Autori Contemporanei
Antologia curata da
Giulia Maria Giardini
Pagine: 45
Prezzo: 12,00 euro
E-mail: libriediti@hotmail.it
Tel.: 333 4883272
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PREFAZIONE
Si è conclusa magnificamente anche questa IIª Edizione del Premio "I colori
della vita"!
Il lavoro del nostro gruppo è stato come sempre difficile, perché come i nostri
affezionati partecipanti sapranno, per noi non è semplice decidere di eliminare
alcuni lavori e prediligerne altri; ma come tutte le regole che regolano il
mondo vanno rispettate anche quelle che stabilisce il bando stesso!
Anche questa volta abbiamo ricevuto lavori impegnati e sentiti da tutti i
partecipanti iscritti in ogni sezione e pur riconoscendo apprezzamento per
ognuno di loro sottolineando la sensibilità artistica dimostrata da tutti i
partecipanti, purtroppo, solo un selezionato numero di opere entrerà a far parte
di questa raccolta.
Il nostro impegno, preso nei confronti di tutti voi che da sempre o magari per
la prima volta ci avete dato fiducia, affidandoci i vostri lavori ed appoggiando
il progetto dell’Antologia, sarà quello di distribuire a tutti i Gruppi, le
Associazioni e le Segreteria che collaborano con noi, non solo di Roma, ma anche
di tutto il resto d’Italia, una copia di questa raccolta affinché venga inserita
in biblioteche comunali o scolastiche. Questo per noi è un impegno non
indifferente, ma doveroso che il nostro gruppo si è dato, per la segnalazione
degli autori emergenti e per far sì che abbiano la maggior visibilità possibile,
ecco perché sotto ogni opera pubblicata ci sarà sempre scritto, almeno il
nominativo e la provenienza dell’autore.
Ancora una volta tutti voi siete riusciti a sfiorare l’anima di tutti noi con le
vostre "note di cuore", come amo definire tutte le vostre poesie e racconti; per
questo ancora una volta permettetemi di portare un grande abbraccio virtuale a
tutti voi, augurandomi di poter leggere ancora i vostri lavori nelle prossime
edizioni dei concorsi organizzati dal nostro gruppo.
Congratulandomi ancora con tutti i partecipanti, vi auguro una buona lettura.
Giardini Giulia Maria
NOTTI A BUCAREST
Amo la Svezia. Porto da sempre l’Inghilterra nel cuore.
Eppure non ci sono mai andato, in nessuno di questi due paesi.
Mi limito ad ascoltare gli amici che vanno e tornano da lì, chiedendo e
ripetendo le domande ancora e ancora, fin quasi a sfinirli. Tutto quello che mi
passa per la mente, assorbendo rapito i loro racconti, gustosi aneddoti di
viaggio.
Si potrebbe pensare che io sia invidioso perché loro fanno quello che io ho
sempre voluto fare ma che non ho mai fatto. Si potrebbe persino insinuare che
loro rappresentino tutto quello che io avrei potuto essere se soltanto l’avessi
voluto.
Già, "voluto": perché in fondo è di volontà che si tratta. Di pura, semplice e
odiosa volontà. Quella che – l’ho letto da qualche parte e mi è rimasto impresso
– muove tutto e tutti, che dà vita o che uccide, che, in un modo o nell’altro, è
infinitamente più importante della possibilità. E quest’ultima, per un sadico
gioco del destino o per un’oscura legge della compensazione, non mi è mai
mancata, economica o fisica che sia.
Eppure la volontà di recarmi all’agenzia all’angolo, di acquistare i biglietti
aerei, di salire e scendere la scaletta che ti raccoglie in un paese e ti
deposita in un altro a migliaia di chilometri di distanza, l’ho avuta, ma quella
di seguire la destinazione che sognavo, di recarmi là dove era naturale che
andassi, no. Proprio no.
È sempre stato così. Ogni volta che lo specchio della mia vita sembra riflettere
la mia decisione di compiere il grande passo verso la maturità, mi blocco.
Rimango piantato nella mia stanzetta, avvinghiato alla mia chitarra senza corde,
come un bambino incapace di staccarsi dalla mamma, anche se viene sgridato, a
maggior ragione se viene rimproverato.
E ora mi trovo qui, gironzolando tra desolati viali notturni di Bucarest a
domandarmi dove andare, a guardare locali malfamati dall’esterno di una lurida
vetrina, illuminato da neon che pulsano nervosi cercando di invitare la gente ad
entrare e a dimenticare i propri problemi lasciando libero sfogo a tentazioni
ferine.
Cammino, sguardo ingobbito sul marciapiede, cercando una lattina da prendere a
calci, come ho visto fare tante volte nei film da protagonisti sfiancati da una
malinconica insoddisfazione maledettamente simile alla mia.
Cammino domandandomi perché diavolo mi trovi qui, se il mio sogno continua ad
essere Londra, con Hyde Park, Covent Garden, Piccadilly Circus, sentire la sua
lingua, con cui tante canzoni parlano al mio cuore.
Eppure, senza potermi regalare una risposta che mi convinca anche solo per
qualche metro, cammino su marciapiedi stanchi di essere illuminati, pressoché
deserti, dandomi dello stupido mille volte.
All’improvviso due grandi occhi abbagliano la mia figura, quasi fossi un attore
davanti a un pubblico caloroso. Bisognoso di un riflettore che m’illumini
d’immenso.
I fari si fanno sempre più vicini. Li contorna un’auto che sgommando mi si
affianca.
Un finestrino si accascia infelice e una voce si alza dal buio dell’abitacolo.
Racconto di Alessandro Lattarulo - Renato Nicassio
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