Silvio Minieri

L'uomo camuffato
di Silvio Minieri
Pagine: 73
Prezzo: 4 euro
ISBN 978-88-6170-037-6
 


 

Per questioni di privacy il lettore che desidera contattare l'autore per l'acquisto di un volume, deve inviare una e-mail a ali@pennadautore.it

PROFILO DELL'AUTORE

SILVIO MINIERI è nato a Napoli e vive a Roma. Poeta, romanziere, saggista, studioso di letteratura e filosofia, ha pubblicato diverse opere in prosa e poesia. Suoi saggi, novelle e componimenti poetici sono apparsi su riviste letterarie ed antologie varie. Alcuni suoi lavori letterari sono stati tradotti e/o pubblicati in altre lingue. Ha ottenuto diversi riconoscimenti, anche oltre i confini nazionali. Tra i suoi titoli, si possono ricordare: «L’uomo camuffato» (romanzo, 1999); «Addio alla città imperiale» (poesie, 2002); «Il cavaliere e l’annuncio» (racconti, 2004); «La maschera e i giorni» (poesie, 2006); «L’uomo differito» (romanzo in quattro volumi, di cui sono stati pubblicati i primi due: “Il viandante nella notte” e “Il ragno e la luna”, 2007); «La rosa e la ferita» (2007).

 

CAPITOLO PRIMO

Salutò militarmente, seguendo il regolamento in maniera impeccabile e pronunciò senz’ombra di sorriso: "Tenente Colonnello Reggiani, comandante della quinta Guarnigione della Polizia Nazionale, con sede a Borgo Ponte, per il Gargano e il Tavoliere."
Brizi si fermò a guardare la ragazza in uniforme color sabbia, dritta di fronte a lui; poi con cautela domandò: "Quanti anni ha, colonnello?"
La ragazza lo guardò e tacque. Era stupore quell’espressione del volto?
"Trentadue, signore!" rispose poi senza sorridere. Vi fu una pausa.
"Quanti anni sono..." mormorò Brizi e s’interruppe. L’ufficiale stava di fronte a lui senza muoversi e lo guardava dritto negli occhi, intensamente. Restarono a fissarsi così ancora per qualche istante. Brizi notò che la ragazza aveva una leggera ombra di rossetto sulle labbra. L’uniforme estiva non le toglieva nulla della sua grazia femminile, anzi ne modellava meglio la figura armonica. Continuò a contemplarla.
"Mi sono sposata nel frattempo" interruppe il silenzio lei. Non vi era amarezza nell’espressione, non poteva esservi. Quel sentimento trasparente era rimprovero? Oppure rimpianto?
"Quanti anni fa?" domandò lui con un leggero sorriso.
"Cinque anni fa" rispose con voce smorzata, mentre un’ombra di gelo le attraversava il volto.
L’affievolirsi del sentimento sembrò per un attimo farla venir meno: così parve a Brizi. Ma, se l’impressione era vera, la donna dovette riprendersi subito, perché gli sfilò davanti, attraversò il salone in leggera penombra rispetto alla violenta luce esterna e si diresse verso gli archi del porticato, privo di vetrate, prospiciente la terrazza, che si affacciava dall’alto sul mare.
Brizi restò ancora un attimo sull’ingresso a contemplare il portone in legno della villa, verniciato di scuro. Ricordava il volto della ragazza, si corresse "della donna", incorniciato da riccioli castani. Si era ritrovato di fronte una figura femminile dai capelli biondi, annodati in una treccia sotto il berretto della divisa. Osservò quella nuca bionda, seguendola in terrazza.
Si voltò a guardarlo, sfiorando lievemente di fianco la balaustrata, a cui si era affacciata, percorrendo con lo sguardo tutta la macchia di cespugli, declinanti sulla collina verso il mare, e più lontano fino alla linea dell’orizzonte.
"È meraviglioso, non è vero?" disse rinfrancata, guardandolo negli occhi. E subito aggiunse: "Signor Governatore!" "Oh, mi scusi…" esclamò subito dopo con lieve apprensione, correggendosi: "Signor Consigliere."
Brizi, che stava affacciandosi, rimase bloccato per un attimo e si volse a guardarla interdetto. Quei repentini cambiamenti d’umore, che trasparivano dal volto di lei, colpivano il Consigliere ministeriale di Polizia Brizi. Quel contrasto affiorante di sentimenti lo turbava. Si voltò a guardare il mare, mentre respirava il denso profumo del mediterraneo e si lasciava avvolgere dalla luce e dal tepore azzurro dell’aria, abbagliato dallo splendore delle villette in calce bianca, occhieggianti tra la macchia, sul pendio della collina. Fissò per un attimo l’acciottolato del sentiero, che da una casa vicina conduceva al mare.
"Il sentiero è controllato, signore" sentì la voce della donna dietro le sue spalle. "Tutti gli ingressi e le possibilità d’accesso alla villa sono sorvegliati" "Nell’arco delle ventiquattr’ore" aggiunse un attimo dopo. Continuò quindi ad illustrare il servizio da lei disposto.
Lui colse soltanto: "... ventiquattr’ore"; sentiva il suono della voce, ma non riusciva a concentrarsi per ascoltare quanto ora quell’ufficiale di polizia andava dicendo.
La ragazza concluse: "Vado a chiamare la sua ordinanza ed a controllare, il servizio, signore...". Esitò un attimo, pensando che egli si voltasse, poi aggiunse: "A presto rivederla, signor Consigliere."
Brizi, che aveva ogni tanto impercettibilmente chinato il capo, non si voltò. Era stato un assentire a qualche suo interno pensiero? O un segno d’approvazione al rapporto ed al saluto di congedo dell’ufficiale?
Il colonnello Reggiani si allontanò rapidamente. Brizi udì il rumore dei tacchi della donna, che attraversava il salone. Si voltò verso la penombra, ma non distinse nulla.

Si svestiva lentamente, preparandosi per andare a letto, mentre riandava con la mente alle principali azioni della giornata. Era partito nella tarda mattinata in aereo da Roma e, dopo un’ora di volo, era sbarcato. Aveva pranzato in aeroporto. Poi la corsa veloce, anche se lunga, in automobile fino a Borgo Ponte. Il viaggio per strada era durato un’ora e cinquanta minuti circa.
"Sono seicento curve, signor Consigliere, aveva avvertito l’autista, nell’affrontare le prime rampe del Gargano. Dall’abitato di Borgo Ponte, in punta al promontorio sul mare, erano risaliti in breve sino quasi alla sommità della collina, dove nella vegetazione era situata tra le altre la villa, in cui era ospitato. "Ecco il Comando, signore!", aveva annunciato l’autista, frenando nello spiazzo di ghiaia, antistante la facciata della costruzione, decorata ad archi ed indicando verso l’ingresso il portone in legno, verniciato di scuro ed appena socchiuso. Dall’uscio era comparsa la giovane donna in uniforme color sabbia.
Il Consigliere ministeriale chiuse gli occhi, allungandosi supino sotto le lenzuola e con le braccia incrociate sopra la testa. Il tenente colonnello Reggiani... Anna Reggiani, pensò. Riaprì gli occhi e spense la luce, per addormentarsi al buio.
Il chiarore della notte traluceva attraverso il riquadro della finestra lasciata spalancata e coperto da un velo trasparente, che si gonfiava leggermente al soffio del vento. Quando aveva visto per la prima volta quella ragazza? Calcolò brevemente: otto o nove anni. Ebbe modo di riflettere meglio: nove anni, certo, nel suo ufficio a Roma; era stato da poco nominato Consigliere ministeriale. Chiuse gli occhi: ventitré omicidi in Capitanata. Era questa la voce predominante e ricorrente nei corridoi e nelle stanze del Ministero, in quell’estate afosa, ma afosa come le altre estati. "Non è un problema di ordine pubblico, è un problema di polizia giudiziaria", ripetevano un po’ tutti, parafrasando molto probabilmente un ritornello del signor Ministro, dagli uscieri agli impiegati ed ai funzionari di basso ed alto rango, fino ai Governatori di polizia delle varie province, di passaggio a Roma. Questi ultimi mormoravano il ritornello e sembravano volersi informare su chi fosse il Governatore in sede laggiù.
Poi vi fu una notizia nuova o apparentemente tale, che sembrava dare una svolta alla vicenda, già ormai preda quotidiana dei giornali, radio e televisione, in assenza di grosse cronache politiche. "L’uomo camuffato". Questa voce era stata riportata a Roma dall’inviato del Ministro nella provincia dauna, il Generale Galimberti. "Ma non ne parlavano da mesi?", s’interrogò Brizi.
Ritornò l’immagine della Reggiani, che lo fissava con gli occhi azzurro chiari. Ripensò al programma dei festeggiamenti, previsti per il fine settimana a Borgo Ponte: sabato sera la processione religiosa e poi musiche e giochi in piazza; nel pomeriggio di domenica, la corrida. I tori avrebbero caricato la folla giù per la discesa, che da Ponte alto portava a Marina di Ponte; nella serata ancora musiche e balli e poi gran finale con i fuochi a mare. Brizi pensò alla Reggiani, poi pensò allo strano divertimento della folla nella sfida coi tori, quindi si addormentò.

continua

- VETRINA LETTERARIA -

 
HOME PAGE