Poesie di Massimo Bena
Pagine: 40
Prezzo: 8,00 euro
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PREFAZIONE
Ciascuno sembra portare un messaggio, tratto dalla propria esistenza.
Come Fernando Pessoa: "Mascherato in diverse anime vissute", forse perché amava
firmarsi con eteronomi, per celare se stesso, o Virgilio, guida dantesca e del
poeta e Primo Levi: "che racconta la sua sofferenza ed i suoi patimenti", per il
quale: "non basta una vita per fare un uomo". Ed ancora Hemingway: "l’esistere è
un continuo viaggiare / un continuo raccontarsi / un continuo superare la linea
di confine". (Ancora una volta il tema del viaggio reale ed immaginario)
E tanti altri, primo fra tutti Ulisse, Nessuno, il viaggiatore per eccellenza,
di cui l’autore si sente la personificazione.
Straordinaria la narrazione poetica del "fanciullo" che cavalca le stelle più
luminose (dette: giganti rosse) delle costellazioni, per giungere a "non morire
mai", proprio come non si spegne mai il fuoco della poesia.
Come "Giglio fra le spine, che ascolta il silenzio, così si definisce l’autore e
"giullare sospeso fra cielo e terra / in groppa al cavallo dei sogni", Massimo
Bena ci lascia una grande speranza, immensa risorsa per il futuro:
l’identificazione con la Fenice, che può e sa risorgere dalle proprie ceneri ed,
ogni volta, rinascere!
Mariateresa Biasion Martinelli |
Sulla strada
Sulla strada che va
non si sa dove,
c’è Napoleone che si
è incoronato Imperatore,
poco più in là Ludwig
Van Beethoven è infuriato
per questo, e giura vendetta.
Adesso sta cercando
il continente perduto,
Atlantide, chissà se mai
lo troverà.
Sulla strada che va non
si sa dove, danza
l’impiccato di domani,
quando la Primavera non
diverrà Estate ma ritornerà Inverno.
Lo osserva irrequieto
Ferrando Pessoa, mascherato
in diverse anime vissute, per cercare quel
senso che non c’è.
Sulla strada che va non si sa dove
cammina Sigmund Freud,
incontra Pier Paolo Pasolini,
che parla con Federico Fellini
di un viaggio mai avvenuto
ma soltanto sognato,
ora invitano Jack Kerovac, a giocarsi
il cielo a dadi, e a bere a piccoli sorsi.
La strada che va non si sa dove,
rende inquieto ogni cuore
e mai non finirà.
Questa terra è la nostra terra
Questa terra è la nostra terra.
È la mia terra,
è la tua terra.
Dalle montagne al mare.
Di paese in paese
possiamo camminare
per poi stringergi la mano.
Questa terra vive
per me e per te.
Cristiano o Mussulmano.
Buddista o Induista.
Ricco o povero.
Fanciullo o anziano.
Nero o bianco.
Uomo o donna.
Questa terra è la nostra terra.
La rosa colta ieri
è giovane, ancora.
Intorno all’arcobaleno,
cantiamo lodi alla gioia
e alla pace.
Si è creata, per me e per te.
È la mia terra,
è la tua terra.
Spavento senza fine
Domani non sarà più oggi.
Stiamo vivendo uno spavento
senza fine, ragazza triste.
I tuoi incerti passi
fuggono i fantasmi,
cercano quel sentiero
che ti è sempre stato negato.
Ma cercando piccoli fiori,
avevamo seguito una strada
misteriosa, dove la voce
dei fulmini divide l’aria,
le montagne si spaccano
grondando sangue,
il mare tutto sommerge,
la nebbia tutto avvolge.
Stiamo vivendo uno spavento
senza fine, ragazza triste,
mia compagna di questo viaggio
dove la strada è gioco e follia.
Siamo vagabondi,
orfani della nostra essenza umana,
orfani del perché del nostro esistere.
Inizierà un’altra storia,
perché tante sono le storie,
ma ora stiamo vivendo uno spavento
senza fine, ragazza triste.
- VETRINA LETTERARIA -
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