PROFILO DELL'AUTRICE
GIUSEPPINA ATTOLICO è nata a Bari, dove vive e lavora.
In questo ridente capoluogo pugliese affacciato sul mare, la poetessa trova
tutte le emozioni di una donna semplice e l'ispirazione nei suoi versi. La
passione per lo scrivere inizia negli anni Settanta, quando comincia a dedicarsi
con pazienza e con amore alla poesia, ai racconti e alle favole, che nascono
spontaneamente dal cuore. Raccoglie i suoi scritti in un quaderno personale
nascosto in un cassetto, e quando l'ispirazione diventa più forte il suo
desiderio di esprimere con la penna avvenimenti di vita quotidiana o pensieri
dettati dalla fantasia e dai sentimenti, riesce a dare il meglio di sé. Questa
capacità di esprimersi è un dono che rispecchia la sua bellezza interiore, che
l'ha portata a ricevere premi, attestati e considerazioni attraverso la
partecipazione ai con-corsi letterari.
Tra questi ha ricevuto riconoscimenti dall'Associazione Amici dell'Umbria, dal
Premio Trasimeno, dal Premio Citerna, dal Premio Internazionale Cava dei
Tirreni, dal Premio Trofeo Penna d'Autore.
Inoltre è membro attivo dell'Azione Cattolica Italiana e del Centro Volontari
della Sofferenza, dove aderisce con qualche composizione attraverso il
giornalino “Cristo vera speranza” Bambù. Un'altra delle sue passioni è la
pittura, e anche in questo campo le sono stati attribuiti importanti
riconoscimenti ai concorsi Cesare Pavese, Città di Avellino, Dionisio a zonzo
tra vigne e cantine. Ama ascoltare musica, dedicarsi a lavori manuali e alla
realizzazione di piccoli manufatti di carattere artigianale.
INCONTRO AL CAFFÈ
Le porte di vetro di un portone, un pomeriggio d’inverno, si
chiusero davanti a me che uscivo da una depressione interminabile. Una delusione
d’amore aveva procurato tanta sofferenza: le insegne luminose riflettevano il
cristallo delle auto che sfrecciavano in corsa lungo la periferia della città.
Apparivano agli angoli delle strade degli alberi decorati di Natale con palline
che creavano qualcosa di veramente innaturale. Il Natale s’avvicinava ma tutto
ciò non mi toccava. Era trasparente, una festa svolta così in fretta e con
stupore, era normale, niente in più, avrei frequentato degli amici per
partecipare ad una tombolata.
Stimolato sempre dal pensiero che un giorno avrei incontrato la persona giusta,
mi misi a pensare senza chiedermi il perché e fui raggiunto dai tanti dubbi in
proposito con l’ansia in corpo per liberarmi da un momento difficile che
prevaleva dentro di me.
Era incancellabile il passato e le ore felici passate con Giulia, i mesi erano
duri da passare, spesso la solitudine incombeva per una ragione assurda,
immotivata, il buio invadeva il mio cuore sconfortato, nulla di buono
s’intravedeva da lontano. Il dolore era stato davvero forte, c’era una notizia
che doveva giungere: era drammatica o gioiosa? C’erano sempre delle perplessità,
dimenticare il passato e proiettarsi verso il futuro in una storia che si
sarebbe presentata spontanea. Ma comunque tutto si muoveva velocemente, mentre
riprendevo la vita a contatto con il mio lavoro che svolgevo con cura.
Ritornavo, ogni tanto però al passato con gran nostalgia. Da tutto ciò germinava
una speranza sconfinata che toccava la mia persona. Proprio quella sera, per
cambiare, telefonò Sergio, non lo sentivo da molto tempo, impacciato; gli dissi
che la vita non dava nessuna fortuna, ma lui dichiarava di non pensarci, un
giorno capiterà di conoscere una ragazza e salutò scherzando al telefono. Rimasi
nei giorni seguenti perplesso quando Sergio mi invitò al suo matrimonio tramite
una partecipazione, non ero in quel momento dell’umore giusto, non capivo perché
aveva invitato me, che ero rimasto solo senza amici, al limite, tra la
contentezza e la distruzione. Era imprevedibile, un mese dopo aver conosciuto
Roberta, di sposarsi. Io, invece mi ero rassegnato al matrimonio. Ma pur per
respirare un’aria diversa dovevo accettare e quel giorno alcuni amici di cui si
erano perse le tracce come Mariella, Giorgio, Elisabetta, Arcangelo, Giuseppe,
Lucia, Giorgia e Vanna che mi abbracciarono con viva simpatia dei tempi lontani,
sottolineando le novità e le sorprese accadute negli anni.
L’Allegria si scatenava in tutti nei pressi della chiesa di San Marcello, io,
invece me ne stavo dietro un muretto per vedere ogni scena. Sergio che scendeva
dall’auto di grossa cilindrata e aveva l’aspetto di un damerino nei suoi occhi
sprizzavano gioia e felicità. La sposa, la famosa Roberta, conosciuta come
fotomodella era contornata da un abito fiabesco pieno di pizzi che tutti
ammiravano da ogni angolo della città. La giornata si prospettava in fermento,
già si pregustava la cerimonia densa d’emozione in chiesa e in sala, dei fiori
dall’intenso profumo. Pensavo che mi sarei annoiato terribilmente senza una
compagna a me gradita, ma, invece, la compagnia piaceva alla mia attenzione e mi
accinsi a creare un primo passo verso una graziosa ragazza che vedevo sempre
ballare con vivacità. Le domandai con molta cordialità il suo nome, lei mi
rispose, Sara. Familiarizzammo velocemente e intavolammo un ragionamento
piacevole sui pareri politici, economici e culturali, sottolineando le varie
congetture arrivando a scherzare con sollecitudine per le interpretazioni o
modelli di vita che rappresentano i personaggi più in vista. Con stupore poi,
dalla chiesa, attraverso una fila chilometrica, nel mezzo a viali alberati,
raggiungemmo la sala.
Ci separammo per pochi attimi io e Sara, poi ci saremmo rivisti all’aperto sul
terrazzo. Fu un riscoprire, andare incontro all’amore. Sergio mi aveva dato
questa dolce illusione sino a quando non giunse la torta rivestita di panna e
cacao, allora tutti dissero, viva gli sposi! Un gran battimani e un fragore
risuonò nella sala.Tutti si alzarono con le bomboniere, chiudemmo la festa. Io e
Sara salutammo Sergio, per un buon viaggio di nozze. Ripresi poi a salutare
tutti indistintamente. Sara si raccolse in uno scialle, nel coprirsi il suo
vestito elegante. La chiamai fortemente per dirle che l’accompagnavo a casa e
dare appuntamento al prossimo incontro. Mi prestai a raggiungere la mia auto che
stava con tutte ben allineate. Raggiungemmo questa, c’infilammo e partimmo data
l’ora tarda.