Racconti
di Giovanni Sale
Pagine: 34
Prezzo: 5 euro
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PROFILO DELL'AUTORE
GIOVANNI SALE è nato a Ivrea (TO) il 26-12-1946 e risiede nella riviera ligure
di Levante. Laureato in Pedagogia, è stato Inse-gnante e Dirigente scolastico.
È autore di testi scolastici di successo per alunni e docenti della scuola
dell’infanzia e della scuola primaria.
Da quando è in pensione scrive per diletto poesie, filastrocche, fiabe e
racconti, ottenendo riconoscimenti in diversi premi letterari. È presente in
alcune raccolte antologiche dell’Associa-zione Nazionale Poeti, Autori e Artisti
d’Italia e in altre antologie. Sue recenti pubblicazioni sono: «FRILLI. Poesie
per gioco e per sfogo», Ed. Montedit, 2005; «FLASH. Istantanee poetiche», Ed. I
Fiori di Campo, 2005; «L’ALFABETO DELLA MEMORIA. Quasi un’autobiografia
semiseria», Ed. Montedit, 2006; «Fila-strocche per giocare», Ed. Montedit, 2006,
«Poesie senza tempo», Ed. A.L.I. Penna d’Autore, 2007.
L'ISOLA DEL PIRATA
Correva l’anno 1715 quando Juan Ubilla, pirata
di professione, approdò con tutto il suo bottino sull’isola di Tres Puntas,
in mezzo all’oceano Pacifico.
Nella sua testa un solo pensiero, come un chiodo fisso: nascondere in fretta
quelle casse che contenevano una grande fortuna, da godere negli anni della sua
vecchiaia.
Era solo, quel giorno d’autunno e l’isola era deserta. Con i lunghi capelli al
vento, la fascia nera sull’occhio sinistro e un grosso anello d’oro
all’orecchio, Ubilla si diresse ad esplorare la grotta che aveva notato
vicino alla costa rocciosa dell’isola. Era una grande cavità naturale, asciutta
e misteriosa: il pirata pensò subito che facesse al caso suo. Perciò non perse
tempo: trasportò a fatica, dal suo galeone, i preziosi bauli e con l’apposita
vanga che si era procurato, iniziò a scavare il terreno all’interno della
grotta, continuando per tutto il giorno, fino alla profondità di tre metri.
Lì sotterrò i quattro bauli del suo favoloso bottino, che le sue numerose azioni
piratesche con i compagni, ormai tutti morti, gli avevano fruttato in vent’anni
di scorrerie tra gli oceani Pacifico ed Atlantico.
Terminato il lavoro, sicuro di aver nascosto bene il suo
tesoro, Ubilla si sdraiò sulla riva, vicino alla scogliera, a riposare e
si addormentò.
Si svegliò in balia delle onde portate dall’alta marea, sballottato tra gli
scogli. Destino volle che il pirata battesse la testa proprio su quelle rocce:
perse i sensi e in breve tempo annegò.
In quegli attimi, Ubilla si era sentito proiettato in un’altra
dimensione, aveva visto dall’alto il suo corpo senza vita massacrato tra gli
scogli e ne aveva avuto compassione. Alcune immagini della sua vita gli
scorrevano nella mente come un film in scansione veloce all’indietro.
Osservandole a mente fredda, il pirata si pentì sinceramente, nella sua
coscienza, di tutte quelle malvagità e ruberie della sua vita di pirata. Rivide
i bauli del tesoro che aveva nascosto nell’isola sperduta e poi riuscì a
staccarsi da essi, abbandonandoli senza rimpianto, come se non fossero mai stati
suoi e, finalmente, si sentì in pace.
Il tesoro sepolto rimase, così, ben nascosto, ma senza un padrone. Dovettero
passare ben due secoli, cioè duecento anni, finchè il cileno Esteban,
famoso "cacciatore di tesori", fu sulle sue tracce. Con un minirobot
costruito grazie alle moderne tecnologie, Esteban poteva raggiungere qualsiasi
profondità per scoprire la presenza di oggetti sepolti. Dopo aver scovato un
arsenale d’armi sepolto a quindici metri di profondità, questo strano
"cacciatore" si era messo alla ricerca dei tesori nascosti dai pirati, fino ad
arrivare proprio sull’isola del pirata Juan Ubilla. Lì avrebbe iniziato a
cercare col suo intelligente robottino.
Dopo l’isola di Tres Puntas, la sua ricerca sarebbe proseguita sulle
altre isolette dell’arcipelago: questo, almeno, secondo le sue intenzioni.
Eccolo, adesso, a setacciare ogni palmo dell’isola che tanto tempo prima aveva
visto sbarcare e morire il pirata Juan Ubilla. Esteban sapeva bene che in
quell’arcipelago del Pacifico i pirati erano soliti approdare per nascondere il
loro bottino e si aspettava grandi risultati.
Ormai aveva quasi terminato la sua ricerca nell’isola di Tres Puntas
rimanendo però piuttosto deluso, perché il suo minirobot, chiamato
affettuosamente Marty, aveva percorso tutto il territorio senza
dare alcun segnale.
Rassegnato, Esteban stava per partire verso l’isoletta più vicina, quando
l’apertura di una grotta lungo la costa lo incuriosì.
Avvicinatosi, decise di esplorarla in compagnia di Marty.Una
volta entrato, Esteban si accorse però che doveva fare i conti con un
lungo serpente che avanzava minaccioso dalle pareti della grotta, quasi ne fosse
il guardiano. Non sapendo che altro fare, Esteban mandò avanti il suo Marty,
ed il serpente come vide il robot in azione, strisciò fuori dalla grotta,
andandosi a nascondere nel fitto della boscaglia. Appena messo in funzione, il
piccolo robot cominciò a lampeggiare ed a fischiare: segno che nel sottosuolo
della grotta si celava qualcosa.
Spostandosi velocemente all’interno della grotta, Marty si illuminava
tutto e sembrava impazzito per ciò che sentiva di aver scoperto.
Esteban osservò la profondità indicata dal robot: tre metri sottoterra e,
senza indugio, con i suoi arnesi iniziò a scavare pazientemente. Il terreno
nella grotta era molto sabbioso, perciò il ricercatore riuscì a scavare
piuttosto facilmente finchè, dopo tante ore di faticoso lavoro, sentì la pala
colpire qualcosa di solido e piano piano emerse il coperchio di un grosso baule.
Poi, scavando freneticamente accanto a questo, ne venne alla luce un altro, poi
un altro e un altro ancora: trovò così tutti i quattro bauli che erano stati
ordinatamente numerati e sepolti da Ubilla.
Folle di ansia e di gioia, Esteban cercò di aprire il baule segnato con
il numero uno, ma non fu facile. Quando finalmente ci riuscì, apparve ai suoi
occhi, luccicanti come quando aveva la febbre alta, un ammasso di gioielli
d’oro: anelli, collane, braccialetti, sufficienti ad adornare una intera tribù.
"Certo che con tutto questo oro, potrei…, o anche…", cominciò a fantasticare.
Come iniziò a sollevare i gioielli tra le sue mani e a lanciarli in aria dalla
gioia, scoprì in mezzo a tanto oro un rotolo di pergamena che riportava questa
scritta:
"Il segreto della felicità…
CERCA NEL BAULE N. 2"
Impaziente, tentò allora di aprire il secondo baule,
fortemente incuriosito dal "segreto della felicità", ma dovette desistere e
ritornare a bordo per cercare uno strumento adatto a scardinare la serratura
arrugginita che non voleva aprirsi.
Andò e ritornò in un battibaleno, si calò nella fossa del tesoro, armeggiò tanto
con la vecchia serratura e finalmente spalancò il coperchio del secondo baule:
era pieno di monete d’oro di varie epoche, con in mezzo un rotolo di pergamena
che riportava questa scritta:
"Non è certo qua…
GUARDA NEL BAULE N. 3"
Esteban pensò invece fra sé che la felicità stava proprio
nel possedere tutto quell’oro… Sudava freddo e le sue gambe vacillavano,
tuttavia il cacciatore di tesori raccolse tutte le forze che gli restavano per
forzare quell’altro baule.
Per farla breve, dirò che Esteban quando riuscì ad aprire anche il terzo baule,
lo trovò colmo di argenteria: utensili, coppe, piatti decorati e tanti altri
oggetti d’argento massiccio. Anche qui c’era un rotolo che diceva:
"Ma lo potrai trovare…
CERCA NEL BAULE N. 4"
continua |