P R O L U S I O N E
PALCOSCENICO è indirizzato a quanti operano nel mondo dello
spettacolo: attori di prosa, artisti lirici, cantanti, allievi di Conservatorio,
allievi di Accademie di arte drammatica, registi, mimi, presentatori,
filodrammatici: "teatranti in genere".
PALCOSCENICO è anche un manuale utile nell’insegnamento di "Arte scenica" nel
quale ho inteso raggruppare vari argomenti; un trattato di facile consultazione,
completo, nel rispetto delle tradizioni didattiche.
Nella speranza che PALCOSCENICO possa sortire l’interesse dei colleghi, "esco
dal fondo" augurando loro buon lavoro.
L’ATTORE
"Regole per l’attore" di Goethe
L’arte dell’attore consiste nel parlare e nel muoversi in
maniera appropriata; entrambe le cose, anche se precedentemente studiate, devono
risultare naturali, spontanee, veritiere. Prima e fondamentale necessità
dell’artista è quella di liberarsi di tutti i difetti di pronunzia e di tutte le
inflessioni dialettali.
Così come nella musica un buon esecutore canterà tutte le note, un buon attore,o
un buon cantante,scandirà, bene, tutte le parole, cercando con particolare
attenzione di non pronunziare in maniera confusa le sillabe finali.
La conoscenza delle regole di dizione e d’interpunzione, unitamente ad un
esercizio di lettura giornaliero, metteranno in grado chi esercita la
professione di artista, di essere sempre maestro nell’arte del porgere e del
dire.
Occorre che alla recitazione delle battute, o dei fraseggi cantati, si dia
l’espressione appropriata con molto senso di misura, seguendo con le inflessioni
vocali, l’idea del poeta relativa all’argomento; senza che l’interprete rinneghi
la sua natura.
Per la declamazione invece, considerata giustamente, una forma di recitazione
classica, elevata, solenne, bisognerà trasferirsi completamente nello stato
d’animo del personaggio, sprigionando viva espressione, intensa emozione, con
voce solenne, sempre appropriata, in rapporto al concetto da esprimere, ma
sempre con ieratica interpretazione. Questa forma di recitazione si configura
con la "personificazione".
Nella declamazione si fa spesso uso della voce di petto, che permette di
svariare, in un vasto campo espressivo di sfumature tonali.
La voce "di testa" verrà adoperata, in momenti reminiscenti, intimi, intcriori,
elegiaci, nostalgici. Secondo Hegel sono in discussioni tre punti:
Primo:la poesia drammatica fine a se stessa: Lettore-Dicitore
Secondo: Dall’attore-interprete, il poeta ha il diritto di esigere che questi
senza aggiungervi nulla di suo, si immedesimi interamente nel ruolo affidatogli
e sia per cosi dire "lo strumento per cui suona l’autore"; Questa forma di
recitazione viene considerata come "stranìamento". Terzo:
L’attore-creatore autonomo: L’attore per il quale il testo è solo un5
accessorio, quindi è autorizzato ad usare il testo, per esprimere la sua arte,
la sua personale interpretazione, la sua natura di artista. Questa forma di
ricerca, viene considerata "Personificazione".
Posizione del corpo sulla scena
Parlando delle convenienze sceniche, Goethe definisce il compito supremo di
ogni arte quello di dare per mezzo dell’apparenza "l’illusione di una realtà".
Ricordi sempre l’inteprete, che è li per il pubblico.
Anche se ci sono regole dettate dal buon gusto e dalla tradizione, ci sono pure
molte eccezioni, dettate da particolari situazioni sceniche; quindi qualsiasi
cosa si faccia, che fuoriesca dall’uso o dalla tradizione, si faccia con gusto e
con garbo.
Non si cammini eccessivamente eretti se il personaggio è vecchio, malfermo,
malato. Se si recita di profilo, è meglio gesticolare con il braccio interno,
dal momento che con il braccio esterno, si rischia di coprire il proprio volto o
quello dell’interlocutore. Se la situazione non lo richiede, si eviti di voltare
le spalle al pubblico, l’esecuzione di profilo bisogna sempre considerarla di
tre quarti, verso il pubblico. Evitare sempre di parlare o cantare verso il
fondo della scena.
Ricordarsi che l’artista deve tenere conto di due fattori: lo spettatore e
l’interlocutore. Fra due che dialogano, quello che parla, meglio se sta dietro,
quando smette di parlare è meglio venga leggermente avanti. Chi riesce ad
appropriarsi di questi dettagli, nella pratica del palcoscenico, otterrà buoni
risultati,sia dal punto di vista visivo che acustico.
Le braccia verranno mosse, tenendo conto che i gomiti, stanno aderenti al corpo;
dipingere nell’aria con le mani, allargando le braccia in maniera esagerata, non
si fa mai, raramente lo fa il caratterista, in ruoli tipici. Il gesto della mano
sul petto, per indicare se stessi, è meglio evitarlo, o accennarlo morbidamente,
altrimenti risulta puerile.
È tradizione che alla destra stia sempre la persona di riguardo, la donna
l’anziano, il nobile, il padrone... Chi vuoi tenere una posizione di rispetto
non sta a ridosso della persona di riguardo, un comportamento poco riverente,
amichevole, affettuoso, porta a stare molto vicini.
All’entrata della persona modesta, la persona importante non si alzerà per
riceverla (nelle convenienze teatrali).
Gli spostamenti di un personaggio che entra dal fondo o dall’ ultima quinta di
fondo, dovrà Avvenire in diagonale verso il proscenio e, i personaggi esistenti
in scena dovranno avere l’accortezza di non impallare il personaggio che entra.
Dal gruppo scenico, si potrà staccare un personaggio, per giustificati motivi.
RECITAZIONE
È l’arte che un tempo si diceva rappresentativa, "l’arte del
dire" un testo letto o cantato in maniera espressiva di fronte a un pubblico.
Si identifica nella pratica, con l’interpretazione, cioè l’arte di dare vita a
un personaggio scenico, impiegando: "il mezzo vocale" comprensivo della
dizione, ma anche "la mimica" e in genere il "linguaggio" comunicativo di
tutto il corpo: gestualità; un elemento o l’altro, può prevalere nei
diversi stili.
La mimica facciale, per esempio, è abolita o limitata dall’impiego della
maschera, in forme di spettacolo, come quello del teatro classico greco, nella
"Commedia dell’Arte", o del teatro orientale, legate talora a origini o
tradizioni rituali.
Nell’epoca moderna si può dire che la storia della recitazione coincida con una
continua tensione verso una maggiore naturalezza; Ogni riforma teorizzata o
praticata (si pensi a quella di Goldoni, volta al superamento degli schemi della
"Commedia dell’Arte") genera nuove convenzioni contro le quali, una generazione
successiva di teatranti, si ergerà denunciandole, nel nome di una verità che
meglio aderisca, alla vita ed alla natura da riprodurre sul palcoscenico. Il
punto d’arrivo di tale aspirazione, in continuo rinnovamento, è nell’Ottocento
il "Naturalismo" che ipotizza l’esistenza di una "quarta parete" abolendo
idealmente, il boccascena, nell'illusione di riprodurre sul palco una "tranche
de vie".
Con la nascita di una regia moderna, ha inizio una interpretazione che può
considerarsi antinaturalistica assumendo forme diverse (simbolistica,
espressionistica, biomeccanica); va ricordata la polemica di Gordon Craig,
secondo il quale, la recitazione era affidata all’attore.
Dopo il naturalismo e lo psicologismo stanislavskiano, rilanciato dall’ Actors’
Studio newyorchese, l’orientamento che ha esercitato maggiore influenza, è l’epicità
brechtiana, basata sul concetto dello "straniamento": una recitazione in
cui 1' attore, non vive, ma mostra il personaggio.
Diderot sostiene la necessità del freddo e lucido autocontrollo da parte
dell’attore, per il raggiungimento della giusta espressività.
La recitazione è legata ad una infinità di fattori culturali, sociali,
ambientali, tecnici,dipende dal tipo di repertorio, dalle caratteristiche dello
spazio scenico, dal tipo di rapporto col pubblico, dalla composizione del
pubblico stesso.
L’attore nella recitazione fa da mediatore fra l’autore ed il pubblico, ma anche
lui è subordinato a quel super mediatore che è il regista.
DIZIONE
Dizione: Grande Dizionario Enciclopedico UTET.
Corrisponde all’antica "Arte del dire" riassumendo in se i significati di
lettura, recitazione, declamazione, arte del porgere; si riferisce soprattutto
alla lettura ad alta voce di testi letterari;è l’espressione orale atta a
stabilire un adeguato consenso tra colui che dice e colui che ascolta.
Indipendentemente dalla suddetta o da altre definizioni, è bene precisare che la
dizione è l’insieme di regole, che ogni buona grammatica dedica "Fonologia"
scienza dei suoni che si divide in Ortoepia (retta pronunzia)
Ortofonia (retto suono).
Ogni persona che per posizione sociale o cultura è costretta a tenere pubblici
discorsi, in occasione di lezioni, dibattiti, Conferenze, manifestazioni
politiche, religiose, teatrali deve esercitarsi applicando le regole di
ortoepia, eliminando così difetti di pronunzia, cadenze regionali, inflessioni
dialettali.
Perché si possa leggere e parlare con una buona dizione, bisogna conoscere anche
quello che è il significato dei segni d’interpunzione,dei quali ci occuperemo
nelle pagine seguenti.
Rilevanza notevole dovrà essere data al maestro di dizione, che si preoccuperà
di scandire e differenziare i suoni vocalici e consonantici, facendoli poi
ripetere instancabilmente agli allievi.
Non avendo a disposizione un buon maestro, sarà bene ascoltare buoni dicitori.