Racconti
di Salvatore Arena
Pagine: 56
Prezzo: non indicato
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PROFILO DELL'AUTORE
SALVATORE ARENA nasce e vive a Palermo dove fa il commerciante. Scrive per
passione e il suo sogno è sempre stato quello di pubblicare i suoi racconti nel
cassetto. È sposato e ha due figli, una femminuccia e un maschietto. Gli piace
collezionare oggetti e tra le tante collezioni ne emerge una curiosa di
biglietti delle partite di calcio.
PREFAZIONE
I racconti di Salvatore Arena rivelano tutta la freschezza di
un esordiente d’eccellenza che con questo primo libro si affaccia sulla scena
letteraria. Testi che raccontano la quotidianità e le difficoltà di vivere
di un’epoca, come quella contemporanea, che talvolta mostra la sua perenne
inquietudine. Una scrittura solida e personale dove struttura e personaggi danno
vita a vicende sia quotidiane che insolite, dove i protagonisti sono trattati
con dolcezza e anche quando falliscono, anche quando cadono nell’essere gretti,
non sono mai condannati dal giudizio dell’autore. I suoi personaggi infatti
rimangono ben piantati nel loro tempo regalandoci figure straordinarie che
offrono un originale spaccato di vita siciliana.
Sandrina Piras
Presidente del Salotto Letterario
www.salottoletterario.it
QUELLO CHE LE SCARPE DICONO
Oggi sono diventato padre. Tenendo tra le braccia questa
nuova rosa che è il mio bambino, vedo che ha gli stessi occhioni verdi di Lisa,
la sua mamma, e ripenso al giorno che la incontrai.
Frequentavo a quei tempi la libreria del centro storico.
Avevo scovato un angolo speciale dove, non visto potevo gingillarmi per ore con
quelle autentiche squisitezze profumate che per me sono sempre stati i libri.
Leggevo di tutto, alla rinfusa, ma se trovavo "roba" della mia Palermo, mi
soffermavo.
Così una mattina che il sole fuori splendeva come succede solo dalle mie parti -
una vera torcia di fuoco - decisi di andare in libreria.
Per evitare gli interminabili giri con l’auto alla ricerca di un posteggio,
decisi di prendere l’autobus.
Mi recai a Piazzale Giotto dove vi era il capolinea della "102", notai con
piacere che anche l’AMAT per rendersi partecipe ai festeggiamenti della
promozione del Palermo in serie A aveva ridipinto la vettura interamente con i
colori rosa e nero, arricchendola con scritte tipo: "Amiamo il Palermo con
trasporto" "C’è qualcosa di nuovo "A" Palermo" "Dopo 32 anni il Palermo torna in
serie A" "Comune di Palermo e AMAT per una città di serie A".
Salii sul "carro dei vincitori" che era appunto la 102.
Scesi alla fermata davanti al Teatro Poiteama e percorsi pochi metri mi rifugiai
come al solito al fresco della mia libreria e vi restai a lungo accovacciato su
di un piccolo, quasi invisibile sgabello e come al solito leggevo e sbirciavo:
leggevo tutto ciò che allungando un braccio riuscivo ad afferrare dagli scaffali
e sbirciavo, sbirciavo le scarpe delle persone di passaggio.
Oh quante cose si capiscono osservando attentamente la gente. Dai suoi piedi!:
il ceto sociale, i gusti, se buona o cattiva, persino.
Quel giorno mi capitò un libro così forte da estraniarmi dalla mia strana mania
era "Il Gattopardo" di Tomasi di Lampedusa. Ero arrivato a leggere la frase
celebre "Dobbiamo cambiare tutto se vogliamo restare come siamo" quando mi
bloccai estasiato.
Fu in quell’istante che i miei occhi caddero su un paio di scarpe
deliziose seppur segnate dal tempo.
Fu più forte di me; di solito non succedeva, quella volta accadde: alzai lo
sguardo per vederla tutta, quella signora dai piedi speciali.
E la vidi, con i suoi occhioni verdi: era Lisa.
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