Narrativa
di Buelli Clemes
Pagine: 56
Prezzo: 6,50
Tel.: 035 927177
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PROFILO DELL'AUTORE
CLEMES BUELLI, scrittore autodidatta nato a Paratico (BS) nel 1958, solamente
dal 2002 è andato apparendo sulla ribalta degli autori letterari italiani
partecipando con frequenza a concorsi indetti da circoli culturali,
amministrazioni cittadine e istituzioni pubbliche in varie località della
penisola e mettendosi subito in luce, come narratore di racconti e fiabe per
ragazzi, ottenendo il 3° Premio al concorso «C’era una volta...», Promosso dalla
Regione Autonoma del Friuli-Venezia Giulia e svoltosi a Trieste. Nel 2004
consegue il 9° posto al «Premio Letterario Arcadia», del Circolo Culturale «Il
Confronto», di Corsico (MI) e, solo successivamente, prende a dedicarsi alla
partecipazione a concorsi di composizioni poetiche, pervenendo alle Segnalazioni
al Merito al Premio Letterario Nazionale «Valeria» di Cittaducale (Rieti) nel
2004, 2005 e 2006. Rimanendo però fedele alla sua vena prediletta di spirito
narrativo, esordisce pubblicando, nel 2005, il romanzo di ambientazione
medioevale «Il rubino del regno del Nord» e si ripete l’anno successivo con «...
E per tutti fu Natale!», carrellata di racconti che, come tessere di un mosaico,
vanno ad incastonarsi nel cammino della tradizione natalizia, ripercorrendo le
forme, le usanze ed i cambiamenti di un evento celebrato da oltre venti secoli.
PRIMA PARTE
La casa di Gioacchino, dipinta a bianca calce come tutte le
altre e con la scaletta esterna che portava in terrazza, era una delle prime che
si incontravan venendo dal villaggio di Nain verso Nazaret. Era posta in bella
vista, con l’ingresso sulla strada principale, e balzava subito all’occhio
perché era un poco più grande delle altre che le stavano intorno, per via del
piccolo laboratorio che lo stesso Gioacchino vi aveva installato sul retro, onde
poter procedere con la sua avviata, fiorente e quasi secolare attività ereditata
dagli avi. All’interno di quelle quattro bianche e basse mura, infatti, vi erano
delle capienti vasche per l’impasto dei vari tipi di argilla; un tornio su cui
modellarla e farle prender forma ed un forno per cuocervela ed ottenerne
magistralmente vasi, brocche ed anfore di terracotta di tal pregio che la sua
fama aveva, da decenni, varcato i confini della regione. A creare così meritata
notorietà vi aveva in buona parte contribuito la moglie Anna, la quale, sbrigate
le quotidiane faccende domestiche più pesanti, andava ad accudire, ormai con la
maestrìa e l’esperienza guadagnata nel tempo, all’andamento dei fuochi del
forno, aggiungendo e distribuendo la legna per alimentare la fiamma e
regolamentando tutte le fasi del delicato procedimento di cottura affinché, da
sotto la sua vigile sorveglianza, non dovessero uscire anfore screpolate,
vasellame lesionato ed altri materiali bruciacchiati e, quindi, da scartare.
Alla loro unica e diletta figlia Maria avevano affidato il compito di recarsi,
più volte ogni giorno, alla fonte che sgorgava in fondo alla contrada, per
attingervi le brocche d’acqua necessarie per la preparazione dei vari impasti.
Era una bella e giovane fanciulla, Maria, tanto buona e mite quanto ubbidiente e
laboriosa da esser la gioia e la soddisfazione dei due anziani genitori, che
rimanevan sempre ammirati dalla cura e dalla pazienza che essa non risparmiava
quand’era occupata all’arcolaio a filar matasse di lana o quando si deliziava
nel riordinar il suo piccolo e sabbioso giardino, trasformando i disordinati
cespugli di gigli, che lì crescevano spontanei, in arbusti dagli steli svettanti
che, alla stagione della fioritura, davan visione e profumo paradisiaci.
E nei pomeriggi, allorquando si veniva a ritrovar da sola in casa, riusciva a
ritagliar sempre il tempo per raccogliersi e pronunciar fervente e devota
preghiera a Dio;… al Dio dei suoi padri, al Dio di Abramo, di Isacco e di
Giacobbe;… al Dio che aveva promesso un Salvatore per il suo popolo, Israele. La
sera, poi, durante la bella stagione, amava accompagnarsi alle sue coetanee:
Rebecca, Sara, Elisabetta, Maddalena e le altre, fin davanti alla casa del
vecchio Giosafat dove lui, ormai sfinito dal peso degli anni, stando seduto su
di una robusta panca addossata alla parete, raccontava dei grandi profeti del
loro millenario popolo: Isaia, Elia, Geremia; del grande patriarca Abramo che
era uscito dalle terre di Ur ; della vergogna della deportazione a Babilonia e
della schiavitù in Egitto ; del faticoso quarantennale ritorno e della legge
ricevuta da Mosè sul monte Sinai e concludevano, prima delle ombre della notte,
recitando i Salmi e cantando gli inni a quel buon Dio che li aveva strappati
dalle fauci degli idoli ed ora vegliava, dall’alto dei Cieli, su ogni loro
azione e su ogni loro pensiero, promettendo di far germogliare e fiorire dal
grembo di una fanciulla del suo popolo diletto il proprio Figlio, l’Agnello di
Dio, Colui che avrebbe tolto e perdonato tutti i peccati del mondo, incamminando
gli uomini sulla via della Salvezza. E tornavano, poi, le fanciulle, a passo
lesto verso le loro dimore, abbassando pudiche lo sguardo, se questo andava ad
incrociar gli occhi di qualche giovanotto che, dal canto suo, cercava
diligentemente di scrutar le bellezze e di conoscer le virtù delle giovani
donne, onde poter scegliere, nel momento fatidico della promessa nuziale, la
propria sposa senza dubbiosità, incertezze ed apprensioni. Ed eran tanti gli
occhi che, a Nazaret, si eran puntati su di Maria, anche da parte di qualche
forestiero come il mercante Barak che, ogni mese, giungeva presso la casa di
Gioacchino dalle terre della Decapoli con la sua lunga fila di cammelli, per
caricare anfore e terrecotte da rivendere nei suoi bazar, al di là del Giordano.
Questi, un giorno, aveva pur deciso di manifestarsi, esternando le sue buone
intenzioni al rinomato vasaio, ma Gioacchino, sorridendo e scuotendo lievemente
il capo, aveva gentilmente declinato l’offerta: "Non ne abbia a male, amico
mio,… ma Maria è ancora tanto giovane che, per ora, sta bene in casa
sua!", riuscendo a convincer il mercante a prender in moglie la più matura,
mascolina e robusta Rachele, figlia del maniscalco, che abitava pochi isolati
più in là e che lui aveva avuto modo di conoscere soffermandosi parecchie volte
a far ferrare le sue bestie da soma, prima di intraprendere il lungo viaggio di
ritorno.
La vita aveva, poi, ripreso a scorrer tranquilla dentro le bianche mura della
casa di Gioacchino, scandita dal ritmo del giornaliero daffare e dal sereno
riposo notturno, fino a quel normale meriggio di fine inverno che avrebbe
segnato ed esaltato, ammantandoli di prodigio e di mistero, quel piccolo paese,
quella casa ed i suoi abitanti.
Mentre Anna ed il marito erano impegnati nei lavori del laboratorio, Maria,
inginocchiata nella sua stanza, con fede ardente e sguardo assorto e pio verso
l’alto dei Cieli, stava rivolgendo preghiere e lodi al Padre Celeste, quand’ecco
che le pesanti stuoie di canapa che coprivano la finestra furono attraversate da
una grande luce ed un colpo di vento impetuoso le scosse e le scostò, mentre
tutt’intorno non v’era nessun altro segnale di bufera. Quando l’abbagliante luce
cominciò a dissolversi, dritta, davanti a lei, la figura dell’angelo Gabriele
riempì i suoi occhi, facendola trasalire.
"Ave, o piena di grazia, il Signore è con te!", pronunciò. Ma ella si
turbò e si riempì d’ansia nell’udir quelle parole e cominciò, timorosa, a
chiedersi cosa potesse significare quel saluto. Allora l’angelo le disse:
"Non temere, o Maria, perché hai trovato grazia presso Dio!… Ed ecco, tu
concepirai nel tuo grembo e partorirai un figlio a cui porrai nome Gesù! Egli
sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo, e il Signore Dio darà a lui
il trono di David, suo padre, ed egli regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno e
il suo regno non avrà mai fine!!". Ma, tremante, Maria, chiese all’angelo:
"Come avverrà tutto questo, poiché io non conosco uomo?". E l’angelo
rispose: "Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell’Altissimo ti
coprirà con la sua ombra; perciò anche il bambino sarà chiamato santo, figlio di
Dio!… Poi verrà a te un uomo, starà sulla tua soglia recando un fior di giglio
in mano… Ecco: quello sarà lo sposo che Dio ha scelto perché stia al tuo fianco
nei momenti bui e nei momenti di gioia della tua vita!". Passati i primi
attimi di sgomento, Maria rivolse in tono rispettoso, ma confidenziale, il
proprio pensiero all’angelo Gabriele: "La terra è ancor fredda e nulla può
ancor germogliare!… Per coglier un fior di giglio, quest’uomo, dovrà attendere
ancora per molto… o portarlo con sé da molto lontano…!". Ma l’angelo,
sorridendole, la rassicurò nuovamente: "Molto prima di quanto, tu, non pensi,
o Maria! Nulla è impossibile a Dio!". Allora la fanciulla, abbandonandosi
generosamente ed incondizionatamente alla volontà divina e sentendo che, in quel
momento, il Verbo si stava facendo carne in lei, mentre l’immagine dell’angelo
andava man mano sbiadendo, rispose con fermezza: "Ecco la serva del Signore!…
Si faccia di me secondo la tua parola!". E l’angelo se ne partì da lei!!
continua |