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Straordinaria percezione
d’un silenzio che m’abbraccia,
mentre il corpo tenta
da terra sollevarsi.
È dolce prigionia
d’una bellezza
che non vedo
e non conosco il nome.
È un modo e un tempo
che accompagnano un desiderio
arcano di nobile
e soave ricchezza.
È bello, è strano, ma vero.
È toccante e inebriante
ai margini d’un lago
dalla luna illuminato.
Un tocco, un rintocco, in lontananza odo,
lento, pacato spandersi in ogni dove,
nella prima nebbia della sera.
Un annuncio? Una chiamata?
Al cuor mi parla, sottovoce,
e la mia libertà rispetta.
Non ho voglia di pregare.
Non so pregare.
Solo il silenzio, o Signore, può cantarti.
Tu conosci il segreto dei cuori
e i momenti poetici e gentili
per ricordarti.
Ah, se potessi
musicar l’offesa;
gioia ne trarrei
e non tristezza.
Piombar la sentirei
nel fondo del
mio cuore,
per cangiar colore.
E... ricambiar l’offesa
con più candida,
leggera, nuova fedeltà
a chi offeso m’ha.
- VETRINA LETTERARIA -
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