Collana Poesie 2004

   Poesie di Claudio Bellini
   Pagine 37
   Prezzo: 4,00 euro
   E-mail: bellini.claudio@libero.it

Claudio Bellini, opera in un laboratorio di oreficeria e, forse, di riflesso, questo impegno lavorativo, fatto di meticolosità e precisione, lo ha sollecitato ad incastonare ed impreziosire versi, in ogni pagina del libro.
Scorrendo la raccolta, si può constatare come la parola si riveli autentico veicolo di comunicazione in simbiosi con il lettore.
Tra le righe non si trovano solo aspetti idilliaci, ma un tessuto creativo estratto dal quotidiano.
La tensione emotiva confluisce sempre verso una tematica che si richiama a problemi concreti ed esistenziali, nel segno dei ricordi.
Ogni passaggio si collega a forme intime, nonché amplificate, con ferma volontà di descrivere, con personale linguaggio, genuine sensazioni.
Espressioni singole si presentano con notevoli suggestioni molto liriche ed efficaci, intrecciandosi con esplorazioni delle immagini anche negative.
Bellini, accumula armonie equivalenti al suo patrimonio colloquiale, affidato alle molteplici esigenze di poeta moderno ed impegnato.
Il libro delinea un impianto solido e piacevole, possiede limpidezza, fascino, apre zone di consapevolezza del presente tra vene espressive libere e dense di originalità.
Tutto ciò si colloca nel contesto della società civile solcata da angosce, inquietudini, lacerazioni, mentre l’autore avverte il bisogno di affrontare problemi, mai statici, con il mastice di una partecipazione di uomo moderno che si fa osservatore sospeso tra momenti e speranze.

A cuore nudo Ho disintegrato la mia anima ed ora passeggio sui cocci a cuore nudo Alberi di città Alberi nati in città senza un filo d’erba a fargli compagnia, incastonati nel grigiore d’un anonimo marciapiede. Alberi con un frammento di cielo in affitto, appiccicati alle fabbriche che sputano fumo e piombo sui balconi malati di civiltà. Alberi senza una rondine, senza una goccia d’acqua pulita. Alberi prigionieri della nostra follia. Bambole di pioggia Bambole di cartapesta abbandonate al sole, stanno lì e mi guardano fisso negli occhi quasi a rubarmi le parole. Bambole di pioggia gettate nel fango come gocce di destino, sedute alla rinfusa una addosso all’altra, arrampicate sul cuore. E noi qui attorcigliati dentro le infamie più vili, vomitando ipocrisia ci denigriamo l’anima come fantocci indegni. E noi sempre qui ad imbrattare sogni di putrida realtà, mentre nuove bambole verranno a ricucire i pensieri. C'eri tu C’eri tu nelle strade di Mogadiscio, con il seme dell’invasore che ti cresceva in seno e quel dolore mai rassegnato delle ferite che non si cancellano, ma fiera di amare un figlio oltre gli steccati della razza. E ci sarai per tante volte ancora a bruciare sui roghi della morale, subirai due volte violenza, la prima dal folle di turno e poi saranno gli increduli a violentarti il cuore. C’eri tu accanto al tuo uomo mentre il profumo delle zagare si mischiava a quello del sangue e la terra aspra di Sicilia mostrava le sue ferite aperte. E per sempre vivrai dentro storie d’alcolica pazzia e come una rondine ferita difenderai fino all’ultimo battito i tuoi piccoli da un padre indegno d’essere chiamato uomo. E c’era tutto il tuo coraggio sulle piazze dove languiva la libertà, c’era quella rabbia indomita che non si piega alla ferocia dei vili, Eva vive ancora.