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Stile Rubens
Omaggio a Pieter Paul Rubens (1577-1640). Pittore fiammingo nato a
Siegen in Vestfalia, soggiornò a lungo in Italia dove studiò
le opere dei grandi artisti del passato fondendo il loro stile
col suo, poi risultato ricco di sensualità e magnificenza.
Le donne di
Rubens avevano
dentro il sole e
la grazia di Venere,
eleganti anche
nella rivelazione
di anatomie vistose
ed anche le antiche dee
vestivano barocco,
come la dea Giunone
accanto al decapitato
Argo.
Spettacolari scene
in cui Sansone non
era più Sansone e Dalila
una semplice cortigiana
del ‘600, le nudità
barocche tra le pagine
della Bibbia raccontata
da Rubens.
C’era Susanna e i
vecchioni, bellissima
Susanna spaventata
dall’oscurità di
sguardi folli e poi,
i costumi di quel
tempo che Rubens
amava dipingere come
veri incorniciando
il volto in esasperate
gorgiere.
Un velo di maestosità
su ogni tela di Rubens
dalla nobile maniera.
Stile Rousseau
Omaggio a Henri Rousseau (1844-1910). Pittore francese che iniziò
da autodidatta mentre lavorava come impiegato delle dogane e portò
avanti il suo linguaggio pittorico nella solitudine di artista
che seguiva il proprio istinto, non in linea con le correnti
artistiche del suo tempo da lui ignorate.
Le grandi
foglie della
foresta di Rousseau,
grandi come la
porta della fantasia,
boschi per i fanciulli
che vogliono giocare
in modo semplice,
in modo naïf.
Alte le piante e
ben definite, persino
l’oleandro rosa
sembra spargere il
suo profumo su
una scena tragica
di una tigre che
assale.
Le case mostrano
il loro stupore al
passaggio di un
biplano che il
tempo non vuole
portare nel futuro
e tutto si arresta,
anche i portoni
spalancati restano
così come bocche
spaventate.
Il progresso sulle
tele di Henri
Rousseau era
lento, anche un
po' romantico
ferito da una
prospettiva mancante,
nel cielo mongolfiere
e dirigibili si chiedevano
dove andare...
Fu proprio
Cubismo
in quella tela
dagli occhi
non conformi,
la strategia
smarrita, il volto
ricostruito per non
capire più la verità?
Sì, era Cubismo
dello stile di
Picasso, prima
blu poi rosa per
trasformare in
labirinto ogni cosa.
Si pensava
all’umano ma
si guardava ciò
che non lo era
più, spezzato lo
sguardo con la
razionalità di
sempre, ora la
donna era in
ogni dimensione
e nello stesso
istante rideva
e piangeva.
Ancora occhi
non conformi
in un ritratto
non veritiero,
la mistura dei
ricordi in una
realtà cubista.
- VETRINA LETTERARIA -
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