Saggio di Monica Fiorentino
   Pagine: 36 
   Prezzo: 3,50 euro
   Tel.: 333 9385362

 

PROFILO DELL'AUTRICE

MONICA FIORENTINO è nata il 03/10/1976 a Sorrento (Na) dove vive e lavora. Ha partecipato a Concorsi Letterari in Italia e all'estero con discreti risultati. Da anni si dedica alla stesura di «Ali di Carta» una raccolta di racconti che ha per tema gli angeli, e ad «Ali di Inchiostro» una raccolta di poesie della stessa tematica sia in forma cartacea, che virtualmente scaricabile dal sito della Fumetteria Cartooncult di Castellammare di Stabia (NA).

 

L’ANGELO:  UN MESSAGGERO ALATO

«Angelo dal greco angélos, ha il significato
di “messaggero”, “ambasciatore”, colui che
ricopre il compito di “messo”.»

Creatura composta esclusivamente di luce, informe ed asessuato, l’angelo compie la sua prima apparizione, come figura dalle caratteristiche fisiche spiccatamente umane, ma con due grandi ali di bianche piume dietro la schiena, già nella religione Assiro-Babilonese, come araldo alato il cui compito è quello di tenere in contatto gli uomini con le divinità.
Tracce dell’esistenza degli angeli sono presenti anche presso i Parsi, dove egli viene rappresentato come un unico corpo, ma con due parti rotanti principio del bene e del male.
In India, dove dopo oltre trenta secoli l’universo è ancora concepito dai Veda, come una gerarchia di forze perennemente in azione, composte di divinità che portano al loro fianco figure di angeli e demoni.
Nel Buddismo e nel Bramanesimo diffusi in Tibet, dove vengono rappresentati come figure superiori, in lotta contro l’uomo o ad egli amiche.
In Birmania e Pakistan dove prendono il nome dio Nats, geni che vivono attorno all’uomo e talvolta dentro di lui.
Nel Corano dove viene descritta la vocazione di Maometto (610 d.C.) avvenuta per opera dell’arcangelo Gabriele, apparso a lui in sogno.
Nell’Islam dove schiere di angeli appaiono attorno ad Allah dal cui respiro sono stati creati, per lodarlo ed amarlo.
Ed ancora figure alate appaiono nei racconti mistici di Sufi, di sciamani ed indiani d’America.
Nella cultura greca dove queste creature ricoprono un ruolo molto più restrittivo, limitatamente a divinità protettrici dei defunti quali Ermete, Artemide e Zeus, offrendo qualche funzione di importanza un poco più di elevata soltanto ad Atena, che apparendo ad Achille viene ad assumere la piena conformità di spirito guida.
Nelle scritture della Sacra Bibbia, dove la figura dell’angelo pur manifestandosi pienamente, non gode di una prima apparizione fedelmente riportata né tanto meno di prove chiaramente documentate, ma viene ad esistere ai primordi come guardiano dell’Albero del Bene e del Male nel Giardino dell’Eden dopo che Eva, lasciatasi tentare da Satana disubbidendo agli ordini del Signore pone in essere la necessità di tutelare una pianta tanto importante, da parte di figure elevate.

 

L’ANGELO:  IL CANONICO E L’APOCRIFO

«Lo pseudo Dionigi detto l’Areopagita discepolo
di S. Paolo, vescovo di Atene suddivide le miriadi
di angeli in nove grandi cori.»

Quali che siano gli angeli nel loro numero completo, nessuno nella religione cristiana ne è a conoscenza.
E volendo noi prendere in esame il mistero che queste creature occupano, all’interno della religione cristiana rispetto a quanto essi rappresentano invece nei confronti di altre correnti religiose, ci addentreremo nel marasma di apocrifo e canonico, vero e non vero, che la Santa Sede scrive e riscrive, riconosce e disconosce durante i suoi concili, con la mente aperta di chi vuol capire.
Ricostruendo non soltanto attraverso il Verbo Volant, ma con l’uso di testimonianze, fatti, avvenimenti, certezze e versi tradotti che da sempre hanno ammantato la figura di queste creature realmente e doverosamente, la loro vera entità di Esseri, perennemente in lotta contro il male per la difesa dell’uomo dalle tentazioni, in un mito senza tempo.
Partendo appunto dalla classificazione avvenuta per opera del vescovo di Atene, che scinde le miriadi di angeli riconosciuti o meno dalla Chiesa, in nove grandi cori all’interno dei quali si trovano a loro volta circoscritte le creature celesti, in base al loro compito ed alla loro vicinanza con Dio.
Approfondendo la tematica di riconoscimento e catalogazione degli angeli creatasi nei secoli in seno alla Chiesa, attraversando le profonde spaccature in essa avvenuta nella complessa questione, di ciò che si deve ritenere “apocrifo” da ciò che invece viene a definirsi chiaramente “canonico”.
Specificando che con la definizione di “apocrifo”si vuole titolare qualsiasi scritto di contenuto religioso considerato “non autentico”, “erroneo”, “eretico” in contrapposizione a tutto quanto invece con l’aggettivo di “canonico” è da ritenersi “autentico” e “veritiero”.
Soffermandoci più specificamente sulla figura di un angelo in particolare, che forse fra tutti ha riportato il maggior numero di ferite e sofferenza nelle controverse questioni umane in materia ecclesiastica, senza mai lamentarsene, attendendo nel silenzio e nell’operosità che il suo nome venisse riconosciuto ed il suo ruolo da tutti accettato.
Voluto da Dio e da Egli stesso creato, ma non accettato pienamente dagli uomini.
Uriele o Uriel, il quarto arcangelo.
Mandato da Dio a proteggere le generazioni future, ritenuto invece dagli umani l’apocrifo, il cui nome non sarebbe mai dovuto essere associato a quello dei tre arcangeli eletti Michele, Gabriele e Raffaele invece legalmente riconosciuti nelle Sacre Scritture, le cui figure vengono ampiamente al suo interno documentate.
Uriele l’apocrifo, l’arcangelo, l’annunciatore della salvezza, il vigilante.
Una figura ricca di mistero, segreto, fascino ma soprattutto un personaggio celeste in cerca della sua stessa identità.

continua

- VETRINA LETTERARIA -

 
HOME PAGE