Poesie di Claudio Giovanardi
Pagine: 37
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Prologo
L’unica volta che la vidi fu da bambino:
la sorpresi riflessa
come pietra celeste
tra lo scorrere sonoro del torrente
e la calma attorno.
È in quel momento, dilatato dal tempo,
dove ritorna ogni mia lacrima
ogni pizzico di morte o pace.
Di certo mi allontanai di corsa
come fanno i bambini
favoleggiando di fate e sentieri,
e là la dimenticai…
Da allora il rumore del mondo
ogni giorno senza memoria
il nerofumo di fabbriche e volte senza cielo
fingere emozioni dietro lo stridere dei ferri
l’urtarsi col fiato di macchine e uomini
dissanguarci in fulminei sguardi e solitudini
il tutto da negare da evitare da non scegliere
solo ogni tanto
fermandomi a riposare
mi capita a volte di udire
come dentro ogni cosa un sussurro un silenzio
come una nostalgia dimenticata,
di fermarmi ad osservare un ruscello
e nell’immergermi nella non fretta libera delle gocce
mi sembra di appartenere ad una serenità eterna senza oblìo.
Preghiera
Dicono Tu non esisti.
Ed io che credevo di aver dimenticato l’anima nel torrente
da dove mi arriva tanto infinito?
Per cosa saltano festose le sue gocce come pulci?
Chi nasconde gli occhi alla notte
perdonandoci tutto con una nuova alba?
Da dove viene l’amore rassicurante di ogni mamma?
Chi ci ha dipinto la passione sulle labbra senza pastelli?
Perché esistono la croce e il silenzio?
Dicono il mondo come l’hai fatto Tu sia da rifare.
Io che ho visto i prodotti dell’uomo
e gli scheletri che ne restano,
il suo vanto di riprodursi senza amore (e sesso)
ho una preghiera da farti sottovoce:
se ancora siamo in quel campo non raccolto
e per lo stupore del Tuo creato:
Ti prego non ci rifare.
L’oblìo
Dicono che tutto porti via l’oblìo.
Nel leggere un poeta americano e il suo lungo elenco
/ di cose morte
mi sono accorto manchi lo scroscio eterno del ruscello.
Io serbo sempre il gusto della tua bocca sulle labbra
e l’intimità della tua voce che più volte ho capovolto,
perso, ricordato, rovesciato, riaccordato:
l’ho cristallizzata in una spuma senza tempo;
e il frutto che è caduto non si ricorda di morire:
lo riaccoglie la terra madre dolore e speranza
e di nuovo un altro pianto ed un altro bimbo
e madri che si tramandano dolori e uomini speranze.
No, molte cose dimentica l’oblìo.
C'è un torrente
C’è un torrente senza corrente
le cui acque non si decidono se andar di qua o di là.
Attendono il vento.
Come me, spesso attendo
il mutar dell’acqua
incerto se stagno o torrente
acquitrino penombra
o goccia trasparente
dolente ingente semente
niente.
C’è corrente nel torrente
le acque in gorghi e mulinelli saltellanti
ora di qua ora di là.
Ed io che tutto sento e muto
ora triste or contento
ora vento
- VETRINA LETTERARIA -
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