Tiziana Pretti

Romanzo breve
di Tiziana Pretti
Pagine: 37
Prezzo: 5,00 euro
Edizione fuori commercio
 


 

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PROFILO DELL'AUTRICE

TIZIANA PRETTI è nata a Trino. Infermiera e psicomotricista, ama scrivere racconti per bambini. Il suo primo libro, edito nel 2002, è stato «Cirillo e la collina del sorriso», seguito da: «Il ragazzo delle stelle» (2005), «C’era una volta un bosco» (2006), «La rivincita del popolo dei cacciati» (2007), «I profumi della memoria» (2008).

 

IL LINO DELLE FATE

Chianale, 20 Luglio 2004
«Ce l’abbiamo fatta! È salvo!» furono le prime parole che il vitellino sentì, ancora prima di aver aperto gli occhi.
Poi, un brivido di freddo gli scosse il corpo e subito qualche cosa di umido, caldo e ruvido incominciò a massaggiarlo vigorosamente, forse un po’ troppo vigorosamente, sulla schiena, sulla pancia, sulle zampe, sul collo.
Aprì gli occhi e finalmente poté vedere il muso della sua mamma mentre lo stava leccando con scrupolosa precisione.
Si sentì al sicuro e molto stanco e decise di prendersi un po’ di riposo.
Richiuse gli occhi.
Sentiva intorno a sé rumori strani, voci, odori che non conosceva e quella luce che arrivava dal portone aperto, filtrando attraverso le palpebre chiuse, gli feriva gli occhi.
La sua mamma continuava a leccarlo trasmettendogli calore e vigore e, infilandogli il muso sotto la pancia, tentava di aiutarlo a mettersi in piedi.
Salvo però teneva ostinatamente gli occhi chiusi e, anche se qualche cosa nel suo cervello gli diceva che avrebbe dovuto alzarsi, che come premio poi avrebbe potuto nutrirsi con il latte tiepido e dolce della sua mamma, non si muoveva.
Rimase lì ancora pochi minuti, poi sentì due mani forti, grandi, sicure, che lo alzavano da terra, altre due che gli toccavano le zampe e lo aiutavano a distenderle.
Aprì gli occhi: erano due gli uomini che lo stavano sorreggendo , uno più giovane e uno più vecchio; avevano un muso simpatico.
Guardò la sua mamma e capì che era tranquilla, quindi dedusse che di quegli uomini ci si poteva fidare.
– Va bene, lasciamolo ora – disse il più vecchio dei due uomini e Salvo si ritrovò in piedi sulle quattro zampe, un po’ troppo divaricate forse per poterle definire ben ferme, ma sicuramente ben piantate a terra.
Sotto gli zoccoli, ancora teneri, la paglia scricchiolava, facendo un rumore sordo e continuo.
La paglia? Forse no.
Era un rumore più vicino a lui… dentro di lui… un borbottìo che proveniva… dalla sua pancia!
– Mamma, ho fame! – furono le prime parole che Salvo pronunciò.
– Ben arrivato! – gli rispose la sua mamma.

* * *

Passò qualche ora durante la quale Salvo poté stare tranquillo, a pancia piena, semi sdraiato fra le zampe della sua mamma.
Si guardava intorno e piano, piano, imparava a conoscere quell’ambiente nuovo dove si trovava.
La stalla era relativamente piccola, fresca e ben organizzata.
Di fianco a lui c’erano tre mucche, mentre dietro, dentro due recinti di legno, c’erano due vitellini nati da qualche giorno.
Due volte al giorno i recinti venivano aperti e i piccoli si precipitavano, saltando e correndo con la vitalità che solo i cuccioli hanno, ognuno dalla propria mamma per un abbondante, quanto desiderato pasto caldo.
Tre mucche… due vitellini… a Salvo i conti non tornavano e, cercando di non farsi sentire, chiese alla sua mamma come mai la mucca che stava accanto a loro non avesse un figlio come tutte le altre.
– Il suo vitellino non è ancora nato – gli rispose la mamma – ma manca veramente poco e poi avrai un nuovo amico –
Non si sbagliava.
Di li a poco entrò nella stalla un ragazzo, uno dei due uomini che lo avevano aiutato ad alzarsi in piedi, e incominciò a trafficare con assi di legno, chiodi e martello, proprio vicino ai recinti dei vitellini.
– Chi è mamma quell’uomo e cosa sta facendo? – chiese Salvo.
– È "il ragazzo dell’erba" e sta costruendo il tuo nuovo lettino –
– Vuoi dire che io dovrò andare in gabbia come gli altri due vitelli? –
– Non è una gabbia, ma uno spazio dentro il quale i piccoli possono riposare tranquilli. E poi, tra poco, qui ci sarà un po’ di trambusto… –
Fuori era buio e, dentro la stalla, una luce fioca non permetteva di vedere bene cosa stesse succedendo.
Gli altri due vitellini dormivano, ma Salvo, guardando attraverso le assicelle di legno del suo recinto, poté vedere la sua nuova amica Marilù alzarsi in piedi subito dopo la nascita e succhiare con vigore il latte, appena dopo aver aperto gli occhi.
Si coricò sulla paglia calda e asciutta: «quattro mucche… quattro vitellini – pensò – ora ci siamo tutti… » e si addormentò tranquillo.

* * *

Nei giorni successivi, Salvo poté conoscere meglio tutti i membri della famiglia che abitavano in quella casa e che si recarono nella stalla per vedere i nuovi nati.
C’era Angelo, il capofamiglia, che meglio di chiunque altro conosceva e capiva le necessità e i bisogni dei vitelli.
Liliane, sua moglie, una donna sempre molto indaffarata: era entrata nella stalla solo un momento, aveva guardato i vitelli, aveva sorriso soddisfatta ed era corsa via, come al solito rincorrendo il tempo.
Poi c’erano i bambini: Manuel, il più piccolo, che, proprio come fa ogni cucciolo, non stava mai fermo, correva, saltava, sperimentava, conosceva e, in questo modo, cresceva e si preparava ad affrontare il mondo.
E poi c’era lei! La più bella bambina del mondo!
La più dolce, la più gentile! Colei per la quale Salvo avrebbe fatto qualunque cosa : Clara, la dolce Clara dalle mani leggere, dalle dita lunghe e affusolate, il cui tocco sapeva infondere serenità.
Proprio serenità provò Salvo quando Clara lo accarezzò fra gli occhi e gli sfiorò appena le orecchie e, in quello stesso istante, giurò a lei fedeltà eterna.
«Il ragazzo dell’erba» si chiamava Giovanni e non faceva parte della famiglia, ma viveva e lavorava in quella casa per tutta l’estate, aiutando Angelo a falciare l’erba che, una volta secca e confezionata in grandi balle rotonde, avrebbe rappresentato ottimo cibo per la mandria, quando l’inverno avrebbe ricoperto i prati di neve.
Poi, Salvo aveva dovuto conoscere anche i tre cani che vivevano nel cortile antistante la stalla: Iena fu il primo ad entrare.
Salvo notò subito che non era più molto giovane, ma i suoi occhi severi gli fecero capire che non era il caso di approfittarne.
Seguì Tigre, sicuramente più giovane e forse troppo sicuro di sé, visto che non si limitò ad entrare e ad annusare i nuovi nati, ma corse anche fra le zampe delle loro madri, causando così non poco scompiglio.
E per ultimo arrivò Lupo, un border collie con una spiccata simpatia per le carezze e una non celata antipatia per le mucche.

continua

- VETRINA LETTERARIA -

 
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