangere mentre il mio cuore si fermò all’improvviso e la macchina che segnava il mio battito iniziò ad emettere un prolungato ronzio, dall’altra parte successe la stessa cosa.
Uniti e divisi in un colpo solo dalla morte improvvisa e cinica.
Voi credete nell’aldilà?
Non ci avevo mai pensato prima di allora, ma ciò che successe dopo fu come sognare, ancora ed ancora.
Sognai me e lui insieme in un mondo fatto di luce e pace, un mondo fatto di amore sempre e solo possibile, vidi me e lui sospesi nel vuoto che guardavamo in basso i nostri corpi straziati e senza vita.
Vidi me e lui mentre ci tendevamo le mani impazienti e frementi.
“Cos’è successo dottore?”
“La stavamo perdendo... lei e quell’altro ragazzo. Ma siamo riusciti a riprendervi... è stato una specie di miracolo. Senza di lei però, il signor Massimo non avrebbe potuto sopravvivere.”
“Come mai?”
“Aveva perso molto sangue, necessitava di una trasfusione urgente e il suo sangue è risultato compatibile.”
Andai da lui che giaceva ancora privo di conoscenza, mi sedetti accanto al suo letto, lo presi per mano e... piansi.
Piansi lacrime calde, copiose, amare e dolci al tempo stesso. Eravamo vicini eppure non potevo dirgli, mostrargli ciò che dentro di me era esploso a più riprese.
Si può amare una persona senza neanche conoscerla?
Forse no. Ma io lo sentivo parte di me, il mio sangue scorreva nelle sue vene per Dio!
Anche io ero parte integrante di lui... eravamo una cosa sola.
Tornai a casa e decisi di scrivergli una lettera, ero stanco di stare sempre e solo a guardare, facendo la parte del “maniaco”.
Scrissi, scrissi frasi e frasi, parole che esprimevano tutto il mio tormento per lui, tutta la mia tenerezza per lui, ciò che poteva succedere dopo non aveva più tanta importanza... oramai il mio sangue scorreva nelle sue vene.
continua con altri nove racconti |