Poesie di Giovanni Du Jardin
Pagine: 90
Prezzo: 10,00 euro
E-mail: g.dujardin@tin.it
Tel.: 035 4823138
335 246231
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2ª edizione riveduta e ampliata
La polena dorata era una statua, solitamente di legno, che
veniva posizionata sotto l’albero di bompresso ed esprimeva, forse
inconsciamente, lo spirito poetico che un tempo accompagnava la nave nel suo
diuturno navigare. Questo titolo esprime lo stesso spirito poetico dell’autore
che si addentra nel mare sconfinato della Poesia. |
La mia infanzia
Era il tempo quand’ero bambino,
e tutto il mondo mi pareva
tanto bello e piccino.
Talvolta era tutto in quel trenino,
coi vagoni di latta, azzurri e argentini,
che mi parean così carini;
e in quel camion rosso e celeste
sempre pieno di soldatini.
Era il tempo delle fate e dei misteri,
e per strano sortilegio un giorno
i camion diventarono tanti e veri,
pieni di soldati veri.
Ce n’erano tanti che arrivavano,
e tanti che scappavano.
E ricordo quelle rondini,
che davanti alle finestre volteggiavano
e garrendo felici s’inseguivano;
poi, come per misteriosa malia,
anch’esse scomparivano; volavano via.
Apparivano invece rombanti i bombardieri,
nell’azzurro del cielo erano tanti e tutti neri;
mentre un vicino, sorridendo, ma poco volentieri,
mi diceva che quelli non venivano a giocare;
ma allora che venivano a fare?
Ricordo che mia madre mi portava in cantina;
sedeva su una panca di legno, pensosa e china.
Là io incontravo un amico del secondo piano,
sceso con la vecchia zia che gl’insegnava il piano;
ma io rammento soprattutto che spesso giocavamo.
Era il tempo della mia travagliata infanzia;
il tempo di quella strana primavera,
che sovente mi sovviene fra i pensieri della sera;
La primavera della mia giovane vita
che nel fuggir del tempo è ormai svanita.
aprile 2004
Un giorno di scuola
Come corri stamattina!
Vai più piano, la scuola è vicina.
La c’è una maestra sorridente;
lei aspetta impaziente
che la classe sia tutta presente;
Poi si siede e comincia a spiegare.
Tu certamente preferiresti giocare,
ma la maestra ti fa accomodare
s’un vecchio banco, tutto da rabberciare,
ma che ti mette addosso una voglia;
la voglia un po’ strana d’imparare.
Poi vorresti bere,
e la maestra attenta e cortese
tosto di porge un bicchiere
colmo del suo sapere.
Vorresti anche mangiare;
smettila, questa è l’ora di studiare;
e solo quando suona la campana,
finalmente sarà l’ora agognata del desinare.
Per oggi hai fatto abbastanza,
ma domani la scuola t’aspetta ancora,
con tutta la baldanza
della tua festosa infanzia.
Questa è una poesia pensata
dallo scolaro d’un epoca passata;
ma allora le maestre eran più severe,
quand’io riempivo di aste pagine intere.
Ricordo ancora quando le porte facean serrare,
e sorridendo s’apprestavan a interrogare;
e allora mi veniva una gran voglia di scappare.
Scuola di oggi, scuola di ieri
che si fondono nei miei pensieri.
Storia vecchia e nuova d’un bambino,
che correva, che corre,
verso le gioie e i dolori
cosparsi sul suo cammino.
gennaio 2004
- VETRINA LETTERARIA -
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