Poesie di Aldo Di Gioia
       Pagine: 47 
       Prezzo: 8,00 euro
       E-mail: adg.az@virgilio.it
       Tel.: 011 7768097
     

     

    PREFAZIONE

    Sembra confezionato su misura per attirare la curiosità del lettore, il titolo di questa "gustosa" raccolta di poesie e non solo, scritta da Aldo Di Gioia, per "non finire nell’oblio", come riportato nel curriculum nella quarta di copertina, ma, in realtà, potrei azzardare, "per divertirsi", e, soprattutto "divertire", chi da questa curiosità si lascia incantare. E vale certamente la pena immergersi in queste sue pagine, che lui definisce: "Panzane, corbellerie, e qualche verità".
    Questo è proprio l’insolito titolo attribuito dall’autore ad un insieme di brani, scritti con ritmo poetico, conditi con sapiente ironia, con un pizzico di sarcasmo e, soprattutto, con una coraggiosa, quanto intelligente, auto-ironia.
    Si potrebbe, irriverentemente, ma senza discostarci dallo stile dello scrittore, definire il tutto "un ricco menù letterario", atto a stuzzicare l’appetito del commensale, pardon, del lettore.
    Sì, perché, l’idea di uno scrittore che si definisce "geometro, in quanto (pronto "ad aprirsi a nuovi orizzonti", dopo aver esercitato vari mestieri) si è cimentato a riempire "una nuova scatola" (come definisce le sue opere), delle dimensioni di un metro cubo, da cui "geometro", sicuramente merita un’insolita presentazione di questo suo "contenitore".
    I primi piatti, che non deludono certo, il lettore, il quale diventa sempre più curioso di sfogliare le pagine di Aldo di Gioia, sono costituiti da situazioni varie, cui l’autore dà una personalissima interpretazione, servendosi di una sagace ironia, che non risparmia certo la propria persona, peculiarità questa non riscontrabile in molti altri autori.
    Fra i più divertenti: "La Piazza", dove "le caduche cellule, rimaste sulla sua testa, si apprestano ad un suicidio collettivo", e "sulla quale la piazzetta presente alla latitudine nord, s’appresta ad allargare i suoi confini", ma non con risultati del tutto negativi, perché "in quella piazza potrà poi invitare gente, per danzare".
    Surreale modo di accettare le conseguenze del tempo che passa, scoprendo la giusta chiave per interpretare gli avvenimenti ed il giusto peso da attribuire loro.
    Altri "piatti forti", per non abbandonare la metafora, sono: " Ferrovie dello Stato", dove l’amarezza per chi detiene il potere sul lavoro e ne fa un uso smodato ed ingiusto, viene compensata dalla "stretta di mano dell’uomo comune, rivolta a chi, nell’onesto svolgimento della propria attività, ha risolto per lui un problema, con umana disponibilità"; ed anche: "S. Aldo e S. Igino" (questione di calendario 10 e 11 gennaio), dove il gioco poggia sul fatto che Aldo era un umile eremita ed Igino, il Pontefice, che, per un equivoco, avrebbe voluto dispensargli onori e santità, rifiutati però, perché: "è solo Aldo il nome che ha da offrirgli e non vuole premi od onori, non avendo fatto nulla, ha soltanto rispettato il prossimo."
    Gustosi contorni sono le maliziose, mai pesanti, seppure fondate sui doppi sensi ed audaci metafore: "Bottone e bottoniera", "El bacanas", "L’inquilino del piano di sotto", ecc.
    Più che "sconcerie", come le definisce lo stesso poeta, sembrano gli scherzi di un monello un po’ cresciuto, ma dal cuore fanciullo, emulo di poeti come il buon Trilussa.
    Dessert, dolce che fra tante "corbellerie" non ci si aspetterebbe di trovare, sono le poesie come: "Viola mammola", "dall’intenso profumo e dal cuore di primavera", e "Ambra", che in tre versi esprime perle di lirica bellezza: "Resinosa stilla di quaternaria saggezza", ed ancora: "La geronda in inverno", "arabeschi multicolori inondati si sole".
    Non mancano, qua e là, sprazzi di nostalgia, come in: "Scontri generazionali", gocce di irriverenza, ne: "La legge dei gas perfetti", briciole di amarezza in "Regina", o coriandoli di impertinenza, ne: "La conoscenza" e "Sfilate di moda".
    Un poeta gradevolmente irriverente, quindi, Aldo Di Gioia, che si diverte a stupire, sotto le vesti di un romantico menestrello.
    E speriamo che consideri questa prefazione come un calice di vino frizzante, da accompagnare al suo delizioso "pranzo letterario"!

    Mariateresa Biasion Martinelli

        Il salame d'asino
        
        Mia moglie
        durante la preparazione osserva sempre una mia fotografia,
        forse
        per trarne la giusta ispirazione.
        È per questo che,
        anche se è delizioso,
        accampo sempre insufficienza o sovrabbondanza 
        di qualche ingrediente.
        
        
        lì  07.01.2005
        
        
        
        
        La piazza
        
        In questa longitudine di tempo,
        mi sono accorto, guardandomi allo specchio,
        che la piazzetta presente alla latitudine nord del mio emisfero,
        s’appresta ad allargare i suoi confini.
        Il solstizio d’estate e i freddi venti del nord,
        hanno impietrito caduche cellule, scolorendone i contorni,
        e ora sfinite si apprestano ad un suicidio collettivo.
        La notizia è di per se allarmante, almeno per me,
        ma forse ha anche un che di positivo:
        in questa piazza, potrò invitare gente!
        Che siano aperte le danze.
        
        
        lì  19.06.2004
        
        
        
        
        
        A Bacco
        
        Bacco, perbacco, pofferbacco!
        L’ilare lume di una ragione in cerca di equilibrio,
        ha cavalcato vapori di mosto.
        Essenze zuccherine che saturano l’aria,
        e recano in se, eclettici messaggi.
        Ed è una danza sull’aia,
        che riecheggia nelle note di una mazurca festosa,
        e ci conduce per mano attraverso il cadenzato 
        trascorrere del tempo,
        che consuma la stagione.
        
        
        lì  30.06.2003
        
        
        
        
        
        
        Dora, Bianca e Pippo
        
        Dora, Bianca e Pippo saltellano qua e là.
        S’ingollano di semi,
        becchime in quantità.
        Sembrano pappagalli, son sol pappagallini,
        ma litigano ben bene, starnazzano anche un po’.
        Poi saltellano nel nido,
        giocando ancora un po’,
        rassettano le piume, per far bella figura,
        alfine invece posano esausti quando è sera,
        sul loro dondolino per aspettar domani,
        e ricercar ragione del viver quotidiano.
        
        
        lì  04.12.2001
        

- VETRINA LETTERARIA -

 
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