Racconti di Marliviana Schilirò
Pagine: 46
Prezzo: 8,00 euro
E-mail: info@aganoor.it
Tel.: 347 5100084
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PROFILO ARTISTICO
MARLIVIANA SCHILIRÒ è nata a Cormòns
(Go) il 18/9/1941; attualmente vive a Basalghelle di Mansué (Tv).
Inizia a scrivere per caso, partecipando a un corso di scrittura creativa,
nell'anno accademico 1990/91. Visto l'esito positivo dei primi testi, ha
continuato per vari anni quell'esperienza.
Scrive preferibilmente racconti di fantasia per “cuori bambini di tutte le età”
Nel 1994 ne raccoglie alcuni in un libro intitolato “Il Portamagìe” edito dal
Centro Internazionale della Grafica di Venezia, che dedica alla sua prima
nipotina Soledad.
Nel 1997, con un altro gruppo di racconti pubblica “Annaly e il suo fantastico
mondo” Edizioni Mondo Unito, Padova, dedicato ancora a Soledad e al fratellino
di lei, Dylan, nato nel frattempo.
Con i suoi racconti propone attraverso la fantasia, valori spesso dimenticati
come l'amicizia, la condivisione, l'amore per la natura, i legami fra
generazioni.
Ha partecipato a vari concorsi letterari nazionali e internazionali, ottenendo
numerosi riconoscimenti in premi e segnalazioni.
È inserita nell'Enciclopedia degli Autori Italiani, curata dall'A.L.I. Penna
d'Autore, ed è presente in varie antologie.
Primo racconto: PRIMA CHE SIA INVERNO
Din-don, din-don.
Il suono del campanello scosse Valentina.
Chiuse il libro che aveva fra le mani, si alzò dalla sedia vicino alla finestra
e corse ad aprire la porta d’ingresso.
“Buon giorno Mirko, che cosa mi porti di bello questa mattina?”
Un giovane sorriso le rispose e una busta lunga e stretta color carnicino
chiaro, che pareva volesse nascondersi fra pieghevoli e riviste, incuriosì la
ragazza che l’afferrò velocemente dalle mani del postino.
Non le capitava spesso di ricevere posta da un po’ di tempo.
Da quando, cioè, era scomparso Giacinto,il suo piccolo unico fratello, nelle
acque di un laghetto di montagna durante un tragico fine settimana. Lei non
aveva più voluto restare nella casa dei suoi genitori, le riusciva troppo
pesante.
Aveva affittato un appartamentino in centro e viveva sola con il suo dolore. A
poco più di vent’anni la sua vita era divenuta una routine: lavoro, casa, e
viceversa. Da quel tragico giorno aveva via via accantonato ogni viaggio o
programma che avesse a che far con l’acqua: mare, fiumi, laghi.
“Sarà senz’altro una bella notizia, a giudicare dal colore della busta, vedrai!
Auguri e buona giornata, Valentina, le gridò il giovane e, agitando il braccio
per salutarla, sfrecciò via veloce sul suo rumoroso motorino.
Valentina richiuse la porta dietro di sé e tornò verso la sedia che occupava
prima, passando in rassegna la posta e lasciando, di proposito, per ultima la
busta color carnicino.
Attraversò rapidamente l’ingresso e vide, per un attimo, la sua immagine
riflessa nello specchio ovale appeso alla parete. Una cascata di capelli biondi
illuminò la superficie liscia e lei, appoggiando le riviste sul mobiletto
sottostante, si soffermò per qualche secondo a rimirarsi, accarezzando
delicatamente la busta appena ricevuta.
Non era vanitosa, ma, nonostante il momento difficile che stava passando, non
aveva mai smesso di curare il suo aspetto.
Era uno dei pochi interessi che le erano ancora rimasti.
Trasse dalla misteriosa busta, un bigliettino filettato d’oro, e lesse a voce
bassa: “Stefania e Roberto sono lieti di annunciare il loro matrimonio per
sabato 22 maggio p. v.
La cerimonia e il ricevimento si svolgeranno a bordo del piroscafo “Concordia”.
E poi, da un lato in corsivo: Ti aspettiamo, non mancare.
Seguivano le firme dei due giovani e un P.S.: Per essere in sintonia con
l’ambiente ti suggeriamo di indossare un abito d’epoca.
“Stefania si sposa” sospirò Valentina con un briciolo d’invidia.
Non vedeva quella sua cugina dal giorno del funerale di Giacinto.
Aveva saputo che con la sua famiglia aveva girato per mezza Lombardia e infine
pareva si fosse fermata nei pressi di Como, a poca distanza dal lago.
Per ciò aveva rimandato di giorno in giorno il momento di far visita agli zii e
cugini. Dentro di lei era sempre presente quel rifiuto verso le distese d’acqua
che invece di diminuire col passare del tempo, sembrava si facesse sempre più
vivo e forte.
Davanti a quel rettangolino romantico e invitante, Valentina rimase perplessa,
combattuta tra il desiderio di partecipare alla festa, rivedere zii e cugini,
godere di quell’occasione che le si presentava per vivere un’avventura fuori del
tempo anche grazie all’originale contorno d’epoca passata che il P.S.
dell’invito prometteva, e quella paura soffocante di trovarsi a galleggiare nel
bel mezzo del lago. Le rimanevano ancora parecchi giorni prima della festa;
Valentina conservò nel cassettino della consolle dell’ingresso la partecipazione
appena ricevuta, rimandando la decisione a un altro momento.
Un costume d’epoca, di raso rosso con guarnizioni di prezioso merletto bianco di
Burano, appeso nell’armadio nella sua custodia trasparente, era una tentazione
continua per lei. Lo aveva acquistato per partecipare a un veglione organizzato
dalla ditta in cui lavorava e al quale era stata quasi costretta a partecipare
coinvolta con insistenza dalle sue compagne.
Alfine si decise, e prima di lasciarsi riprendere dal panico e cambiare idea,
inviò a Stefania un biglietto che confermava la sua partecipazione alla festa di
nozze.
La giornata si presentò splendida, quando di buon ora Valentina salì sul treno
per Como, con la valigetta contenente il suo costume pulito e stirato di fresco.
Il treno correva sferragliando sui binari lucidi e lei guardava fuori dal
finestrino lo scorrere del paesaggio senza in realtà neanche vederlo, assorta
nei suoi pensieri.
Dopo tanto tempo si sarebbe trovata per la prima volta a contatto con persone
che quasi non ricordava più. Non si sentiva sicura di aver fatto la scelta
giusta accettando quell’invito. Quell’avvenimento veniva a dare un notevole
scossone al suo tran-tran, ormai quasi del tutto, piatto e ripetitivo. Come se
la sarebbe cavata tuffandosi di colpo in mezzo a una realtà certamente molto
diversa da quella che ormai era diventata un’abitudine scontata e dalla quale
non pensava di uscire così improvvisamente?
Suo cugino Andrea, il fratello maggiore di Stefania la stava aspettando davanti
alla stazione a bordo di una originale auto scura noleggiata per essere in tono
con l’insieme della festa.
Andrea non era molto cambiato dall’ultima volta che l’aveva visto, solo un po’
cresciuto in altezza e con una barbetta sbarazzina che gli copriva la punta del
mento.
La stessa aria scanzonata che lei ricordava. Glielo fece notare salutandolo con
un abbraccio, che cercò fosse più affettuoso possibile. Si accorgeva anche da
sola di essere diventata abbastanza freddina in quanto a effusioni dal giorno
della tragedia. “Non sei cambiata molto nemmeno tu” fu la risposta di Andrea, “A
parte le trecce che non ci sono più.
Sono felice di vederti qui finalmente, e lo saranno certamente anche gli altri.
Sei veramente molto carina, sai?”
Aggiunse squadrandola da capo a piedi. “Ma ora sbrighiamoci o faremo tardi alla
cerimonia. Passiamo un attimo per casa, così ti rinfreschi un pochino e ti
cambi. Poi raggiungeremo gli altri che sono già imbarcati sul piroscafo”.
Lei prese la valigia e lo seguì nell’auto.
A quell’accoglienza così naturale, si sentì subito più serena e rilassata.
Giunti alla villetta degli zii, immersa in un giardino rigoglioso, fresco per
tanto verde, notò una serie di ciotole traboccanti di azalee fiorite nelle più
svariate sfumature di colore, abbellire angoli, vialetti e giù, giù fino alla
balaustra che si affacciava sul lago sottostante.
Si sentì subito diversa, come trapiantata in un mondo nuovo, risvegliata
d’improvviso da un lungo sonno.
Rinfrescatasi e indossato il vestito che aveva nella valigetta, stringendo fra
le mani un romantico ombrellino tutto pizzi, seguì Andrea, di nuovo sulla
macchina.
Ripartirono più velocemente possibile verso l’imbarcadero.
Imboccarono la strada che costeggiava il lago e il cuore di Valentina incominciò
a battere forte.
Lo spettacolo che le si presentò davanti agli occhi era suggestivo al massimo.
L’acqua tranquilla rifletteva il colore del cielo e mille piccole creste di
spuma candida si rincorrevano vivaci sulla superficie del lago.
Mentre arrivavano al porto, Valentina chiuse gli occhi per scacciare l’effetto
paura che l’acqua ancora una volta riversava su di lei. Si appoggiò al braccio
di Andrea per salire sull’imbarcazione.
La cerimonia stava per iniziare.
Cascate di fiori bianchi e rosa scendevano, in un gioco di sfumature, da ogni
parte. Tutto era curato e perfetto intorno alla ragazza che, per un momento,
pensò di essere salita sulla macchina del tempo e di aver fatto un veloce
viaggio indietro di parecchi anni.
continua |