LETTERE
«Se scrivere conferisce potere contro l’oblio e
dona un’effimera sopravvivenza alle gesta narrate, scrivere di sé è
il modo per protestare la propria esistenza, per rivendicare dinanzi
al destino un’indomita volontà di combattere»
(Michela Volante)
Caro Forrester,
mi hai detto che nello scrivere l’importante è scrivere, non pensare. Pensare
incanala le nostre energie più profonde verso mete non raggiungibili. Nello
scrivere invece è importante mettere una parola dietro l’altra, di getto, di
passione, una prima stesura rapida, ma al tempo stesso dolce, senza remore,
senza intervalli, senza respiro, perché il respiro è dentro, nella storia, tutto
nasce da lì, da una storia, da condividere, da raccontare, da sognare, per
essere meno soli, per comunicare l’afflato della vita, per scaldare il cuore,
per neutralizzare l’effetto dell’ozono che ci inghiotte, per scacciare
l’angoscia che ci assale quando pensiamo, o quando ci abbandoniamo ai ricordi.
Si sa, la memoria a volte gioca brutti scherzi… sì, perché a volte non
ricordiamo quello che vorremmo anche se ci concentriamo il più possibile, altre
volte invece ciò che avremmo voluto dimenticare, un episodio doloroso,
umiliante, triste, ci assale all’improvviso non permettendoci di ignorarlo.
Riemerge anche dal passato più lontano, quel passato in cui non avevamo ancora
le parole per esprimerlo, ma chissà perché ci è rimasto dentro, impresso,
marchiato a fuoco nella carne dell’anima. E quando quel demone riaffiora allora
non c’è nulla da fare, non importa se scappi, se sorridi ad ogni costo, se fai
finta di non pensarci, se ti stordisci con l’alcool o con le parole, devi solo
accettare che sia lì, che sia parte di te anche se non ti piace, è la nostra
parte divina, sacra, quella che non possiamo scegliere, quella alla cui altezza
non saremo mai, come quando da ragazzini dicevamo "Credo che non sarò mai
all’altezza di quello che vorrei essere". Solo che a quella età non sai ancora
quello che vorresti essere, puoi ancora credere a Zeus che seduce le più belle
tra le donne mortali, a Cupido che scaglia frecce d’amore puro facendo scoccare
il sentimento nei cuori della gente, a Marte, il dio della guerra… A quell’età
puoi far finta di non sapere che la responsabilità ormai è dell’uomo, sua la
responsabilità nella seduzione, nell’amore, e anche nella guerra.
«I libri si dividono in due categorie:
i libri per adesso e i libri per sempre»
(John Ruskin)
Caro amico,
(permettimi di chiamarti così)
i valori su cui possiamo metterci d’accordo non sono quelli scritti nei libri
(sebbene li scriviamo, li leggiamo, li amiamo e li odiamo), non appartengono a
nessuna biblioteca, ma vivono nel cuore di ognuno. Sono i più semplici. Esiste
forse una civiltà che odia i bambini? È comune fare i bambini ed amarli. Ed
allora mettiamoci d’accordo: tu non ammazzi mio figlio, io non ammazzo il tuo.
Se vogliamo scriviamolo pure (non l’abbiamo forse già fatto?) ma non ce ne
sarebbe neanche bisogno, questi sono valori di tutti. Ma non tutti hanno la
capacità del poeta di esprimere quello che tutti provano, per questo lui ha un
compito così importante, e non deve mai smettere di scrivere secondo coscienza.
Se un giovane venisse a chiederti un consiglio digli di scrivere secondo
coscienza, parlando di ciò che conosce, ma anche di quello che vorrebbe
conoscere. Se il suo sguardo è puro e saprà andare oltre l’apparenza non
ingannerà il lettore. Vedi, credo ci siano diversi modi di intendere la lettura,
altrettanto buoni, per alcuni leggere è un passatempo piacevole, una
distrazione, per altri leggere rappresenta qualcosa di più, significa concepire
la storia (perché dietro ogni cosa c’è una storia) come se fosse qualcosa da
inalare, da tenere nei polmoni. Ci sono personaggi che sfiorano appena la nostra
vita, eppure da quel momento la loro storia inizia a far parte della nostra.
Come l’uomo della strada. E in fondo tutti siamo uomini della strada per qualcun
altro. Tutti attraversiamo giorni grigi in cui avremmo bisogno di scintille dal
cielo. Certo non hanno la capacità di esorcizzare il male, ma nel loro piccolo
possono fare qualcosa. Possono mandare pensieri di fiducia e di incoraggiamento.
Il pensiero corre veloce al cuore di chi è deluso, di chi non sa trovare la
forza di reagire. È allora che il poeta deve irrompere con forza, deve camminare
nell’oscurità parlando al cuore dell’uomo, agli occhi della donna, agli
sconosciuti della strada, a quelli che a una certa ora del crepuscolo hanno
bisogno magari di un solo verso. Bisogna perdersi tra quelli che non conosciamo
affinché raccolgano le nostre cose dalla strada, dalla sabbia, dalle foglie
cadute mille anni nello stesso bosco. E allora forse un giorno, quando saremo
più vecchi e forse più saggi, sicuramente con più esperienza, potremo voltarci
indietro senza rimpianti.
«A S. K. che mi ha insegnato ad aver caro
il brutale privilegio di essere umana»
(Torey L. Hayden)
Caro Tiziano,
essendo arrivato alla tua età senza aver mai voluto appartenere a nulla, non una
chiesa, non una religione, non un partito, trovi difficile definirti. Eppure
tutti noi apparteniamo alla moltitudine umana, non a pochi individui, e siamo
sempre circondati dalla loro presenza invisibile. Perciò bisognerebbe leggere
storie, studiare biografie, apprendere esperienze di altre nazioni. Così facendo
sarà come se, nel breve spazio di una vita, si vivesse contemporaneamente ai
popoli del passato, si fosse in intimità con loro. Non lamentiamoci se il mondo
ci volta le spalle. Non è esso a determinare il valore di un uomo, né quello che
egli possiede o crede di possedere. Il suo valore è determinato dalla fatica
sincera che ha impiegato per mettersi sulle tracce di ciò che cerca. Infatti,
non possedendo ancora alcuna verità, ma ricercandola, l’uomo accresce le proprie
forze. E allora quando i granelli di sabbia scivoleranno lentamente dentro la
clessidra potrà attendere gli aneliti di speranza che porteranno con sé,
affinché momenti migliori siano annunciati per scacciare un tempo presente
carico di tristezza. Ma anche quando sembra troppo faticosamente inutile non
bisogna rassegnarsi a un malinconico silenzio: non bisogna mai stancarsi di far
circolare le parole, le pietre, i segni… Dobbiamo discorrere con le cose. Non
c’è differenza fra l’uomo, l’animale, il vegetale, il minerale. Sono tutte cose.
E la gente, è una cosa? Piuttosto le cose sono gente. Intendo dire che le cose
sono mondi, come la gente. Dentro ognuno di noi vi sono infiniti mondi latenti.
Le esperienze, le impressioni, i sentimenti si depositano e prima o poi bussano
alla porta e chiedono di uscire, di emergere. È allora che la poesia appare come
un dono. Il poeta è il campione di tutte le debolezze umane, ha paura, ma ha il
coraggio di dirlo, e riconoscendo la sua debolezza diventa forte. Non scrive mai
"contro", scrive sempre "per" qualcosa o qualcuno, per una vita più piena, per
chi non riesce a dire. Il suo compito è quello di offrire la sua parola cercando
di raggiungere l’interiorità di un’altra persona . In fondo ogni uomo, in quanto
figlio, è un intrico di tragitti umani, così nuovo e così antico da affondare le
radici in un passato mitologico.