Poesie di Giovanni Venuti
       Pagine: 37 
       Prezzo: 7,00 euro
       Tel.: 090 356217

     

    INTRODUZIONE

    L’autore attraverso la poesia intende concretare idee, sentimenti, emozioni nella parola e in figure tratte dalla realtà in cui vive e alla quale dimostra di essere legato in maniera indissolubile.
    In alcune poesie il fattore biografico coincide con una registrazione accorata del luogo di origine e degli affetti familiari altamente idealizzati.
    Lo stile è netto e semplice; in alcuni versi il dolore e la sofferenza ne sottolineano la drammaticità.

    Maria Saveria Giardina (docente)
    Letteratura poetica e drammatica
    Conservatorio F. Cilea (RC)

        Questo è amore
        
        Chi non sa cos’è l’amore
        glielo spiego brevemente.
        Prima è un alito che in cuore
        si fa strada, lentamente,
        e ci dona un certo ardore.
        Poi diventa travolgente,
        non ci fa capire niente.
        È un dolce pizzicore,
        è un languido piacere,
        gioia, estasi, vigore.
        Questo è amore.
        
        
        
        	  			Mariella
        
        				Anche se taci,
        				tu, dici le cose più belle
        				che suonano eterne
        				al mio cuore.
        				Negli occhi amorosi,
        				ritrovo lo scrigno
        				ricolmo di affetti
        				più cari.
        				M’infondi la forza di andare.
        				Diradi quest’aspro cammino.
        				Tu... taci,
        				ma dici le cose più belle
        				che suonano eterne al mio cuore.
        
        
        	Cade una stella
        
        Oh! com’è bella!
        Cade una stella.
        Il firmamento ora è più scuro.
        In un momento
        le stelle a cento,
        volano, vanno in altro cielo
        Pà... dove vanno?
        fa il bimbo mio.
        Ed io rispondo:
        Son l’alme buone,
        che vanno a Dio.
        
        
        
        
        				Incubo
        				(di Giacometta)
        
        				Paura di un sogno irreale,
        				o forse, di un’ombra fuggente.
        				Un’ombra più nera, nel buio.
        				T’accendo le luci... dilegua.
        				Mi tendi le braccia, tremante,
        				un palpito forte ti affanna.
        				Ti porto a dormir nel mio letto:
        				t’acquatti con aria serena.
        				Il lieve respiro, riprende
        				un tono, via via più profondo;
        				un lieve sorriso ti sfiora,
        				sicura mi stringi la mano.
        				Già dormi!
        

- VETRINA LETTERARIA -

 
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