L’ANGELO:
UN MESSAGGERO ALATO
«Angelo dal greco angélos, ha il significato
di “messaggero”, “ambasciatore”, colui che
ricopre il compito di “messo”.»
Creatura composta esclusivamente di luce, informe ed
asessuato, l’angelo compie la sua prima apparizione, come figura dalle
caratteristiche fisiche spiccatamente umane, ma con due grandi ali di bianche
piume dietro la schiena, già nella religione Assiro-Babilonese, come araldo
alato il cui compito è quello di tenere in contatto gli uomini con le divinità.
Tracce dell’esistenza degli angeli sono presenti anche presso i Parsi, dove egli
viene rappresentato come un unico corpo, ma con due parti rotanti principio del
bene e del male.
In India, dove dopo oltre trenta secoli l’universo è ancora concepito dai Veda,
come una gerarchia di forze perennemente in azione, composte di divinità che
portano al loro fianco figure di angeli e demoni.
Nel Buddismo e nel Bramanesimo diffusi in Tibet, dove vengono rappresentati come
figure superiori, in lotta contro l’uomo o ad egli amiche.
In Birmania e Pakistan dove prendono il nome dio Nats, geni che vivono attorno
all’uomo e talvolta dentro di lui.
Nel Corano dove viene descritta la vocazione di Maometto (610 d.C.) avvenuta per
opera dell’arcangelo Gabriele, apparso a lui in sogno.
Nell’Islam dove schiere di angeli appaiono attorno ad Allah dal cui respiro sono
stati creati, per lodarlo ed amarlo.
Ed ancora figure alate appaiono nei racconti mistici di Sufi, di sciamani ed
indiani d’America.
Nella cultura greca dove queste creature ricoprono un ruolo molto più
restrittivo, limitatamente a divinità protettrici dei defunti quali Ermete,
Artemide e Zeus, offrendo qualche funzione di importanza un poco più di elevata
soltanto ad Atena, che apparendo ad Achille viene ad assumere la piena
conformità di spirito guida.
Nelle scritture della Sacra Bibbia, dove la figura dell’angelo pur
manifestandosi pienamente, non gode di una prima apparizione fedelmente
riportata né tanto meno di prove chiaramente documentate, ma viene ad esistere
ai primordi come guardiano dell’Albero del Bene e del Male nel Giardino
dell’Eden dopo che Eva, lasciatasi tentare da Satana disubbidendo agli ordini
del Signore pone in essere la necessità di tutelare una pianta tanto importante,
da parte di figure elevate.
L’ANGELO: IL CANONICO E
L’APOCRIFO
«Lo pseudo Dionigi detto l’Areopagita discepolo
di S. Paolo, vescovo di Atene suddivide le miriadi
di angeli in nove grandi cori.»
Quali che siano gli angeli nel loro numero completo, nessuno
nella religione cristiana ne è a conoscenza.
E volendo noi prendere in esame il mistero che queste creature occupano,
all’interno della religione cristiana rispetto a quanto essi rappresentano
invece nei confronti di altre correnti religiose, ci addentreremo nel marasma di
apocrifo e canonico, vero e non vero, che la Santa Sede scrive e riscrive,
riconosce e disconosce durante i suoi concili, con la mente aperta di chi vuol
capire.
Ricostruendo non soltanto attraverso il Verbo Volant, ma con l’uso di
testimonianze, fatti, avvenimenti, certezze e versi tradotti che da sempre hanno
ammantato la figura di queste creature realmente e doverosamente, la loro vera
entità di Esseri, perennemente in lotta contro il male per la difesa dell’uomo
dalle tentazioni, in un mito senza tempo.
Partendo appunto dalla classificazione avvenuta per opera del vescovo di Atene,
che scinde le miriadi di angeli riconosciuti o meno dalla Chiesa, in nove grandi
cori all’interno dei quali si trovano a loro volta circoscritte le creature
celesti, in base al loro compito ed alla loro vicinanza con Dio.
Approfondendo la tematica di riconoscimento e catalogazione degli angeli
creatasi nei secoli in seno alla Chiesa, attraversando le profonde spaccature in
essa avvenuta nella complessa questione, di ciò che si deve ritenere “apocrifo”
da ciò che invece viene a definirsi chiaramente “canonico”.
Specificando che con la definizione di “apocrifo”si vuole titolare qualsiasi
scritto di contenuto religioso considerato “non autentico”, “erroneo”, “eretico”
in contrapposizione a tutto quanto invece con l’aggettivo di “canonico” è da
ritenersi “autentico” e “veritiero”.
Soffermandoci più specificamente sulla figura di un angelo in particolare, che
forse fra tutti ha riportato il maggior numero di ferite e sofferenza nelle
controverse questioni umane in materia ecclesiastica, senza mai lamentarsene,
attendendo nel silenzio e nell’operosità che il suo nome venisse riconosciuto ed
il suo ruolo da tutti accettato.
Voluto da Dio e da Egli stesso creato, ma non accettato pienamente dagli uomini.
Uriele o Uriel, il quarto arcangelo.
Mandato da Dio a proteggere le generazioni future, ritenuto invece dagli umani
l’apocrifo, il cui nome non sarebbe mai dovuto essere associato a quello dei tre
arcangeli eletti Michele, Gabriele e Raffaele invece legalmente riconosciuti
nelle Sacre Scritture, le cui figure vengono ampiamente al suo interno
documentate.
Uriele l’apocrifo, l’arcangelo, l’annunciatore della salvezza, il vigilante.
Una figura ricca di mistero, segreto, fascino ma soprattutto un personaggio
celeste in cerca della sua stessa identità.