Poesie di Abramo Martini
Pagine: 37
Prezzo: non comunicato
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PREFAZIONE
È un’odissea tenera e dolente, un labirinto di inquietudini, grido perduto nel
mistero del Golgota, parole antiche, ma non appassite, ed una processione
speranzosa gravida d’amore e di pianto.
Se il poeta dissemina via via le sue scaglie di vita, e si appassiona
all’escalation di violenza per contrastarla con la sua intima forza, per
rimuovere il deserto della solitudine estrema, suole cercar "quelle pepite
lasciate libere di smerigliare al sole", cosicché nei bei giorni che invogliano
alle prospettive, egli si lascia risvegliare con il sorriso sulle labbra, in
armonia.
E il dolore fecondo distoglie le ombre dal diniego, esprime la novia inusata,
come una ventosa prece che arrivi alle porte del male, con quel presente ardore,
con l’impeto che sa avviluppare lo spirito pacificatore; è nelle ore senza
amore, che il tempo per Abramo Martini scorre nel pregare per la libertà dei
simili, donne, uomini, ideali!... Nel gheriglio delle idee nasce la voce
esplicante e temprata di quella sete.
Mentre intorno la desertitudine avanza e dissecca, per contrasto, la voce della
Poesia si innalza e si incava, come una mano capace di cogliere la quintessenza
vitale, alla conquista di un tassello, di una tappa virtuosistica da esumare
quale traccia, quale orma, nonché affermazione di forza.
Contro le icone del male, del dolore, dell’indifferenza che ci invade, suonano
sia il diapason che la lira, quell’ennesimo canto di luce.
E la tela su cui confluisce la trama, si adagia lenta come una novena, come una
lenza per adescare i pesci dell’inconcludenza, per divorare con la fame della
coscienza tutti i planetari disegni di una omogenea moralità, affinché possa
farsi graffito, murale, incisiva figura, ed alla fine "Autoritratto".
Milena Massani |