Vorrei trovarti
nel fremere di un’onda
nuda di sole
sopra la battigia.
Colmare le mie mani
fertili gocce
estasi di rigagnoli
che sfiorano la bocca
e accendono la vita.
Disegnarti la pelle
con miele d’erica
furto di un sogno
che si concentra
dentro le mie dita
mentre m’impegno l’anima
scivolando
sul gusto del tuo corpo
tu mia purezza
da sempre indefinita.
Il sole sapeva svegliarmi
un guizzo e l’alba stupita
piangeva lacrime di delizia
sui prati arruffati
consumati da notte d’amore.
Io cercavo conchiglie
per catturare il mondo
e costringerlo nella mia mano
e intrecciavo monili d’argento
che le sirene rubavano
per adornare i verdi capelli.
Un pittore pazzo
affondava un consunto pennello
tra i colori dell’arcobaleno.
Cospargeva di rosa
la malinconia del rimpianto
verniciava di azzurro la periferia
annullava col verde la sofferenza
e disegnava di bianco lo stupore dell’innocenza..
Liberavo nel vento i miei capelli di neve
mentre gli occhi assonnati
rubavano al giorno il primo chiarore
Ero vuota di notte e ricoprivo di luce i pensieri.
Sei partito di maggio
rubando respiri di rose selvagge.
Odore di lucciole
fiaccole spolverate di vento
illudendo speranze
nel seguire dei passi
che non lasciavano impronte.
Correva la sabbia
cancellando le dita
nel fluire di metallo prezioso.
Schiava d’ombre
rinchiudevo il tuo volto
nel riflesso di un pugno di mare.
Nutrendo silenzio
inventavo armonia di parole.
Era calda la gonna
che sfiorava le gambe
e il mio giorno moriva nel sole.
Pulisco le mie piume con sapone di nebbia
sopra lenzuola stese
su sentieri di nuvole trasgressive ancelle
orientate al sorgere del giorno.
Sabbia dentro il mio letto
ruvida pelle
che occulta sogni e ignora il mio respiro
e si fa triste il mare che anticipa tempesta.
Anime senza tregua
rami ad incastro dove si accende il vento
braccia sterili
dentro un mondo governo del silenzio.
Sto indossando il mio giorno
e la mia immagine
si tesse dentro un abito di seta
nella sola carezza che si concede il corpo.
- VETRINA LETTERARIA -
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