Raccolta di racconti
di Monica Fiorentino
Pagine: 32
Prezzo: 3,50 euro
E-mail: non indicata
Tel.: 333 9385362
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PROFILO DELL'AUTRICE
MONICA FIORENTINO è nata il 03-10-1976. Scrive sin da bambina anche se solo dal
1999 ha cominciato a pubblicare raccolte in prosa e poesia. Ha partecipato con
discreto successo a concorsi letterari in Italia e all'estero. Dal 2001 lavora
sulla saga di Ali di carta che spera di completare. Ama le maschere e le
orchidee.
Angelo
di Dio...
DELIO DORIA ANGELO DI DIO
C’era una volta una creatura dalle morbide ali di bianca
piuma, i capelli corvini e le rosee guance di nome Delio Doria. Dolce e
sensibile angelo di Dio nato per divenire un giorno il custode di una creatura
umana, viveva egli unicamente per quel momento e vivace d’ingegno e forte nel
braccio non risparmiandosi neppure un poco studiava e si allenava ogni giorno
per ore, abile con l’arco e le frecce, dotto nelle leggi che regolavano il lento
ciclo della vita e imbattibile nel volo, per giungere al meglio delle sue
potenzialità al momento della sua chiamata. Fiero nel cuore, ferreo nel braccio.
E quando d’improvviso un giorno una voce lo sorprese di spalle mentre era
intento negli studi delle leggi ebraiche, da voluminosi testi scritti a mano
intimandogli di fermare la sua lettura, riconoscendo la nota di Dio in
quell’ammonizione, lasciando di colpo le pagine chiudersi da sole si levò
perentoriamente in piedi, non avendo altro orecchio che per Lui. E il Signore
riconoscendo subito con timbro pacato e dolce tutti i suoi meriti e gli sforzi
che aveva compito durante quegli anni, divenendo un ottimo nuotatore, un attento
oratore, uno scalatore provetto, eccellendo in tutte le discipline e superando
brillantemente ogni prova, con mano tremante gli porse un cerchio d’argento che
teneva unite insieme cinque chiavi d’oro e guardandolo con occhio benevolo gli
rivelò che terminata ormai egregiamente la sua istruzione, altro non gli restava
che recarsi al Castello della Croce e aprire con ognuna di quelle chiavi le
cinque diverse porte che avrebbe trovato al suo interno, posta ognuna
all’estremità dei cinque punti su cui erano costruite le fondamenta dell’intera
costruzione, per presentarsi così alla cinquina delle creature angeliche che
secondo la mistica del libro apocrifo di Enoc, occupavano quelle camere
chiedendo loro di poter finalmente ricevere gli strumenti a lui utili per la sua
dipartita in Terra in loro possesso, che gli sarebbero stati dati soltanto dopo
aver fornito la prova tangibile delle sue integerrime intenzioni.
E Delio Doria prendendo le chiavi sorridente, intraprese subito la sua ultima
corsa col cuore pieno del suo compito.
Che sei il mio custode...
MOSÈ ANGELO DEL GIUDIZIO
C’era una volta una creatura dalle morbide ali di bianca
piuma ed i capelli corvini di nome Delio Doria. Angelo di Dio, nato per divenire
custode celeste di un nuovo nascituro in terra, completati con ottimi risultati
i suoi studi in pochi anni, aveva egli ricevuto dal Signore cinque chiavi capaci
di aprire le porte del Castello della Croce, nel cui interno erano custoditi gli
strumenti che sarebbero serviti a lui per amministrare nel mondo i suoi compiti,
tenuti sotto la stretta sorveglianza da ognuno degli angeli della cinquina
apocrifa di Enoc, che avrebbe acconsentito a cederglielo solo nel qual momento
egli si sarebbe mostrato davvero degno di esso e di conseguenza del ruolo, che
sarebbe andato a coprire. E desideroso di entrare in possesso il più presto
possibile di quei sacri attrezzi, e di poter così scendere finalmente in terra a
coprire il suo ruolo Delio Doria, stringendo in mano le chiavi senza porre altro
tempo in mezzo si era recato subito nella zona est del cielo per infilare la
prima di esse nella stoppa di appartenenza.
E trovata giusta la serratura della porta centrale per la chiave più lunga,
l’aprì subito col cuore in gola, pronto all’incontro col primo angelo.
E investito appieno allo spalancarsi dei due portali da una luce celeste
abbagliante, Delio Doria avanzando adagio udì la voce serena e autorevole di
Mosè invitarlo ad entrare con fare benevolo. L’angelo dalla lunga veste purpurea
e le ali screziate di celestino già a conoscenza della sua venuta, nel vederlo
sopraggiungere con tanto fervore si era subito levato dal suo loco e con gesti
lenti, aveva preso fra le mani la tavoletta d’argilla dove sopra erano scritte
le regole per la custodia e la salvaguardia degli umani in terra, che si era già
perentoriamente premunito di prelevato dalla sua teca e tenendola stretta al
petto, gli si era posto davanti con fare grave. Indispensabile alla creatura per
divenire un buon custode, quella tavola lui avrebbe dovuto guadagnarsela col
sudore, perché custodire significava appunto passione, dolore, attenzione e cura
estrema senza limitazione alcuna, ed un darsi completamente smisurato, bruciando
ogni parte della propria anima senza riserve. E indicandogli al centro della
stanza un braciere acceso dalle fiamme alte, Mosè chiedendo a Delio Doria di
scrivere nelle lingue di fuoco un pensiero da donare al suo futuro protetto con
le sue stesse dita, incrociò i suoi occhi senza alcun fremito. E lui ubbidendo
ciecamente si chinò verso i carboni ardenti, e fendendo le rosse vampate scrisse
a caratteri cubitali la parola Fede, l’unico vero dono che aveva alimentato la
sua vita dando ad essa un senso profondo facendogli bruciare anima e cuore, e
che certamente avrebbe illuminato anche la sua dandogli la stessa gioia. E Mosè
leggendo quella semplice parola annusando nell’aria l’odore fragrante della
carne ben cotta, fissando l’indice deturpato dell’angelo porse a lui la tabella
e pregandolo di leggerla ogni giorno in terra prima di qualsiasi giudizio, gli
diede la sua benedizione.
continua con altri racconti
- VETRINA LETTERARIA -
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