INTRODUZIONE
Scrivere di un poeta è sempre difficile, ma il compito appare meno complicato se
del poeta abbiamo incominciato ad apprezzare ed amare certamente i versi, ma
soprattutto ad ammirare la sorgente nascosta, inesauribile sempre come ogni
sorgente, che è poi l’ispirazione da cui trova alimento la sua poesia. Ed allora
il critico letterario, il commentatore, il saggista finisce per diventare un po’
il conoscitore clandestino dello spazio interiore e spirituale del poeta, quello
più intimo, celato allo sguardo della vita quotidiana; è il critico un furtivo
ladro di anime, che si aggira oltre i recinti del bosco sacro, dopo avere eluso
la vigilanza del custode regale. E di fronte alla sorgente di poesia che ora
contempla, indugia con sguardo incantato, trattenendo nell’inconscio della sua
mente la cristallina chiarezza di ogni zampillo, il suono argentino dell’acqua
in cascata, la spuma che si riversa dalla fonte sorgiva. Quando poi rivela
agli altri delle sue segrete scoperte, lo spettacolo è diventato già sogno, quel
sogno che si riflette nelle parole e nel linguaggio che il critico pone in
essere per illustrare il pensiero poetico dell’autore di cui commenta l’opera.
Questa clandestina intrusione ha avuto luogo anche nel segreto del giardino di
Cristina Contilli ed i commentatori della sua poesia ne hanno rivelato con
accorta eloquenza le sorprese nascoste e le meraviglie segrete, la floreale
vivacità dei colori di emozioni e sentimenti reconditi o il grigio invernale di
albe e crepuscoli di certe sue condizioni di spirito.
Leggere la critica delle sue poesie significa quindi soffermarsi sulla soglia di
quel giardino, che noi con un linguaggio forse un po’ troppo suggestivo abbiamo
evocato. Ma è sempre così: è l’ispirazione divina, l’entusiasmo, nella più
propria accezione dell’etimo del temine, vale a dire di invasione del dio
nell’animo del poeta, la sorgente nascosta che alimenta il linguaggio, perché è
la parola il gioiello sfuggito dalla mano dell’antica dea e poi scivolato e
smarrito nel fondo delle acque limpide della fonte, da cui scaturisce il
meraviglioso dono della poesia.
Silvio Minieri
Poesie tratte da «Piccolo desiderio di felicità»
Identità
Anche io sono fatta
di terra e di vento
e la vita è entrata in me
con il respiro dell’attesa.
L’infinita notte
Ascoltami, luna,
che rischiari l’infinita notte,
la profondità del tuo cielo
è sogno e lontananza,
per me, che ho misurato
i limiti della mia vita
e, a volte, scrivendo,
li ho superati.
In una sera
Ti aspetto in una sera
senza desideri
e salgo
gli infiniti scalini
dei minuti, delle ore;
ma so che non verrai.
Le ombre del cielo
Ieri ho fermato per te
un’immagine del mare
e ti dono le ombre del cielo
tra le onde che si infrangono.
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