PRESENTAZIONE
Misteriosi sono i percorsi attraverso i quali si germina la
poesia, ma, comunque, è una tristezza, una sofferenza, un malessere, un disagio,
una disarmonia che la lascia, poi, sbocciare, talvolta esplodere; come
acutamente rivelava il nostro critico e narratore ottocentesco Camillo Boito è,
infatti, "Il dolore (che) fa il poeta".
Ecco, però, che, quanto più penoso è il conflitto, più lacerante il dissidio,
più forte lo scarto tra sogno e realtà, più acuto il travaglio, quanto più
penosa, faticosa, insopportabile, appare l’esistenza, avanza la sensibilità
(particolare in taluni, pochi, ahimé infelici, eletti); allora, incalzato,
pressato dall’urgenza dell’effusione, l’affanno si converte in parola, il dolore
soffocato in grido (talvolta pure disperato), l’urlo taciuto in verso, e sgorga
la poesia: nasce il poeta!
Nell’opera di esordio del giovane Fabio Carvelli si rivelano già tutti i segni
dei travagli che gli si agitano nell’animo, e, sommessamente, quasi con pudore,
in punta di piedi (forse non a caso ha intitolato questa silloge, 34 poesie
inedite, "In punta di poesia"), umile e consapevole del percorso di ricerca
anche stilistica che dovrà maturare, la consegna agli occhi del lettore,
attento, avido di sondare, poe-ticamente, il suo animo.
Fabio asserisce: …ma io non sono un poeta, / ma io non sono un musicista, /
solo cinico e spietato: / semplici parole che volevano solo farsi ricordare (
"Prove di poetica").
Accogliamo, allora, questa sua affermazione, consideriamo i suoi acerbi
componimenti "prove di poetica" (così recita, appunto, il titolo di una sua
poesia), slanci emotivi, tentativi di accordare il sentimento all’ espressione
lirica, consideriamoli semi lanciati, fiduciosi, al vento.
Naturalmente spereremmo i suoi solo affanni onirici notturni, e gli augureremmo
di trovare sempre nuovi motivi per affrontare positivamente i mattini (Poi
tutto si placa / surgea il sereno / ogni urlo si tace / e torna il sorriso /
ironico sul mio viso: è di nuovo mattino , "È di nuovo mattino"), ma se
proprio dovesse, al risveglio, reimbattersi nei vecchi affanni, e se autentica e
continua si dimostrasse la necessità di modularli in versi (lasciando
germogliare quei semi ed attecchire le radici in profondità, producendo, così,
fecondi germogli), di certo non deluderebbe noi, lettori avidi di poesia, che,
lieti, ne accoglieremmo i rinnovati frutti.
Francesca Santucci |