Racconti
di Sergio Caponera
Pagine: 37
Prezzo: 5,00 euro
E-mail: info@foedusars.it
Tel.: 329 2833031
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PROFILO DELL'AUTORE
SERGIO CAPONERA, nasce a Fumone (FR) il 22-08-1955.
Qui vive, sogna e lavora con moglie e tre figli. All’età di 35 anni scopre un
forte legame con il Medioevo e intraprende l’attività di ristorazione con «La
Taverna del Barone». I clienti, e poi tutti gli altri, lo conoscono come «il
barone». Parallelamente si diletta in teatro e cortei storici, frequenta artisti
di stra-da, inizia a scrivere aprendosi ai lettori con poesie, racconti,
aneddoti.
LA COLLINA DEI DESIDERI
Si era trasferita da poco Annamaria nel paesino abbarbicato sull’Appennino
Tosco-Emiliano.
Era lì per aver vinto un concorso di scuola elementare, primo impiego per lei,
venuta dal profondo sud, punta secca provincia di Siracusa: aveva sempre visto
aride campagne e mare a perdita d’occhio. Non aveva l’occhio avvezzo alle
colline della toscana, un paesaggio totalmente diverso: alberi di alto fusto,
fogliame fresco e colline, tante, sicuramente dividevano quel treno dalle estese
piane, la Val di Chiana o la Maremma! "L’avrebbe scoperto in seguito" – si disse
guardando a pieni occhi dal finestrino del treno che la portava verso il suo
primo agognato impiego.
La prima settimana la passò a sistemare la piccola casetta, presa in affitto
all’ingresso del paese, "è bella sai"! scrisse alla mamma nella sua prima
lettera, c’è un grande soggiorno con l’angolo cottura, di fronte al camino
diretto al portone d’ingresso invece, la porta che dà nel disimpegno per bagno e
camera da letto, tutto qui il piano, dove avrebbe vissuto fino alla fine della
supplenza.
Di sopra una soffitta ripostiglio e di sotto una grande dispensa cantina dove
sistemò tutte le cose inutili che si era portata dietro, perché quando si và a
stare in un nuovo posto, si portano tante cose che non si erano mai usate prima
e di sicuro non si useranno nemmeno dopo, però si portano ugualmente.
Sempre in quella settimana, la conoscenza del direttore didattico, le poche
colleghe e il vicinato, semplice affabile, ma tanto curioso, questo perché era
abbastanza raro vedere qualcuno che si stabilisse in quel paesino, così
incastonato nella montagna da sembrare un gioiello.
Il 13 febbraio prima visita alla scuola, 5 classi tante quante erano le aule, a
lei la seconda, sostituiva la maestra Luigia, malata di non so cosa che la
teneva lontana dall’insegnamento.
– Venga signorina Annamaria, le faccio vedere la cattedra - le disse il
direttore aprendogli la porta davanti ad un mugolo di ragazzini festanti.
– Buongiorno signora maestra – dissero in coro mentre si mettevano in piedi
– Buongiorno ragazzi – rispose timidamente avvicinandosi alla cattedra e
palpandone gli spigoli, quasi a volerne misurare i contorni a tatto.
– La prego prenda posto, Signorina! – la invitò con aria pacata il direttore.
Non si fece pregare oltre. Si accomodò lentamente sulla sedia guardando l’aula
tutta: una masnada di ragazzini tutti pronti a mettersi in luce: la grande carta
geografica in fondo, l’attaccapanni sulla sinistra con sopra una mensola, sulla
quale erano appoggiati alcuni lavoretti in das, poi la porta con il direttore a
pieno sorriso e poi la lavagna, pulita all’inverosimile per essere una seconda
elementare.
Seguendo il giro immaginò se stessa come allo specchio e passò oltre, fu in quel
momento che ebbe un tonfo al cuore, sulla sua destra! una finestra o un quadro?
Stropicciò gli occhi a guardare meglio ma per quanto fosse delicata e lineare
l’immagine non era un quadro, bensì una finestra!
– È la collina dei desideri – le disse con voce calda il direttore
– Che cosa vuol dire?
– Lo saprà a suo tempo, venga l’accompagno
Non fu in grado di reggere il confronto del direttore quel giorno e nemmeno
quello dei vicini che incontrò tornando a casa: era rimasta turbata da quella
visuale.
Passò il sabato e la domenica, cercando di dare delle ragioni al suo stato
d’animo, il primo impiego, il trasloco, nuove conoscenze, però … quella collina!
Al lunedì, puntuale prese servizio, in quell’aula, con quei marmocchi, con
quella finestra che dava sulla collina.
Dopo l’appello fece amicizia con i ragazzi e iniziò il suo corso d’insegnamento
come tante volte aveva sognato di fare; le riusciva molto bene, così disse il
direttore al primo consiglio di classe, ma lei aveva sempre lo sguardo alla
finestra, la collina dei desideri era il suo punto di riferimento, pensava:
– Chissà se la vedrò fiorita? – dipendeva dalla maestra Luigia, se rientrava o
meno.
Era la fine di marzo, quando si trovò a fare la spesa nell’alimentari del paese
insieme ad una delle anziane vicine, la quale avvicinandola guardinga le chiese:
– È ancora così bella la collina da quella finestra? – per un attimo restò
interdetta, poi di getto chiese:
– Cosa ne sapete voi?
– Quella è una visione che strega, qui tutti lo sanno!
Andò via senza aggiungere o chiedere, si chiuse in casa riversa sul letto,
cercava di capire cosa ci fosse in quella collina, legenda o realtà, lei ne era
stata coinvolta.
Passò una notte convulsa, sogni senza senso e sensazioni senza sogni.
Non poteva certo parlare con alcuno di queste sue pseudo allucinazioni o leggere
sensazioni, comunque voleva sapere, e si documentò a lungo su più fronti senza
sapere niente di niente.
Fu all’alba del solstizio di primavera che qualcuno bussò alla sua porta, lei
aprì labilmente, la figura dell’uomo che aveva davanti, non gli era nuova ma
nemmeno lo conosceva, però focalizzando bene, si ricordò di averlo visto qualche
volta in paese, stava sempre da solo, mentre era con questi pensieri, l’uomo la
guardava con delicata ammirazione, con un’espressione timida ed impacciata.
– Buongiorno sig.na maestra.
Lei rispose garbatamente, restando però con la porta socchiusa, un po’
intimidita da quella strana visita.
– Lei vuole sapere della collina vero?
Non rispose, ma annuì spontaneamente
– Io so tutto della collina e lei ne deve conoscerne la leggenda
– Perché proprio io?
– Perché è così – affermò l’uomo con decisione.
– Venga dentro qui è freddo.
continua |