Barbara Minardi

Raccolta di lettere
di Barbara Minardi
Pagine: 32
Prezzo: 5,00 euro
ISBN 978-88-6170-043-7
 


 

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LETTERE

«Se scrivere conferisce potere contro l’oblio e dona un’effimera sopravvivenza alle gesta narrate, scrivere di sé è il modo per protestare la propria esistenza, per rivendicare dinanzi al destino un’indomita volontà di combattere»
(Michela Volante)

Caro Forrester,
mi hai detto che nello scrivere l’importante è scrivere, non pensare. Pensare incanala le nostre energie più profonde verso mete non raggiungibili. Nello scrivere invece è importante mettere una parola dietro l’altra, di getto, di passione, una prima stesura rapida, ma al tempo stesso dolce, senza remore, senza intervalli, senza respiro, perché il respiro è dentro, nella storia, tutto nasce da lì, da una storia, da condividere, da raccontare, da sognare, per essere meno soli, per comunicare l’afflato della vita, per scaldare il cuore, per neutralizzare l’effetto dell’ozono che ci inghiotte, per scacciare l’angoscia che ci assale quando pensiamo, o quando ci abbandoniamo ai ricordi. Si sa, la memoria a volte gioca brutti scherzi… sì, perché a volte non ricordiamo quello che vorremmo anche se ci concentriamo il più possibile, altre volte invece ciò che avremmo voluto dimenticare, un episodio doloroso, umiliante, triste, ci assale all’improvviso non permettendoci di ignorarlo. Riemerge anche dal passato più lontano, quel passato in cui non avevamo ancora le parole per esprimerlo, ma chissà perché ci è rimasto dentro, impresso, marchiato a fuoco nella carne dell’anima. E quando quel demone riaffiora allora non c’è nulla da fare, non importa se scappi, se sorridi ad ogni costo, se fai finta di non pensarci, se ti stordisci con l’alcool o con le parole, devi solo accettare che sia lì, che sia parte di te anche se non ti piace, è la nostra parte divina, sacra, quella che non possiamo scegliere, quella alla cui altezza non saremo mai, come quando da ragazzini dicevamo "Credo che non sarò mai all’altezza di quello che vorrei essere". Solo che a quella età non sai ancora quello che vorresti essere, puoi ancora credere a Zeus che seduce le più belle tra le donne mortali, a Cupido che scaglia frecce d’amore puro facendo scoccare il sentimento nei cuori della gente, a Marte, il dio della guerra… A quell’età puoi far finta di non sapere che la responsabilità ormai è dell’uomo, sua la responsabilità nella seduzione, nell’amore, e anche nella guerra.

 

«I libri si dividono in due categorie:
i libri per adesso e i libri per sempre»
(John Ruskin)

Caro amico,
(permettimi di chiamarti così)
i valori su cui possiamo metterci d’accordo non sono quelli scritti nei libri (sebbene li scriviamo, li leggiamo, li amiamo e li odiamo), non appartengono a nessuna biblioteca, ma vivono nel cuore di ognuno. Sono i più semplici. Esiste forse una civiltà che odia i bambini? È comune fare i bambini ed amarli. Ed allora mettiamoci d’accordo: tu non ammazzi mio figlio, io non ammazzo il tuo. Se vogliamo scriviamolo pure (non l’abbiamo forse già fatto?) ma non ce ne sarebbe neanche bisogno, questi sono valori di tutti. Ma non tutti hanno la capacità del poeta di esprimere quello che tutti provano, per questo lui ha un compito così importante, e non deve mai smettere di scrivere secondo coscienza. Se un giovane venisse a chiederti un consiglio digli di scrivere secondo coscienza, parlando di ciò che conosce, ma anche di quello che vorrebbe conoscere. Se il suo sguardo è puro e saprà andare oltre l’apparenza non ingannerà il lettore. Vedi, credo ci siano diversi modi di intendere la lettura, altrettanto buoni, per alcuni leggere è un passatempo piacevole, una distrazione, per altri leggere rappresenta qualcosa di più, significa concepire la storia (perché dietro ogni cosa c’è una storia) come se fosse qualcosa da inalare, da tenere nei polmoni. Ci sono personaggi che sfiorano appena la nostra vita, eppure da quel momento la loro storia inizia a far parte della nostra. Come l’uomo della strada. E in fondo tutti siamo uomini della strada per qualcun altro. Tutti attraversiamo giorni grigi in cui avremmo bisogno di scintille dal cielo. Certo non hanno la capacità di esorcizzare il male, ma nel loro piccolo possono fare qualcosa. Possono mandare pensieri di fiducia e di incoraggiamento. Il pensiero corre veloce al cuore di chi è deluso, di chi non sa trovare la forza di reagire. È allora che il poeta deve irrompere con forza, deve camminare nell’oscurità parlando al cuore dell’uomo, agli occhi della donna, agli sconosciuti della strada, a quelli che a una certa ora del crepuscolo hanno bisogno magari di un solo verso. Bisogna perdersi tra quelli che non conosciamo affinché raccolgano le nostre cose dalla strada, dalla sabbia, dalle foglie cadute mille anni nello stesso bosco. E allora forse un giorno, quando saremo più vecchi e forse più saggi, sicuramente con più esperienza, potremo voltarci indietro senza rimpianti.

 

«A S. K. che mi ha insegnato ad aver caro
il brutale privilegio di essere umana»
(Torey L. Hayden)

Caro Tiziano,
essendo arrivato alla tua età senza aver mai voluto appartenere a nulla, non una chiesa, non una religione, non un partito, trovi difficile definirti. Eppure tutti noi apparteniamo alla moltitudine umana, non a pochi individui, e siamo sempre circondati dalla loro presenza invisibile. Perciò bisognerebbe leggere storie, studiare biografie, apprendere esperienze di altre nazioni. Così facendo sarà come se, nel breve spazio di una vita, si vivesse contemporaneamente ai popoli del passato, si fosse in intimità con loro. Non lamentiamoci se il mondo ci volta le spalle. Non è esso a determinare il valore di un uomo, né quello che egli possiede o crede di possedere. Il suo valore è determinato dalla fatica sincera che ha impiegato per mettersi sulle tracce di ciò che cerca. Infatti, non possedendo ancora alcuna verità, ma ricercandola, l’uomo accresce le proprie forze. E allora quando i granelli di sabbia scivoleranno lentamente dentro la clessidra potrà attendere gli aneliti di speranza che porteranno con sé, affinché momenti migliori siano annunciati per scacciare un tempo presente carico di tristezza. Ma anche quando sembra troppo faticosamente inutile non bisogna rassegnarsi a un malinconico silenzio: non bisogna mai stancarsi di far circolare le parole, le pietre, i segni… Dobbiamo discorrere con le cose. Non c’è differenza fra l’uomo, l’animale, il vegetale, il minerale. Sono tutte cose. E la gente, è una cosa? Piuttosto le cose sono gente. Intendo dire che le cose sono mondi, come la gente. Dentro ognuno di noi vi sono infiniti mondi latenti. Le esperienze, le impressioni, i sentimenti si depositano e prima o poi bussano alla porta e chiedono di uscire, di emergere. È allora che la poesia appare come un dono. Il poeta è il campione di tutte le debolezze umane, ha paura, ma ha il coraggio di dirlo, e riconoscendo la sua debolezza diventa forte. Non scrive mai "contro", scrive sempre "per" qualcosa o qualcuno, per una vita più piena, per chi non riesce a dire. Il suo compito è quello di offrire la sua parola cercando di raggiungere l’interiorità di un’altra persona . In fondo ogni uomo, in quanto figlio, è un intrico di tragitti umani, così nuovo e così antico da affondare le radici in un passato mitologico.

continua

- VETRINA LETTERARIA -

 
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